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TESTO Ti loderanno, Signore, tutti i popoli della terra (313)

don Remigio Menegatti  

XXI Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (26/08/2007)

Vangelo: Lc 13,22-30 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 13,22-30

In quel tempo, Gesù 22passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme. 23Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Disse loro: 24«Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno. 25Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. 26Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. 27Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”. 28Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori. 29Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. 30Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».

Per comprendere la Parola di Dio alcune sottolineature

La prima lettura (Is 66, 18-21) è presa dal libro di Isaia e presenta una interessante visione del profeta. Il "resto di Israele" – una parte piccola del popolo che era tornato dall'esilio babilonese – era sempre più tentato di chiudersi ancor più in se stesso, e diffidare degli altri popoli. Attraverso il profeta Dio annuncia – "Così dice il Signore" – che sta maturando un progetto pensato da sempre: rivelarsi a tutti i popoli della terra, che nel tempo stabilito verranno a Sion, riconosciuta come la sorgente a cui attingere l'acqua della rivelazione e della salvezza. Il nuovo tempio di Dio avrà come sacerdoti e leviti quegli "stranieri" che prima venivano esclusi da questa funzione, difesa da regole rigide e severe.

Il vangelo (Lc 13, 22-30) mette in evidenza un'idea presente in tutta l'opera di Luca: la salvezza portata da Gesù supera i confini di Israele, e raggiunge tutti i popoli della terra. La condizione per salvarsi – questa la domanda da cui parte la riflessione di Gesù - non ha una risposta quantitativa, bensì qualitativa. Il dono di Dio non è limitato al popolo eletto, ma raggiunge quanti si aprono autenticamente al Vangelo di Gesù, anche passando attraverso la porta stretta. Tale immagine si riferisce ad un impegno serio e personale di adesione al Regno di Dio, che si mostra ben più ampio del popolo eletto, e della stessa Chiesa. La sola partecipazione ai riti sacri – "abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza" – non assicura la stabile comunione con Dio; serve qualcosa di più: l'adesione della vita, l'ascolto della Parola.

Salmo 116
Lodate il Signore, popoli tutti,

voi tutte, nazioni, dategli gloria.

Forte è il suo amore per noi
e la fedeltà del Signore dura

in eterno.

Il salmo è tra i più brevi della Bibbia, ma altrettanto chiaro, intenso e immediato.

L'invito alla lode di Dio è rivolto direttamente a tutti i popoli della terra. Si tratta delle nazioni, che erano considerate estranee al popolo eletto, e per tale motivo separate, escluse dall'Alleanza stretta dal Signore con Israele.

Ogni uomo, a qualsiasi popolo appartenga, può dare gloria al Signore mantenendo e valorizzando la sua lingua d'origine.

Il motivo è messo in evidenza nella seconda strofa: Dio stesso prende l'iniziativa e offre il suo amore senza confini. Lui è fedele alla sua alleanza, patto che non si limita popolo chiamato per primo a questo dono. La chiamata di Dio vuole arrivare invece a tutte le nazioni della terra perché lui ha creato e vuole salvare tutti i suoi figli.

Si va maturando l'idea dello universalismo della salvezza: Israele è come un figlio primogenito, chiamato a condividere la fede con gli altri figli che Dio continuamente genera, perché non esclude nessuno dei popoli dalla sua elezione.

Un commento per ragazzi

Siamo in estate, un tempo ritenuto tranquillo per i "sacramenti". "Ma come, non si celebrano il sacramenti anche in estate?" chiederà qualcuno. Sì, sì, tranquilli, si celebrano, anche se con l'ovvio spostamento di "fedeli" che emigrano verso parrocchie del mare, lago, oppure verso le montagne in cerca di un po' di riposo. Qui "sacramenti" a cui faccio riferimento sono quelli che, pur non esistendo, tuttavia richiamano tante persone, di solito estranee alla celebrazione settimanale.

Ammetto di essere un po' complicato, ma... un po' di pazienza, e vedrete che ci comprendiamo anche questa volta – o per lo meno provo a spiegarmi! –. Il sacramento che a metà primavera attira tanta attenzione è in realtà una nostra "invenzione". Anche se importante – tanto che ne parla pure Benedetto XVI nella sua lettera sull'Eucaristia al n. 19 – la "prima comunione" è solo la prima volta che si partecipa alla messa con la comunione eucaristica. Un momento bello, senza dubbio, ma rischioso. Rischioso se rimane "primo, ultimo e unico", e per di più con la coscienza di "essere a posto" proprio perché si "è fatto" anche questo sacramento – che, ripeto, in se stesso non esiste –. Rischioso se crediamo che "fatta la prima comunione" siamo a posto, e possiamo tranquillamente riprendere la nostra "assenza" dalla vita della comunità e delle sue celebrazioni, quelle della pasqua settimanale, ovvero della domenica. Il fatto di avere "ricevuto" i sacramenti rischia di illuderci di essere in regola, di vivere di fatto la piena comunione con Dio e di aver ottenuto quanto ci assicura la perfetta partecipazione al suo dono.

"Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza" è l'obiezione che rivolgono al padrone di casa quanti si lamentano di venir chiusi fuori e rimangono esclusi, magari gelosi degli altri che entrano, da loro considerati "indegni", nonostante l'evidenza dei fatti: Dio li accoglie nella sua casa per vivere con lui la grande festa. Abbiamo mangiato in tua presenza...perché abbiamo sacrificato al tempio – quando ancora era possibile – o comunque celebrata la festa pasquale nelle nostre case, e quella delle Capanne... Abbiamo mangiato in tua presenza perché siamo battezzati, e quindi siamo – come ogni tanto si sente dire – "cristiani cattolici". Abbiamo mangiato in tua presenza, pensando che "fatta anche questa, adesso siamo a posto" (frase sentita al termine di una Cresima). Abbiamo mangiato in tua presenza, convinti che era sufficiente andare in chiesa in queste grandi occasioni per aver assicurato il paradiso. Non importa se poi siamo chiusi a quelli che vengono da fuori (paesi e quartieri vicini), se siamo razzisti, se non collaboriamo in alcuna realtà..."tanto il prete ne ha di chierichetti!". E soprattutto ci ha dato fastidio che vengano tutti da noi, quelli che dovrebbero starsene al loro Paese (nazioni vicine alla nostra), quasi che debba senza dubbio valere la nostra idea di superiorità in tutti i campi, e soprattutto il monopolio di Dio. Poi scopriamo che Gesù chiedeva di superare i confini e abbattere le barriere, perché Dio non si lascia "inscatolare", ingabbiare da nessuna comunità. I figli dell'Altissimo vivono su tutta la faccia della terra; o meglio: ogni uomo, dovunque abita, è amato da colui che noi già chiamiamo Padre. È Padre anche di quanti non usano il nome che Gesù ha insegnato a tutti i suoi fratelli. Alcuni lo hanno già imparato...per condividerlo con tutti gli altri.

La soluzione non è scegliere tra i riti liturgici (le celebrazioni), e i gesti di accoglienza; tra la preghiera e un segno di buona volontà verso gli altri.

Il comandamento di Dio è unico: amare lui con tutto il cuore, la mente e le forze e amare il prossimo come sé stessi. Il prossimo non sono gli altri e non si valuta la loro vicinanza partendo da noi e stabilendo delle misure minime, oltre le quali volgiamo sentirci rassicurati anche se ignoriamo la presenza di altre persone, se pure non le osteggiamo. Il prossimo siamo noi, chiamati a prestare attenzione a tutti, ad accorciare le distanze che ci siamo magari nella convinzione di difendere Dio e la sua Alleanza. Barriere innalzate per non confonderci con gli altri, rifiutando di confrontarci con altre religioni...per la paura di non sapere cosa rispondere alle domande più semplici, e convinti in cuor nostro di essere in regola davanti a Dio. Fatto però a nostra misura!

Un suggerimento per la preghiera

O Padre, grazie perché tu "chiami tutti gli uomini per la porta stretta della croce al banchetto pasquale della vita nuova". Ti chiediamo: "concedi a noi la forza del tuo Spirito, perché unendoci al sacrificio del tuo Figlio, gustiamo il frutto della vera libertà e la gioia del tuo regno". Un regno che non ha confini, perché neppure il tuo amore ha confini.

Libri di don Remigio Menegatti

 

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