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TESTO Affidarsi per vivere

don Marco Pratesi  

XXVII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (07/10/2007)

Brano biblico: Ab 1,2-3; 2,2-4 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 17,5-10

In quel tempo, 5gli apostoli dissero al Signore: 6«Accresci in noi la fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe.

7Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? 8Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stringiti le vesti ai fianchi e servimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? 9Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? 10Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».

Il breve brano di Abacuc consta di due testi diversi, tratti rispettivamente dall'inizio del primo e del secondo capitolo. Il primo testo vuole essere una sintesi dell'intero primo capitolo, e pone il problema in termini molto chiari: "Fino a quando, Signore, a te alzerò il grido: «Violenza!» e non soccorri? Perché mi fai vedere l'iniquità e resti spettatore dell'oppressione?" La contestazione di Abacuc si pone a un duplice livello: quello interno a Israele e quello internazionale. Tutti e due gli ambiti sono caratterizzati dalla violenza e dal prevalere del più forte. In particolare, sulla scena internazionale Abacuc ha presente l'irresistibile ascesa dell'impero neobabilonese, che ha abbattuto l'Assiria e rappresenta adesso una minaccia molto concreta per Israele: lo si vedrà di lì a pochi anni (siamo intorno al 600 a. C.).

Il secondo testo rappresenta la risposta divina alla domanda angosciata del profeta. Dio lo invita ad attestare in modo certo l'adempimento di una visione, la quale altro non mostra se non il veniente giudizio di Dio. Questo aspetto però rimane fuori dal testo liturgico (e da questa riflessione), che invece mette in risalto l'atteggiamento che nel frattempo è richiesto al giusto: la fede.

Nella sua prima parte (CEI: "soccombe colui che non ha l'animo retto") la frase non è chiarissima, e probabilmente si riferisce all'arrogante, al superbo, come a dire: il prepotente non è retto. Molto più chiara la seconda parte, che chiede al giusto la "fede", con una parola ebraica che ha sia il senso di ferma, incrollabile fiducia, sia di fedeltà a Dio. Il quadro allora sarebbe chiaro: da un lato il superbo, che si fida di se stesso e della propria forza, dall'altro il giusto, che si fida di Dio e segue la sua Parola. L'affermazione è netta: il primo va incontro alla morte, il secondo alla vita.

Si ravvisa qui la polemica dei Salmi contro coloro che "confidano nella loro forza e si vantano della loro grande ricchezza" (49,7): non possono che finire preda della morte. Il tema ha nel Salterio infinite variazioni e riprese, ma riecheggia anche nel Magnificat dei potenti atterrati e dei piccoli innalzati, nelle beatitudini dei poveri e, finalmente, nell'esperienza pasquale del Giusto oppresso dalle potenze umane e rialzato dalla potenza divina.

Il discorso suscita oggi grande diffidenza, sospetto di predicare una rassegnazione che è comodo instrumentum regni per il più forte e che spinge i deboli a curvare la schiena, magari dicendo grazie. Abacuc non dice niente di questo, non ponendo il problema del concreto modo di far fronte al sopruso. Egli si colloca piuttosto al livello del cuore, indicando l'atteggiamento ultimo che occorre coltivare, e che può poi concretamente ispirare comportamenti diversi, anche resistenti. Sempre tuttavia in un quadro di fiducia e fedeltà al Signore: discostarsene significherebbe solo sostituire un'oppressione ad un'altra. Ce lo ripete oggi il Vangelo: "Se aveste fede!". L'affidamento al Signore rimane sempre e comunque, assolutamente, la strada della vita.

I commenti di don Marco sono pubblicati dal Centro Editoriale Dehoniano - EDB nel libro Stabile come il cielo.

 

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