PERFEZIONA LA RICERCA

FestiviFeriali

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO La sua misericordia è per sempre

don Marco Pratesi  

XXIV Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (16/09/2007)

Brano biblico: Es 32,7-11.13-14 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 15,1-32

In quel tempo, 1si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. 2I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». 3Ed egli disse loro questa parabola:

4«Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? 5Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, 6va a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. 7Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione.

8Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? 9E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”. 10Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».

11Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. 12Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. 13Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. 14Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. 15Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. 16Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. 17Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! 18Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; 19non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. 20Si alzò e tornò da suo padre.

Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. 21Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. 22Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. 23Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, 24perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.

25Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; 26chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. 27Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. 28Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. 29Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. 30Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. 31Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; 32ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».

Forma breve (Lc 15, 1-10):

In quel tempo, 1si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. 2I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». 3Ed egli disse loro questa parabola:

4«Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? 5Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, 6va a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. 7Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione.

8Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? 9E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”. 10Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».

Mosè si trova sul monte Sinai, dove Dio ha scritto le tavole dell'alleanza, ma a valle Israele soccombe alla tentazione di rappresentarsi in modo concreto il proprio Dio, si fonde un vitello d'oro e lo adora. Divampa la collera di Dio, ciò che dà luogo a un confronto impensabile ed esaltante tra Dio e Mosè. Dio si propone di distruggere Israele e creare un nuovo popolo a partire dalla discendenza di Mosè, ma questi invece si mette di traverso e rifiuta decisamente. Mirabile spettacolo di un uomo che resiste - e vittoriosamente - a Dio. Certo, dobbiamo saperlo: il Signore stesso gli ispira segretamente tale resistenza, lui che desidera essere in qualche modo vinto e piegato - l'amore non è questo? - dalla tenacia e dalla fiducia di Mosè.

L'episodio è rilevante dal punto di vista della rivelazione del volto di Dio. In fondo il punto è questo: in Dio è prevalente la collera o la fedeltà? La sua giusta avversione per il peccato può indurlo ad annullare la sua promessa, oppure questa mantiene sempre e nonostante tutto la sua validità? Mosè infatti ricorda a Dio che egli, nelle promesse fatte ai patriarchi, si è legato in modo formale ad Israele. Se annullasse il suo impegno, si dovrebbe concludere che esso non era un'istanza ultima ma condizionata e che, in sostanza, la fedeltà di Dio ai suoi impegni dipende dalla fedeltà dell'uomo ai propri, fondamento quanto mai inaffidabile. A questo punto la sorte di Israele, distrutto nel deserto per la propria infedeltà, sarebbe esemplare, ma in modo negativo e deterrente: questo Dio ha distrutto il popolo che si era fidato di lui.

Questa pagina ci annunzia la buona notizia che no, non è così: in Dio la promessa ha sempre la meglio su ogni realtà contraria. È importante notare come il peccato d'Israele sia contestuale al dono della Torah: Israele sappia, e con lui tutti noi, che il dono della legge già vede un Dio sbilanciato verso la misericordia. Non si tratta di un contratto alla pari, dove ognuno ha propri diritti e doveri, che funziona se tutti fanno la loro parte: Dio è impegnato ad una fedeltà totale che non dipende dalla fedeltà d'Israele. Così il patto è posto già fin da subito sotto il segno della grazia.

Mosè ha compreso, e perciò resiste a Dio. Non ha imparato a conoscere un Dio dispotico ma salvatore, non inflessibile ma fedele. Preziosa rivelazione, frutto della sua lotta con Dio, che egli consegna a Israele e, per esso, alla Chiesa: "eterna è la sua misericordia".

I commenti di don Marco sono pubblicati dal Centro Editoriale Dehoniano - EDB nel libro Stabile come il cielo.

 

Ricerca avanzata  (54009 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: