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TESTO Portare la croce per essere discepoli del Signore

padre Antonio Rungi

XXIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (09/09/2007)

Vangelo: Lc 14,25-33 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 14,25-33

In quel tempo, 25una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro: 26«Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. 27Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.

28Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? 29Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, 30dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”. 31Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? 32Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace. 33Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.

La Parola di Dio di questa XXIII Domenica del tempo ordinario dell'anno liturgico ci offre l'opportunità di riflettere sulla sequela di Cristo, che è essenzialmente "via crucis", via del Calvario e via di totale consacrazione al discepolato mediante scelte radicali per la causa del vangelo.

Il testo del Vangelo di Luca ci illumina da questo punto di vista e ci orienta nelle scelte di vita che siamo chiamati a fare ogni giorno se vogliamo proseguire nel cammino iniziato della sequela o imitazione di Cristo.

Essere discepolo di Cristo è calcolare le reali possibilità di una risposta totale e non parziale a lui. Gesù non chiama per poco o per un tratto, chiama per sempre e per tutta la vita. Seguire lui è fare i conti con la propria disponibilità a mettersi in discussione ed investire su di Lui pensando non ai risultati immediati, ma a quelli definitivi. Primo fondamentale atto della sequela è quel lasciare tutto e tutti per seguire solo lui. Lasciare gli affetti più cari e legittimi per impegnarsi totalmente a servizio del vangelo. C'è uno stretto rapporto nel testo del Vangelo tra la sequela e il distacco dai beni di qualsiasi genere. Gesù non ammette compromessi di coscienza e di comportamento, richiede il liberarsi da tutto ciò che è effettivo ostacolo alla vita cristiana. La croce di cui Egli parla nel testo odierno del vangelo è evidente che non è solo quella della sofferenza e del dolore, bensì quella del distacco soprattutto dai beni che disorientano l'esistenza terrena e non la indirizzano verso il punto luminoso della Croce e del Crocifisso, ma anche del punto altrettanto radioso della Risurrezione. Seguire Cristo è sì dolore e patimento, ma è soprattutto gioia, tenerezza, vita, vera liberazione e libertà.

La volontà di Dio va quindi ricercata quotidianamente nella nostra vita e attuata. Discernerla questa volontà non è facile, né tanto meno leggibile in tutti i fatti personali e della storia umana. Ma il credente è chiamato a mettersi in sintonia, in ascolto di ciò che il Signore dice per noi e vuole da noi. Splendido il testo della prima lettura di oggi, tratto dal Libro della Sapienza.

Per potere entrare in questa dinamica spirituale ed interiore di comunicazione con il Signore è urgente mettere da parte i ragionamenti umani e la presunta sapienza che viene dal nostro umano sapere, per quanto eccelso e rilevante, per fare spazio alla sapienza della Croce e al linguaggio dell'amore e della donazione. Il vero saggio e sapiente, ama con lo stesso cuore con cui Dio ci ama, serve con la stessa disponibilità e sacrificio con i quali Cristo ci ha servito, perdona con lo stesso largheggiare del cuore e della misericordia di quelli che hanno segnato la vita del Crocifisso. Di questa sapienza abbiamo bisogno oggi e non solo a livello personale, bensì a livello generale.

Dal breve testo della lettera a Filemone di San Paolo Apostolo ci giunge un messaggio molto chiaro circa il nostro approccio che dobbiamo avere con i nostri fratelli: un atteggiamento di grande rispetto, stima, promozione della propria dignità e difesa della loro libertà umana ed interiore. Paolo che è prossimo in prigione a causa del Vangelo evidenzia quanto sia importante per un discepolo di Cristo, per un credente considerare i fratelli come se stessi. E' il principio della carità verso il prossimo, che ha come misura se stessi (ama il prossimo tuo come te stesso) che ispira l'agire di quanti sono i veri seguaci di Cristo.

Nella duplice versione della colletta prevista per tutte le domeniche del periodo ordinario dell'anno liturgico, cogliamo la sintesi del messaggio cristiano di questa domenica. Riporto tutti e due i testi per invogliare i lettori e gli ascoltatori a riflettere, da un lato, sul senso della vera libertà e dall'altro sulla vera sapienza che viene da Dio: "O Padre, che ci hai donato il Salvatore e lo Spirito Santo, guarda con benevolenza i tuoi figli di adozione, perché a tutti i credenti in Cristo sia data la vera libertà e l'eredità eterna.... O Dio, tu sai come a stento ci raffiguriamo le cose terrestri, e con quale maggiore fatica possiamo rintracciare quelle del cielo; donaci la sapienza del tuo Spirito, perché da veri discepoli portiamo la nostra croce ogni giorno dietro il Cristo tuo Figlio. Amen.

 

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