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TESTO Con Gesù nel fuoco del presente

don Bruno Maggioni

XX Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (19/08/2007)

Vangelo: Lc 12,49-57 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 12,49-53

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 49Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! 50Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto!

51Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. 52D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; 53si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».

Nel passo evangelico di Luca 12,49-57 ci sono affermazioni di Gesù che sono al tempo stesso importanti e inquietanti. Il loro scopo è di indicare al cristiano come vivere «nel tempo presente», cioè dentro la storia e la sua complessità.

Gesù afferma, anzitutto, di essere venuto a portare il fuoco sulla terra (12,59): non la pace ma la divisione. Il fuoco simboleggia appunto la divisione fra gli uomini, la lotta che il cristiano e la Chiesa devono sostenere. La venuta di Gesù si scontra contro tutto ciò che è nemico di Dio e obbliga l'uomo a pronunciarsi, pro o contro. La lotta è tanto radicale che penetra nelle stesse famiglie. Il vangelo non può essere soggetto a compromessi. Non è neutrale. È la propria pace che deve essere persa per servirlo, non viceversa.

La fedeltà al vangelo non richiede solo il coraggio, ma anche la capacità del discernimento. Non senza ironia Gesù rimprovera le folle ponendo una domanda: «Come mai sapete interpretare con prontezza i segni atmosferici (i segni dei tempi) e non sapete interpretare «questo tempo», cioè le cose profonde e decisive della storia e della vita?». È una domanda seria, alla quale è necessario rispondere. Secondo Gesù la ragione di questa incongruenza – capace di leggere i segni atmosferici e incapace di leggere ciò che più importa – non è l'ignoranza, ma l'ipocrisia, cioè una doppiezza interiore e una distorsione morale. È questo che rende ciechi anche di fronte agli avvenimenti che sono chiarissimi. Quali sono allora le condizioni per saper vedere? Luca usa il termine «dokimazein» (discernere), un verbo che suppone nell'uso neotestamentario alcune necessarie condizioni: un riferirsi alla Parola che illumina, assunta come criterio di valutazione; una capacità di attualizzazione, che sorpassa il riferimento letterario e meccanico alla Parola; infine, una pulizia interiore, una grande disponibilità alla verità e alla giustizia. In sostanza, Gesù vuole farci capire il carattere decisivo del presente, l'urgenza della decisione e l'impossibilità della neutralità, la stoltezza di ogni tentativo di differire. Non bisogna lasciarsi ingannare dalle apparenze. E precisa: esistono segni che si possono cogliere, segni chiari per tutti, ma non basta guardarli, occorre la coerenza morale per comprenderli. Gesù parla di «ipocrisia», cioè l'abilità di non guardare i segni nella loro semplicità, ti piacciano o non ti piacciano, ma di complicarli leggendoli alla luce del tuo interesse o delle tue comodità. Gesù rivolge questo avvertimento alle folle, cioè a tutti, cristiani e non cristiani. Ma non siamo fuori strada se pensiamo in primo luogo ai discepoli e alla Chiesa, perché sappiano prendere le distanze da tutto ciò che non è di Cristo, costi quello che costi.

Libri di don Bruno Maggioni

 

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