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TESTO Commento su Luca 14,25-33

padre Paul Devreux

XXIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (09/09/2007)

Vangelo: Lc 14,25-33 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 14,25-33

In quel tempo, 25una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro: 26«Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. 27Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.

28Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? 29Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, 30dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”. 31Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? 32Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace. 33Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.

La risonanza che suscita in me il vangelo odierno mi aiuta a capire quale immagine di Dio ho maturato fino ad oggi. Se vi vedo un discorso selettivo, fatto per i santi a scapito delle persone normali, significa che ho davanti un Dio cattivo ed esigente. Se vedo Gesù che si volta e guarda con simpatia tutta questa gente che lo segue, e cerca di dargli i consigli giusti per aiutarli a crescere nel loro desiderio d'essere discepoli, sperando che nessuno si perda per strada, ho davanti il pastore buono e premuroso.

Portare la propria croce significa responsabilizzarsi, ed è un discorso di grande attualità. Per evitarlo c'è chi entra in convento, chi si sposa e rende infelice l'altro con le sue pretese, e soprattutto chi rimane in casa dai genitori ad oltranza.

Seguire Gesù è un discorso a due velocità. La folla che lo sta seguendo è probabile che lo fa perché spera di ricevere qualche cosa, ma non dimentichiamo che Gesù sta andando a Gerusalemme per vivere la sua Passione. Quindi seguirlo significa sì ricevere e scoprire che il Signore mi aiuta a portare la mia croce, ma anche contemplare la sua croce e provare a condividerla, per entrare in una comunione piena e crescente con il Signore e con il mistero della sua Santa Croce; con il mistero dell'Amore di Dio.

Per capire faccio quest'esempio: la prima velocità è come di chi va al forno a comprare il pane, e trovandolo buono, diventa un cliente fedele e affezionato. La seconda velocità è quella di chi si ferma al forno, vi passa qualche notte, cerca di rendersi utile, e cosi impara a conoscere il fornaio e le difficoltà del suo lavoro; cosi si diventa amici.

Finche la proposta di Gesù di prendere la mia croce e di seguirlo mi spaventa, è bene che io vada a prendere il pane e torni a casa, lasciando che il tempo e la gratuità di Dio faccia crescere in me la fiducia e la convinzione di avere davanti un Dio buono. Quando poi intuisco la grandezza della proposta che il Signore mi fa posso chiedergli di diventare suo discepolo con la grazia di Dio.

Ecco perché Gesù m'invita a sedermi come chi deve costruire una torre o deve affrontare una battaglia, per poter riflettere su cosa sto vivendo e cosa m'interessa. Se ho altri progetti in cui credo è bene che li porti avanti, ma se vedo che comincio a considerare Lui più importante di tutto e di tutti, allora è tempo di seguirlo.

 

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