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TESTO Un Dio innamorato

don Maurizio Prandi

XXIV Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (16/09/2007)

Vangelo: Lc 15,1-32 (forma breve: Lc 15,1-10) Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 1si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. 2I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». 3Ed egli disse loro questa parabola:

4«Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? 5Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, 6va a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. 7Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione.

8Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? 9E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”. 10Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».

11Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. 12Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. 13Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. 14Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. 15Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. 16Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. 17Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! 18Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; 19non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. 20Si alzò e tornò da suo padre.

Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. 21Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. 22Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. 23Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, 24perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.

25Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; 26chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. 27Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. 28Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. 29Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. 30Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. 31Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; 32ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».

Forma breve (Lc 15, 1-10):

In quel tempo, 1si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. 2I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». 3Ed egli disse loro questa parabola:

4«Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? 5Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, 6va a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. 7Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione.

8Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? 9E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”. 10Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».

La liturgia della Parola di questa domenica ci rivela un Dio che è per l'uomo, per ogni uomo, in favore dell'uomo... un Dio che dell'uomo, della sua creatura, fa l'unica ragione di vita. E' un Dio capace di tornare sui suoi passi (quella raccontata nella prima lettura è quasi una conversione) in ragione di una promessa fatta, di una parola data anche se il peccato dell'uomo è il più "odioso" che si possa fare: voltare le spalle a Dio, costruirsi un idolo e adorarlo. E' un Dio che ha cuore per le nostre miserie, qualsiasi miseria: Paolo è un bestemmiatore, un persecutore, un violento, un assassino... eppure gli è stata usata misericordia. Un Dio (come dice don A. Casati al quale abbondantemente mi sono ispirato per il commento di oggi) che si perde, quello raccontato dal vangelo, un Dio che invita alla gioia e alla festa perché anche uno solo ha deciso di cambiare vita e di seguirlo, gioia che mano a mano si dilata e cresce sempre di più = gioia del pastore e gioia della donna, gioia dei vicini ed amici e gioia della famiglia, gioia del cielo e degli angeli di Dio. Un Dio capace di attendere ogni giorno il ritorno del figlio per corrergli incontro ed abbracciarlo.

E le tre parabole, che poi sono una, sono raccontate per una categoria di persone ancora oggi molto presente e viva nelle nostre comunità parrocchiali: i mormoratori. Ripeto: presente e viva nelle nostre comunità parrocchiali, più di quanto siamo disposti ad immaginare. Il mormoratore lo riconosci bene secondo me... è uno sempre posato, misurato ma arrabbiato, mai contento e che mai si accontenta. Non fa mai un sorriso ed è il peggiore di tutti, perché al contrario di chi è schietto e dice le cose chiaramente (pagando di persona), il mormoratore lavora sott'acqua, minando alla base la comunità e l'unica cosa che è capace di fare è criticare, criticare, criticare... anche le decisioni più piccole, solo perché non sono state prese da lui (nel caso del mormoratore, da lei nel caso della mormoratrice). Il risultato è quello di creare un clima tale da impedire ogni corresponsabilità. Di fronte a questa categoria di persone c'è solo un modo per Gesù di guarire, sanare le ferite che sono state inferte: raccontare il volto di Dio, il volto di Dio che Lui e soltanto Lui ha conosciuto, perché Lui è nel Padre e il Padre è in Lui...

Il cuore del vangelo di oggi non è tanto il messaggio sul peccatore, ma il messaggio su Dio, ed in evidenza allora oggi ci sono non la pecora perduta, non la dracma perduta, non il figlio che si allontana... in evidenza ci sono un pastore, una donna di casa, un padre.

Dio si perde accennavo prima, e si perde dietro ad uno solo. Lascia le 99 nel deserto e si perde dietro ad una pecora. Questo è un Dio innamorato! Capace di perdere la testa per uno solo. Uno di noi, e per di più sbandato, è sufficiente per fargli perdere la testa. Dicevo a proposito dei sentimenti in occasione della Festa della esaltazione della S. Croce: Coltivate in voi questi sentimenti che furono anche in Cristo Gesù. Mi piace che S. Paolo ci dica che del mondo di Dio fanno parte i sentimenti... questa parte così importante, questa porzione irrinunciabile della vita di una persona anche Gesù l'ha vissuta... ha avuto dei sentimenti, ha provato delle emozioni, il suo cuore ha battuto per le persone che ha amato... il registro del sentimento nelle lettere di Paolo è sempre accostato all'immagine di Gesù ed in modo particolare, come capiamo dal brano da poco ascoltato è sempre accostato all'immagine che Gesù offre mediante la sua passione... il nostro modo di "sentire" forse è legato ad una certa idea di contraccambio o di reciprocità... ecco che Gesù invece non cerca quello che è suo, ma si spoglia della propria identità con Dio per dedicarsi senza risparmio ad una volontà che è più grande della sua: facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Mi piace questo inno Cristologico... mi piace perché vi è scritto dentro tutto il desiderio di Gesù di essere vicino all'uomo in ogni cosa. Allora per Dio noi non siamo una massa indistinta, ma il suo amore raggiunge ognuno in modo particolare... Mi piace questo Dio che noi diremmo incoerente perché capace di tornare sulle proprie scelte, perché è capace di convertirsi dai suoi propositi... dal proposito di punire per esempio: Dio è un Dio che non sa nuocere e se abbandona qualcosa, abbandona l'ira e non la misericordia.

Questo Dio non è da servire come si fa con i padroni: trattami come uno dei tuoi garzoni (dice il figlio minore), perché a Lui non interessa che si pareggino i conti; a Lui interessa che tu ti possa gettare nel suo abbraccio mentre ti corre incontro.

 

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