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TESTO Quanti entreranno per la porta stretta

don Bruno Maggioni

XXI Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (26/08/2007)

Vangelo: Lc 13,22-30 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 13,22-30

In quel tempo, Gesù 22passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme. 23Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Disse loro: 24«Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno. 25Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. 26Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. 27Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”. 28Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori. 29Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. 30Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».

Alcuni rabbini sostenevano che tutto Israele si sarebbe salvato, e ciò in forza della fedeltà di Dio. Ma altri, più rigorosi, dicevano: «Dio ha creato questo mondo per amore di molti, ma quello futuro per pochi». Nelle scuole di teologia si svolgeva dunque un dibattito. Qualcuno vuole sentire il parere di Gesù. Ma a Gesù non interessa questo dibattito teologico, sterile come molti dibattiti. A Lui non interessa il numero - se pochi o se molti -, ma togliere all'uomo che lo interroga (e a tutti, noi compresi) la falsa sicurezza che può derivare da un'errata concezione dell'appartenenza al Signore. La salvezza non è un fatto scontato per nessuno. L'immagine utilizzata è molto vivace: la porta è stretta, e molta folla vi si accalca, e la porta resta aperta per poco tempo. Dunque bisogna darsi da fare. Il fatto che la porta sia stretta e che resti aperta per poco tempo non significa che i salvati siano pochi (se pochi o tanti è un segreto di Dio): vuol significare che non c'è tempo da perdere. Il padrone di casa, una volta chiusa la porta e iniziata la festa, non apre più per nessuno, nemmeno per gli amici, e dire «hai mangiato con noi e hai camminato per le nostre strade» non serve. Non basta essere figli di Abramo, occorre la fede di Abramo. Dunque nessuna sicurezza ma vigilanza. Fiducia sì, e anche serenità, ma una serenità che riconosce la propria indegnità, si appoggia all'amore di Dio, e non si vanta di nulla e non giudica nessuno.

Se rileggiamo il brano, ci accorgiamo che Gesù ha capovolto completamente la domanda che gli è stata posta. Non più: sono pochi quelli che si salvano? Bensì: cosa devo fare per non essere escluso dalla salvezza? E difatti Gesù inizia la sua risposta con un imperativo: «Sforzatevi!». E da una domanda sugli altri («quelli»), si è passati a qualcosa che riguarda se stessi («voi»). L'avvertimento di Cristo termina con una frase che sorprende: «Alcuni degli ultimi saranno primi, alcuni dei primi saranno ultimi». Questo detto afferma con forza e chiarezza che l'annuncio del Vangelo porta con sé il sovvertimento dei vecchi criteri di valutazione. Molti di quelli che si credevano sicuramente ammessi al banchetto, si vedranno esclusi: altri (come ad esempio i pagani) verranno dall'oriente e dall'occidente e saranno ammessi. I criteri di Dio sono diversi da come voi pensate – ricorda Gesù rivolgendosi agli uomini del suo tempo e a noi – e dunque non perdetevi in questioni secondarie, non giudicate la situazione degli altri (saranno ammessi? Saranno esclusi?): datevi da fare per voi stessi.

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