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TESTO L’amore è la pienezza della legge

don Roberto Rossi  

VIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (02/03/2003)

Vangelo: Mc 2,18-22 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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18I discepoli di Giovanni e i farisei stavano facendo un digiuno. Vennero da lui e gli dissero: «Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?». 19Gesù disse loro: «Possono forse digiunare gli invitati a nozze, quando lo sposo è con loro? Finché hanno lo sposo con loro, non possono digiunare. 20Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto: allora, in quel giorno, digiuneranno. 21Nessuno cuce un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo nuovo porta via qualcosa alla stoffa vecchia e lo strappo diventa peggiore.

22E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri, e si perdono vino e otri. Ma vino nuovo in otri nuovi!».

"Perché i discepoli di Giovanni e i discepoli dei farisei digiunano, mentre i tuoi discepoli non digiunano?"

Gesù respinge le accuse malevoli che i farisei rivolgono ai suoi discepoli perché non osservano il digiuno rituale.

Ogni rito, ogni osservanza, ogni legge finiva per essere avvertita come dovere, obbligo, misura del proprio impegno e poteva sfociare nella presunzione di sentirsi a posto, di sentirsi bravi, perfetti, quasi a illudersi di essere noi a costruire la salvezza, di essere noi i salvatori di noi stessi senza aver bisogno di Dio, anche se si aveva il suo nome sempre sulle labbra, ma in fondo non era Dio che ci interessava, ma la considerazione e l'esaltazione di se stessi.

Questa è l'osservanza delle leggi di Dio come obbligo e dovere. Gesù vuole insegnarci a costruire la vita e il rapporto con il Signore come amore, come risposta d'amore, al suo amore infinito, l'unica vera fonte della salvezza. La salvezza viene dal Signore, viene dall'amore, non viene dall'osservanza della legge, non viene dalle nostre opere, ma da Dio. Le nostre opere e l'osservanza dei precetti ci devono essere ma nella fede e nell'amore. Nella fede, sapendo che è il Signore che ci dà ogni grazia e ogni salvezza, e noi siamo felici di vivere nell'umiltà e nella verità davanti a Dio; nell'amore che è essere appassionati e innamorati di Dio perché Lui ci ha conquistati, nell'amore che è condivisione e dono di noi stessi al prossimo, escludendo di giudicare, di sentirci migliori, di confrontarci con gli altri, di disprezzarli, di escluderli - se dipendesse in noi - dalla salvezza del Signore. Atteggiamenti tipici nei farisei e in noi, per tante forme di fariseismo che ci portiamo dentro.

Questa è la novità che ci ha portato Gesù Cristo: l'amore. L'amore che è la vera rivelazione di Dio; l'amore è la vera strada dell'uomo. Dirà S. Giovanni: "Dio è amore e chi rimane nell'amore, rimane in Dio e Dio rimane in Lui": è questa la definizione più alta di Dio e la sintesi più completa di tutta la vita cristiana. L'amore è la pienezza della legge.

Questa è la stoffa nuova, questo è il vino nuovo che Cristo ci ha portato per la vita nostra e per la vita del mondo intero: l'amore. E' Dio che ha amato, che ama, che amerà sempre: "Dio ha tanto amato il mondo da mandare il suo stesso Figlio∑!"

Dio è l'innamorato dell'umanità.

E' la felice immagine che usa il profeta Osea per farci capire la tenerezza, la passione, la preoccupazione del Signore per il suo popolo e per l'umanità, descritti come il primo amore, ciò che riempie di gioia e di speranza, ciò che sta sempre in cima ad ogni pensiero. Ma l'umanità, "la sposa", passa attraverso la debolezza, il peccato, il tradimento. E il Signore non si arrende, ma ancora una volta troverà tutti i modi per esprimere il suo amore, la sua salvezza, la sua fedeltà. E nella fedeltà di Dio anche l'umanità potrà ritrovare la forza di una nuova fedeltà. Riascoltiamo le parole profonde di Dio: "L'attirerò a me, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore. Ti farò mia sposa per sempre, ti farò mia sposa nella giustizia e nel diritto, nella benevolenza e nell'amore, ti unirò a me nella fedeltà e tu conoscerai il Signore" (Osea, 2)

Comprendiamo quanto S. Paolo dirà: "Dio ci ha amati quando ancora eravamo peccatori". Proprio perché siamo peccatori e abbiamo bisogno della salvezza. "Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Io sono venuto perché abbiate la vita e l'abbiate in abbondanza", dice Gesù.

Vorrei ricordare una meditazione di d. Tonino Bello che scrive: "Che cos'è l'umanità, che cos'è il mondo? Il mondo è il termine ultimo dei progetti di salvezza di Dio. Il mondo è il chiodo fisso di Dio, è l'idea dominante che gli turba il sonno e non gli fa' chiudere occhio. Dio ha tanto amato il mondo∑ Per noi uomini e per la nostra salvezza ha mandato Gesù. Per questo mondo, in tutte le sue situazioni, Dio ha trepidato, per questo mondo Dio dà continuamente se stesso, questo mondo Dio ama di un amore unico e appassionato".

Il commento più bello a questi brani biblici è proprio quanto ci è suggerito nel salmo responsoriale. Dio è buono e grande nell'amore. Tutto il Salmo 102 è una lode profonda e unica che possiamo fare nostra. Benedici il Signore anima mia, non dimenticare nessuno dei suoi benefici. Il Signore perdona tutte le mie colpe, guarisce tutte le mie malattie, mi salva dalla perdizione, mi corona di grazia e di misericordia. Il Signore è buono e pietoso, lento all'ira e grande nell'amore. Non ci tratta secondo i nostri peccati. Come è alto il cielo sulla terra, così è grande la sua misericordia, come dista l'oriente dall'occidente così allontana da noi le nostre colpe. Il Signore è un padre che ha pietà dei suoi figli". Poteva fare di più il Signore? Egli è l'innamorato del suo popolo, è un padre per Israele, esprime a ciascuno di noi e a tutti i suoi figli la tenerezza infinita del suo amore!

Ecco allora il messaggio della liturgia di oggi.

Siamo chiamati a vivere nella fedeltà all'amore di Dio, a quell'amore che supera ogni legge, che fa molto di più di ogni dovere od obbligo, per la gloria del Signore e per il vero bene del prossimo, nelle sue necessità, nel suo bisogno di essere aiutato e salvato.

Dio è amore, noi siamo chiamati a vivere in Dio, siamo chiamati a vivere nell'amore: amore che è "invaghimento del cuore" verso il Signore, amore che è concretezza di condivisione, di aiuto, di sostegno alla vita del prossimo.

Quando siamo nell'amore, siamo la lettera di Dio scritta nella vita. Questa è l'espressione che usa S. Paolo nella lettera ai Corinti. "Voi, con la vostra vita, siete una lettera di Cristo, scritta non con inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente, non su tavole di pietra, ma sulle tavole dei vostri cuori.

Quando meditiamo la vita dei santi o la donazione di amore di tante anime belle vediamo che le loro azioni sono un vangelo vissuto, dimostrano che il vangelo è vero, che si può vivere, che è la cosa più bella nella vita delle persone. Ricordo un bel testo di Luigi Acattoli, dove dice: "Cerco fatti di vangelo". Ha cercato molte esperienze di bene in persone conosciute o semplici del nostro tempo e ha detto: Questo è vangelo vissuto oggi.

Siamo chiamati tutti e possiamo tutti essere "vangelo" di Dio: nella bontà, nell'amore, nella donazione, nell'offerta della nostra vita di gioia o di sofferenza, nella grazia e nella santità che permettiamo al Signore di costruire nei nostri cuori. L'amore di Dio sia la nostra legge, la nostra gioia, la nostra pace.

 

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