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TESTO Vieni presto, Signore, a liberarmi (312)

don Remigio Menegatti  

XX Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (19/08/2007)

Vangelo: Lc 12,49-57 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 12,49-53

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 49Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! 50Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto!

51Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. 52D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; 53si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».

Per comprendere la Parola di Dio alcune sottolineature

La prima lettura (Ger 38, 4-6.8-10) racconta un momento drammatico nella vita del profeta Geremia. La sua fedeltà alla Parola di Dio lo rende motivo di contesa e di divisione: deve annunciare cose che sembrano in contrasto con il bene del popolo, e di conseguenza cercano di farlo tacere. Lui non smette di confidare in Dio, non rinuncia al suo mandato e scopre la fedeltà di Dio nei confronti del suo profeta.

Il vangelo (Lc 12, 9-57) riporta un discorso che Gesù rivolge ai suoi discepoli per spiegare le reazioni alla sua predicazione e la necessità di continuare ad annunciare la Parola del Padre anche quando diventa motivo di contesa e di divisone, e causa di crescente contrasto nei suoi confronti. Gesù avverte l'importanza della sua missione, che ha il potere distruttivo del fuoco, ma non si sottrae al compito anche sapendo che il primo a subirne le conseguenze sarà proprio lui. Infine chiede alle persone di rendersi conto della realtà di salvezza, riconoscendo nella sua vicenda i segni che indicano la realizzazione delle promesse.

Salmo 39
Ho sperato: ho sperato nel Signore
ed egli su di me si è chinato,

ha dato ascolto al mio grido.

Mi ha tratto dalla fossa della morte,
dal fango della palude;
i miei piedi ha stabilito sulla roccia,

ha reso sicuri i miei passi.

Mi ha messo sulla bocca un canto nuovo,
lode al nostro Dio.
Molti vedranno e avranno timore
e confideranno nel Signore.

Io sono povero e infelice;
di me ha cura il Signore.
Tu, mio aiuto e mia liberazione,

mio Dio, non tardare.

Il salmo può apparire come l'invocazione di Geremia che viene ostacolato nella sua missione fino al punto di volerlo eliminare. Il profeta – e con lui, e come lui, chiunque confida nel Signore e spera nella sua fedeltà – sa che Dio ascolta il grido con cui il fedele lo invoca, soprattutto nel pericolo.

La risposta di Dio non si fa attendere: dopo l'invocazione nasce il canto di gioia e di riconoscenza. Vengono come riletti i fatti della propria vita in cui è possibile vedere presente la grazia del Signore: "mi ha tratto dalla fossa della morte (...) i miei piedi ha stabilito sulla roccia". Se prima si aveva la sensazione di affondare come in una palude, ora si scopre la stabilità di chi è piantato sulla roccia. Chi sperimenta questa salvezza, la canta – con "un canto nuovo" – per stimolare altri a porre altrettanta fiducia nel Signore, e confidare in lui.

Anche in questo caso nella parte conclusiva del salmo viene rinnovata la richiesta di aiuto: "non tardare"; invocazione rivolta a colui che – come in una professione di fede – è riconsociuto "mio aiuto, mia liberazione, mio Dio".

Un commento per ragazzi

Sappiamo, almeno per averlo sentito dire, che uno spot pubblicitario di 30 secondi costa migliaia di euro. È necessario che sia preparato bene e vada in onda nel momento più indicato. Un ruolo fondamentale lo riveste il "testimone", ovvero la persona che può presentare con autorevolezza, e insieme simpatia, quel determinato prodotto. Un pilota di Formula Uno è adatto per presentare delle gomme o olio lubrificante per motori. Se poi lo spot viene proposto a pochi secondi dall'inizio del Gran Premio, troverà un auditorio ben disposto. Il testimone è quindi una persona credibile rispetto a quel determinato prodotto.

Ciò avviene anche in altre occasioni: in un incontro di giovani, anche a livello ecclesiale, va bene qualche giovane già conosciuto e apprezzato da un vasto gruppo di giovani.

Non sempre i testimoni della fede godono di visibilità mediatica, ovvero "bucano il video", come si dice in gergo. Eppure sono persone che possono dire qualcosa di Dio e della sua vicenda d'amore in cui siamo coinvolti anche noi. Nella Bibbia troviamo la figura del profeta che assume il ruolo di "testimone" non per contratto, grazie alle sue qualità sportive o culturali, o notorietà. Il profeta è uno che viene chiamato da Dio e si lascia coinvolgere; a volte quasi contro la sua stessa volontà – "mi hai sedotto, Signore, e io mi sono lascito sedurre, hai fatto forza e hai prevalso" è la confessione dello stesso Geremia (Ger 20, 7) – ma convinto alla fine che non ci sono alternative. Di norma il profeta non si presenta con il sorriso accattivante dei protagonisti degli spot; non lancia messaggi rasserenanti. Spesso il suo compito è ingrato perché deve rimproverare una comunità che dimentica Dio e richiamare alla fedeltà proprio le guide di questo popolo "eletto", in quanto scelto da Dio come nazione speciale e unica tra tutte.

Geremia viene accusato: "scoraggia i guerrieri che sono rimasti in questa città e scoraggia tutto il popolo dicendo simili parole, poiché questo uomo non cerca il benessere del popolo, ma il male". Meglio eliminarlo! è la "soluzione" che appare più adatta.

Anche Gesù a volte usa un linguaggio difficile, che non consola, ma stimola alla conversione. Decidersi di seguirlo significa accettare anche delle divisioni. Nella stessa famiglia ci sono suoi discepoli, e pure chi lo contesta. La sua presenza e il messaggio che offre non sono più motivo di pace e serenità, ma causa di tensioni e provocano divisioni. Nel mercato se un "testimone" non porta un aumento di clienti, lo si cambia. Nella fede non si può eliminare il profeta solo perché la sua parola è scomoda, il suo linguaggio e i suoi gesti mettono in crisi, invece di rassicurare. O meglio, da parte nostra si tenta di eliminarlo; Dio invece lo conferma e in questo modo ribadisce il messaggio stesso affidato al profeta. Gesù sa bene che le sue parole mettono in crisi, e per questo stimola i suoi ascoltatori a riconoscere i segnali che vengono da Dio per non rischiare di perdere le opportunità che lui offre. Lo spiega con un esempio: come si sanno riconoscere i segni meteorologici per sfruttarli a beneficio del lavoro dei campi – seminare prima della pioggia – così bisogna imparare i segnali della vita, per agire di conseguenza. Non sarà questione di raccolto, ma di salvezza; non di frumento quanto invece dell'aprirsi al dono di Dio, entrando in una piena comunione con lui.

"Non mi piace!" diciamo talvolta; e con questa frase pensiamo di salvarci da tante scelte poco simpatiche: una materia più impegnativa, un amico che non appare subito come l'ideale, un impegno che scomoda e chiede un po' di costanza e tanta buona volontà...

Il criterio della vita – ce lo ricordano gli adulti – non è quello di quanto appare subito piacevole una determinata scelta. Crescere significa affrontare realtà nuove e impegnative; anche ostiche, se vogliamo, ma senza dubbio necessarie. Buttare via tutto ciò che non sembra subito simpatico può apparire come la scelta migliore. Più facile lo è di certo; ma non credo che a lungo andare si confermi come la più adatta. Si tratta allora di guardare il messaggio di Gesù con attenzione anche quando va controcorrente perché si stacca dall'idea più strombazzata, quella che appare come più giusta e normale. Ma non è proprio così.

Un suggerimento per la preghiera

O Dio, anche noi abbiamo scoperto "che nella croce del tuo Figlio, segno di contraddizione, rivela i segreti dei cuori". Ti invochiamo: "fa' che l'umanità non ripeta il tragico rifiuto della verità e della grazia, ma sappia discernere i segni dei tempi per essere salva nel tuo nome" ed entrare così nella tua alleanza che vuole la nostra gioia anche se sembra impegnativa.

Libri di don Remigio Menegatti

 

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