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TESTO I cristiani: donne e uomini non allineati

don Maurizio Prandi

XX Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (19/08/2007)

Vangelo: Lc 12,49-57 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 12,49-53

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 49Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! 50Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto!

51Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. 52D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; 53si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».

Sono venuto a portare il fuoco sulla terra...c'è un battesimo che devo ricevere...sono venuto a portare la divisione...

E' davvero impegnativa la pagina di vangelo che oggi la chiesa ci consegna... come tutto il vangelo del resto. Non che ci siano pagine più o meno facili di altre, ma certamente oggi ci viene detto con estrema chiarezza che il cristiano non può essere l'uomo del compromesso. Uomini e donne del dialogo certamente, uomini e donne della mediazione anche, ma mai uomini e donne del compromesso. La vicenda di Geremia raccontataci dalla prima lettura in fondo ci dice proprio questo, che il destino dei profeti è un destino quanto meno scomodo... ovvio che più facile è essere in linea con la maggioranza, o con il più forte o con chi si sa essere il vincente: dire parole altre, che rompono equilibri consolidati, che spingono oltre, è pericoloso. E' pericoloso per il profeta prima di tutto, perché la sua parola genera incomprensione, divisione, ritorsioni (Don A. Casati).

Così è stato per Geremia... così è stato per Gesù... entrambi invitavano ad avere riferimenti altri rispetto a quelli terreni, entrambi invitavano a confidare in Dio e non negli uomini... guardiamo alla vicenda di Geremia forse non immediatamente comprensibile dalla lettura "tagliata" di oggi. Geremia è uno che è fuori dal coro, non perché è un battitore libero, non perché è un "bastian contrario", ma semplicemente perché vuole avvertire di un pericolo, il pericolo di mettere la propria vita nella mani di una potenza della terra. In un momento nel quale tutti scommettono sull'astro nascente, sulla potenza che si sta affacciando all'orizzonte della storia, l'impero del faraone egiziano, lui dice: No! Piuttosto arrendiamoci ai babilonesi. Ripeto, lo dice a mo' di simbolo, per non gettare la propria vita in una potenza terrena. Meglio allora farlo tacere e gettarlo nella cisterna perché lì muoia di fame. E' la fine che fanno in tanti, nella società di oggi, o anche nella chiesa... se non stai ben saldo sul carro dei vincitori oppure se non sei in linea con la riduzione all'unico pensiero e all'unica direzione che tanti cercano di dare sei fuori, sei un sovversivo, sei uno che vuole rompere degli equilibri che oramai sono consolidati...

Eppure l'invito di Gesù è davvero un invito molto forte: Perché non giudicate da voi stessi ciò che è giusto? Sento qui un agire molto responsabilizzante da parte di Gesù... una grande fiducia in noi e nella capacità che abbiamo di fare scelte che siano secondo il vangelo. Provo a parafrasare: Non giudicate secondo il pensiero comune, la mentalità comune... giudicate a partire da voi e non da quello che comunemente si dice... abbiate il coraggio della vostra originalità, abbiate il coraggio di ascoltare la vostra coscienza... abbiate il coraggio di pensare, perché il discepolo non è uno che ha venduto ad altri il proprio cervello. E' forte l'invito che ci fa Gesù... anche rispetto al nostro comunicare, che spesso non va oltre il tempo meteorologico o non va ad intaccare quelle zone franche che ci permettono di stare in equilibrio con una persona e con l'altra. E' un invito il suo ad approfondire, a non rimanere sulla superficie, a non chiacchierare del vuoto come si fa quando si parla del tempo che fa o che farà... un invito a non fermarci alla maschera delle cose, a chiederci, tutti quanti insieme, fuori dai luoghi comuni, che cosa c'è di autentico o di falso in ciò che sta accadendo, cosa c'è di evangelico o di meno evangelico (don A. Casati). Nel vangelo o negli Atti degli Apostoli spesso ricorre un'espressione (lo abbiamo detto al campo scuola con i ragazzi delle superiori al campo scuola di giugno), che spesso lasciamo cadere ma che invece è molto bella ed interessante: prese la parola... prendendo la parola... lo sento importante per quello che oggi vi ho detto: chi ha il coraggio di prendere la parola, avverte la responsabilità di quella parola, si rende conto che quella parola è proprio sua e non è di altri e allora è capace di rischiare per quella parola (come Geremia, Pietro, Gesù...). Non l'ha presa a prestito da nessuno quella parola... è nata in lui e in nessun altro. E' quella la condizione per cui troviamo il coraggio delle nostre parole, il coraggio di manifestare apertamente il nostro pensiero. Esistono persone che sono apprezzate per la loro esteriorità, per la loro bellezza, per le loro prestazioni sportive o per il loro successo... il vangelo di oggi ci invita ad apprezzare le persone che sono ancora capaci di pensare. Strano? Forse no, perché quella del pensare è una cultura che stiamo perdendo.

 

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