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TESTO L’Amore non vuole compromessi

mons. Antonio Riboldi

XX Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (19/08/2007)

Vangelo: Lc 12,49-57 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 12,49-53

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 49Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! 50Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto!

51Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. 52D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; 53si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».

Non so se voi, che considero amici e compagni in questo cammino alla sequela di Gesù, avete incontrato fratelli o sorelle, uomini, donne, giovani, anziani, la cui vita è di totale fedeltà gioiosa a Dio, non importa quale sia la loro vocazione, se chiamati alla vita religiosa, tutti e solo di Dio, o al matrimonio. È un vero spettacolo di paradiso. Basta guardarli negli occhi ed è come ammirare la bellezza di un cielo senza veli, come quello che a volte ammiriamo in alta montagna, là dove non arrivano i miasmi della terra.

Ricordo un giorno, in pellegrinaggio, nel deserto, percorso da Mosè e dagli Ebrei, fuggiti dall'Egitto per recarsi nella terra promessa, mi fu dato di sostare una sera ai piedi del monte Oreb, dove Dio dettò le Leggi delle XII Tavole. La notte era di una limpidezza a noi sconosciuta e, guardando il cielo, pareva davvero un incredibile 'tessuto di stelle', difficile da contemplare nelle nostre pianure coperte da smog. Mi venne spontaneo pensare: "Come sarebbe bello avere un cuore tanto buono da essere un 'tappeto di stelle' come questo cielo!". Ed è possibile vederlo proprio quando si ha la fortuna di stare vicino a fratelli che si portano addosso come vestito la santità, in tutte le sue forme ed espressioni. Nella loro vita si può vedere la meravigliosa bellezza che Dio ha dato all'uomo.

E quella notte, in cammino verso l'Oreb, avevo come l'impressione di 'toccare il cielo'...proprio come quando si ha la gioia di incontrare gente di fede e di amore. E sono tanti, tanti.
Ma come arrivare a essere così 'celesti'?

Gesù, oggi, nel Vangelo, parlando del suo grande desiderio di realizzare la missione del Padre, con la sua crocifissione e morte - amore senza fine, dato per farci entrare nell'Amore - ha parole 'di fuoco'. Leggiamole.

"Gesù disse ai suoi discepoli (a quelli cioè che dopo di Lui avrebbero dovuto essere i continuatori della 'Sua opera'): Sono venuto a portare il fuoco sulla terra, e come vorrei che fosse già acceso! C'è un battesimo che devo ricevere, e come sono angosciato, finché non sia compiuto! Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione. D'ora innanzi in una casa di cinque persone, si divideranno due contro tre: padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera. Poi rivolgendosi alle folle disse: Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito dite: 'Viene la pioggia' e così accade; quando soffia lo scirocco dite: 'Ci sarà caldo' e così accade. Ipocriti! Sapete giudicare l'aspetto della terra e del cielo, come mai questo tempo non sapete giudicarlo? E perché non giudicate da voi stessi ciò che è giusto?" (Lc 12,49-57).
Questo di Gesù, oggi, può apparire un discorso duro.

Naturalmente, quando parla di 'odio', non lo intende nel significato che gli diamo noi, ossia un perverso sentimento contro qualcuno, ma il totale distacco da sé per fare posto all'Amore: un Amore che in Gesù davvero era un 'battesimo', un 'fuoco' che gli bruciava dentro.

L'odio o distacco totale è mettersi in totale disaccordo con quello che si è per fare posto alla santità. Ed è lì la vera pace cui aspirano i santi, per poi donarcela.

Voi sapete che sono un discepolo di Antonio Rosmini, che la Chiesa si appresta a beatificare, e questo avverrà a Novara in novembre. Il Padre Rosmini apparteneva ad una famiglia molto ricca a Rovereto. Basterebbe visitare il suo palazzo per rimanere stupiti del suo benessere. Alla chiamata di Dio, lascia tutto, si distacca da tutto, e sceglie come dimora una piccola cella che è sul Monte Calvario, sopra Domodossola.

Ogni volta ho l'opportunità di tornare alla culla del mio Istituto di carità, vengo come attirato dalla 'cella', dove lui trascorreva la sua giornata. Una piccola stanza, che è davvero il segno del distacco totale da tutto, lasciandosi alle spalle ciò che era ed aveva. E in quella cella è facile capire il Vangelo di oggi. In quella cella scrisse tanti libri, che avevano l'intenzione di combattere gli errori filosofici ed etici del suo tempo, per far risplendere il Volto della Verità.

Credo che qualcuno di voi abbia letto il famoso libro intitolato: 'Le cinque piaghe della Chiesa'. Un libro che, per il coraggio della verità, gli creò odi, fino ad essere messo tra i libri all'Indice.

Sarà Paolo VI che lo ridarà alla luce della verità e, si dice, abbia ispirato tanto il Concilio Vaticano II. Ma per il Padre quanta sofferenza eppure, come in tante altre occasioni: 'Io non spero mai tanto come quando tutto sembra disperato...'. Ripeto, stando in quella cella, è possibile capire 'i segni dei tempi' e ciò che occorre scegliere...anche oggi.

Leggendo, oggi, la storia del profeta Geremia, in qualche modo cerco di capire i tanti anni in cui il Servo di Dio Rosmini venne quasi 'sepolto', ed ora è risuscitato.

I profeti, quelli che nel nome di Dio e per il bene della gente non hanno paura di indicare la verità, non hanno mai vita facile...ma alla fine 'Dio vede e provvede'!

"In quei giorni - dice la Parola di Dio oggi - i capi dissero al re: Si metta a morte quest'uomo, perché scoraggia i guerrieri che sono rimasti in città e scoraggia tutto il popolo, dicendo loro simili parole, poiché questo uomo non cerca il benessere del popolo, ma il male. Il re Sedecia disse: Ecco è nelle vostre mani: il re infatti non ha potere su di voi. Essi allora presero Geremia e lo calarono nella cisterna di Malachìa, principe regale, la quale si trovava nell'atrio della prigione. Nella cisterna non c'era acqua, ma fango e così Geremia affondò nel fango. Ebded-Melech uscì dalla reggia e disse al re: Re, mio signore, quegli uomini agirono male facendo quanto hanno fatto al profeta Geremia, gettandolo nella cisterna. Egli morirà di fame sul posto, perché non c'è più pane nella città. Allora il re diede questo ordine a Ebded-Melech: Prendi da qui con te tre uomini e fa risalire il profeta Geremia, prima che muoia" (I Libro di Ger. 38, 4-10).

Tornando alle parole di Gesù è chiaro il suo ammonimento di 'capire i segni del nostro tempo', per saper discernere e trovare le vie della verità.

Un disegno che è apparso chiaro alla Chiesa italiana a Verona, nel Convegno dello scorso anno. Ma amo sempre cogliere pensieri del grande Paolo VI, davvero profetici: "La vita cristiana è come un sole che risplende sull'insieme dei nostri giorni. Figlioli miei, se questo sole finisce per spegnersi, che cosa si perderebbe? Alcuni dicono, niente. E invece si perderebbe proprio il senso della vita. Perché lavorare, perché amare gli altri, perché essere buoni, essere onesti, perché soffrire, perché vivere, perché morire, se non c'è una speranza al disopra di questa terra? È la vita cristiana a dare il senso, il valore, la dignità, la libertà, la gioia, l'amore al nostro passaggio sulla terra. Per questo l'invito paterno vuol essere possente come un grido, che dovrebbe rimanere a ricordo del nostro incontro: siate cristiani, siate cristiani!" (giugno 1964).

Impariamo a 'sognare' un mondo nuovo, amato da Dio e che si fa amare! Ci sono tanti segni buoni, ancora oggi, da cogliere e seguire.

Anche il Santo Padre, Benedetto XVI, parlando ai vescovi italiani, riuniti in assemblea, a maggio, così ha dato testimonianza di questa aurora di tempi nuovi.

"Saluto con affetto ciascuno di voi, rivivendo quei sentimenti di amicizia e di comunione che ho potuto manifestarvi personalmente in occasione della vostra 'visita ad limina'. Ho imparato la geografia 'esteriore', ma soprattutto la geografia 'spirituale' della bella Italia. Ho potuto realmente entrare nell'intimo della Chiesa, dove c'è ancora tanta ricchezza, tanta vitalità di fede; dove, in questo nostro difficile periodo, non mancano i problemi, ma si vede anche che la forza della fede è profondamente operante nelle anime. Anche laddove la fede sembra spenta, una piccola fiamma rimane e noi possiamo ravvivarla".

Come sempre preghiamo con Madre Teresa di Calcutta: "O Dio del cuore, tu che hai creato e dato la vita a noi, facci crescere in amore per te e l'uno per l'altro. Hai mandato tuo Figlio Gesù Cristo per rivelarci che tu ti prendi cura di noi tutti, e che tutti ci ami. Donaci il tuo Santo Spirito affinché susciti in noi una fede forte e senza compromessi, per capire, con profonda comprensione della vita degli altri popoli, la disposizione originaria dell'umanità, in modo da sapere scorgere in tutto tuo Figlio".

 

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