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TESTO Entrare per la porta stretta

don Roberto Rossi  

XXI Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (26/08/2007)

Vangelo: Lc 13,22-30 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 13,22-30

In quel tempo, Gesù 22passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme. 23Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Disse loro: 24«Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno. 25Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. 26Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. 27Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”. 28Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori. 29Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. 30Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».

Signore, sono pochi quelli che si salvano? Gesù vuole educare i discepoli a passare dal piano della curiosità a quello della sapienza, dalle questioni oziose che appassionano la gente, ai veri problemi che servono per il Regno.

Dunque Gesù coglie l'occasione, in questo Vangelo, per ammaestrare i discepoli sui requisiti della salvezza. Cosa dice Gesù circa il modo di salvarsi? Due cose: una negativa, una positiva; prima ciò che non serve o non basta, poi ciò che invece serve per salvarsi. Non serve, o comunque non basta, a salvarsi il fatto di appartenere a un determinato popolo, a una determinata razza, o tradizione, o istituzione, fosse pure il popolo eletto da cui proviene il Salvatore: Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze... Vi dico che non so di dove siete. Miracoli... Non basta a salvarsi neppure il semplice fatto di aver conosciuto Gesù e di appartenere alla Chiesa; occorre qualcos'altro.

E proprio questo «qualcos'altro» che Gesù intende rivelare con le parole sulla «porta stretta». Siamo alla risposta positiva, a ciò che veramente assicura la salvezza. Ciò che mette sulla strada della salvezza non è un qualche titolo di possesso, ma è una decisione personale. Ciò è più chiaro ancora nel testo di Matteo che contrappone due vie e due porte – una stretta e una larga – che conducono, rispettivamente, una alla vita e una alla morte. Alla via della vita appartiene l'amore di Dio e del prossimo, il benedire chi ti maledice, tenersi lontano dalle brame terrene, perdonare chi ti ha offeso, essere sincero, povero; insomma, i comandamenti di Dio e le beatitudini di Gesù. Alla via della morte appartengono, al contrario, la violenza, l'ipocrisia, l'oppressione del povero, la menzogna; in altre parole, il contrario dei comandamenti e delle beatitudini.

L'insegnamento sulla via stretta trova uno sviluppo molto pertinente nella seconda lettura di oggi: Il Signore corregge colui che ama... La via stretta non è stretta per qualche incomprensibile motivo, o per un capriccio di Dio che si diverte a renderla tale, ma perché c'è stato di mezzo il peccato, c'è stata una ribellione, si è usciti da una porta; la strettoia della croce è il mezzo predicato da Gesù e da lui stesso inaugurato per risalire questa china, capovolgere quella ribellione e «rientrare». Ma perché via «larga» e via «stretta»? E forse la via del male sempre facile e piacevole da percorrere e la via del bene sempre dura e faticosa?

Qui c'è da operare un discernimento, per non cadere nella stessa tentazione dell'autore del salmo 73. Anche a questo credente dell'Antico Testamento era sembrato che non c'è sofferenza per gli empi, che il loro corpo è sempre sano e pasciuto, che non sono colpiti come gli altri uomini, ma sempre tranquilli ammassano ricchezze, quasi che Dio faccia, addirittura, preferenze per loro; il salmista era rimasto scandalizzato di ciò, al punto di essere tentato di abbandonare la sua via di innocenza per fare come tutti gli altri. In questo stato di agitazione, entrò nel Tempio e si mise a pregare e, improvvisamente, gli divenne tutto chiaro; capì «qual è la loro fine», cioè la fine degli empi, e cominciò a lodare Dio e a ringraziarlo con gioia perché era ancora con lui. La luce si fa', dunque, pregando e considerando le cose dalla fine, cioè dal loro esito. La via degli empi è larga, si, ma solo all'inizio; a mano a mano che ci si inoltra in essa, diventa stretta e amara e comunque diventa strettissima alla fine, perché finisce addirittura in un vicolo cieco. La via dei giusti è stretta all'inizio quando la si imbocca, ma poi diventa una «via regia», perché in essa si incontra Gesù col suo Spirito e i frutti del suo Spirito che sono sicurezza, gioia e pace. La caratteristica della gioia terrena è di diminuire via via che la si gusta, fino a generare nausea e tristezza, come una coppa che contiene nel suo fondo della feccia; la caratteristica della gioia che viene da Dio è di accrescersi di intensità e di generare un desiderio sempre più forte a mano a mano che la si gusta. C'è una bella conferma anche di questo nella seconda lettura di oggi: Ogni correzione, sul momento, non sembra causa di gioia, ma di tristezza; dopo però arreca un frutto di pace e di giustizia a quelli che per suo mezzo sono stati addestrati.

Ma ritorniamo al filo del discorso: Gesù ha illustrato due modi diversi di porsi di fronte alla salvezza: il modo di chi pretende di possederla per qualche privilegio di nascita o per qualche suo merito passato (aver fatto miracoli nel nome di Gesù) e il modo di chi, invece, cerca questa salvezza giorno per giorno, con umiltà, attraverso la sequela di Gesù. Adesso, questa parola va calata nella nostra realtà di oggi: cosa ci dice? Essa mette in luce due modi di essere nella Chiesa; diciamo pure: mette in luce due categorie di cristiani: i cristiani che si credono a posto con la loro anima perché appartengono alla Chiesa, perché sono battezzati o perché fanno battezzare i propri figli o, addirittura, perché discutono di religione con gli amici e i cristiani che vivono davvero la loro fede, che pregano, che collaborano, per quanto possono, alla diffusione del Regno, che si sforzano di amare i fratelli.

Di questi ultimi, Gesù dice che sono pochi: Quanto pochi sono quelli che la trovano (la via che conduce alla vita) (Mt. 7, 14). Sembrerebbe qui che, nonostante tutto, Gesù si pronuncia anche sul numero dei salvati; ma, in realtà, egli non parla di coloro che si salvano, ma di coloro che sono sulla via della salvezza. Possiamo pensare, anche solo un istante, che solamente il piccolo numero dei cristiani praticanti alla fine si salverà, mentre tutti gli altri saranno destinati alla perdizione eterna? E' possibile pensare una cosa del genere e continuare a credere nella paternità di Dio?

Io credo che il nostro guaio è che tendiamo sempre a schematizzare e a porre delle alternative rigide anche a Dio: o questa cosa o il suo contrario, mentre Dio ha sempre più vie di quante ne conosciamo noi. Gesù prende in considerazione la salvezza in quanto si realizza secondo il piano normale rivelato da Dio, la salvezza che deve servire da segno di salvezza anche per altri. Non possiamo escludere che Dio possa salvare anche al di fuori di quel quadro privilegiato e, per cosf dire, ufficiale di salvezza che passa attraverso Israele e la Chiesa e che, anche in Israele e nella Chiesa, non si realizza pienamente che in un «piccolo resto» e in un «piccolo gregge». Dio sta scritto - vuole che tutti gli uomini sono salvi (1 Tim. 2, 4); molta parte delle letture odierne non fa' che esaltare questa universale chiamata di Dio alla salvezza: Io verrò a radunare tutti i popoli...; essi vedranno la mia gloria (I lettura); «Ti loderanno, Signore, tutti i popoli della terra» (SaI. resp.); Verranno da oriente e occidente... e sederanno a mensa nel Regno di Dio (Vangelo). Ma se Dio vuole la salvezza di tutti, egli è anche abbastanza onnipotente per realizzare ciò che vuole; una volta, gli apostoli, spaventati dalle esigenze poste da Gesù, esclamarono: Chi potrà essere salvato? Egli rispose con le seguenti parole che possono essere illuminanti anche per noi: Ciò che è impossibile agli uomini, è possibile a Dio (Lc. 18, 26-27). Per assicurarci di questa sua volontà ci ha dato Gesù Cristo; ogni Eucaristia è la riconferma e la garanzia che Dio ci vuole bene e ci vuole salvi. Questo è l'amore di Dio, la sua opera di salvezza.

 

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