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TESTO Giudicate da voi stessi ciò che è giusto

padre Antonio Rungi

XX Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (19/08/2007)

Vangelo: Lc 12,49-57 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 12,49-53

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 49Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! 50Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto!

51Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. 52D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; 53si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».

Nella Parola di Dio di questa XX Domenica del tempo ordinario dell'anno liturgico c'è un forte richiamo al valore della coscienza individuale e del giudizio che ognuno responsabilmente e in base a profonde convinzioni di fede può emettere nelle situazioni di tutti i giorni e di quelle realtà umane, terrene e sociali in cui vale il giudizio personale manifestato in base a proprie sicurezze. Nello smarrimento generale a livello dottrinale e morale nel quale oggi ci troviamo, quando ognuno pensa di possedere la verità e tutti si fanno messaggeri di verità destituite di ogni fondamento oggettivo, noi, come credenti abbiamo il dovere di ritrovare le ragioni del credere e del valutare alla luce della Parola di Dio e del suo chiaro ed imprescindibile insegnamento.

Il Vangelo di oggi, tratto dal testo di Luca, ci dice con chiarezza quale sia il pensiero di Cristo circa la sua venuta tra gli uomini e del suo regno che deve diffondersi nel mondo tra tante insidie e difficoltà, tra opposizioni e divisioni.

Chi seglie di stare dalla parte di Cristo e di seguirlo fino al battesimo di cui parla Cristo stesso nel testo, ovvero la croce, non può non accettare le sfide del mondo di oggi con tutte le sue contraddizioni, violenze, negazioni della verità, di divisione e fratture a tutti i livelli. E' in questo mondo diviso che va seminata la Parola di verità, che solo Cristo può pronunciare in modo certo sulla realtà presente e futura, come per quella delle passate generazioni. Il credente è chiamato a fare esperienza di maturità umana e di giudizio nelle situazioni che lo interpellano e che non devono assolutamente isolarlo dal mondo; anzi devono motivarlo per valutarlo nella giusta luce di Dio. Ecco perché c'è un evidente appello nel testo del Vangelo a giudicare le cose con la sapienza dei giusti e dei retti di cuore, che possono a ben ragione esprimere valutazioni sul tempo presente partendo da quella esperienza di fede e di Dio che fanno quotidianamente quando si pongono in ascolto di Colui che indica la strada da seguire per raggiungere la meta più ambita, che è quella della felicità senza fine. In questo nostro tempo senza speranza noi credenti abbiamo il dovere di portare un germe di speranza nel cuore dei nostri fratelli che avendo abbandonato la strada di Dio si sentono smarriti e non comprendono più il senso della vita. Di esempio in questo nostro compito missionario ci è il profeta Geremia che, proprio in ragione della sua forte e pressante parola rivolta ai figli di Israele, viene messo a morte e calato nella cisterna proprio con lo scopo di eliminarlo dalla faccia della terra. Solo l'intervento del Re Sedecia lo salvò da una morte certa, come ci narra il testo della prima lettura della parola di Dio di oggi.

Per ogni cristiano ci serva da sostegno e da ulteriori spinta e motivazione quanto leggiamo oggi dal testo della Lettera agli Ebrei. Bisogna avere lo sguardo fisso su Gesù nella nostra corsa verso la meta ultima della nostra vita e in tutte quelle azioni che ci preparano indirettamente all'incontro con Cristo al termine della nostra vita. In questo itinerario personale di santificazione ci sono anche di esempio i santi, quell'innumerevole schiera di testimoni di Cristo che nel corso di questi due millenni dell'era cristiana hanno lasciato il buon odore della loro vita vissuta all'insegna del Cristo e del suo messaggio di giustizia, verità e pace. In tale itinerario non può escludersi una profonda conversione del cuore e della mente all'inizio del cammino, ovvero di quell'opzione fondamentale per Dio che deve poi motivare ogni scelta successiva del nostro operare ed agire. Dobbiamo deporre ogni peso e peccato che intralcia il cammino verso Dio e fare emergere nella nostra esistenza solo la grazia, che ci dona Cristo attraverso i segni istituiti da Lui per la nostra santificazione: il battesimo, in primo luogo; ma poi anche la confessione e l'eucaristia. Sono i punti cardini di una esistenza cristiana che vuole definirsi tale e vivere come tale. Il modello di questo nostro operare da cristiani soprattutto nel nostro tempo segnato dall'indifferenza religiosa, dalla vanificazione dei contenuti di fede, dall'etica soggettivistica portata alle estreme conseguenze, è Gesù Crocifisso che come ci ricorda il brano odierno della lettera agli Ebrei "in cambio della gioia che gli era posta innanzi, si sottopose alla croce, disprezzando l'ignominia, e si è assiso alla destra del trono di Dio".

Alla luce di Cristo crocifisso ovvero all'ombra della croce se in umile ascolto del divino maestro che parla al nostro cuore e alla nostra intelligenza sapremo giudicare con maggiore serenità ed oggettività il tempo presente, perché la chiave di lettura di ogni cosa che avviene su questa terra è proprio il Cristo innalzato da terra che issato sulla Croce ha attirato a se tutte le cose. Se saliamo con Cristo sulla croce da quella postazione e visione si vede il mondo con occhi diversi, soprattutto con gli occhi della misericordia e del perdono.

 

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