PERFEZIONA LA RICERCA

FestiviFeriali

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO Il credere e le sue ragioni

padre Gian Franco Scarpitta   Chiesa Madonna della Salute Massa Lubrense

XXVII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (07/10/2007)

Vangelo: Lc 17,5-10 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 17,5-10

In quel tempo, 5gli apostoli dissero al Signore: 6«Accresci in noi la fede!». Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe.

7Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? 8Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stringiti le vesti ai fianchi e servimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? 9Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti? 10Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».

Le ansie degli uomimi e le tensioni interiori caratterizzano ogni giorno la nostra società; i problemi del collettivo e le emergenze a cui occorre sempre far fronte impongono interventi massicci e decisivi e soprattutto soluzioni pratiche e immediate. Disoccupazione, criminalità, miseria, smarrimento del senso della giustizia, sfiducia esistenziale e soprattutto il mancato riconoscimento del bene a causa della persistenza del male sotto tutti i suoi aspetti e la molteplicità delle sfaccettature ci inducono all'istintività nel procciare la soluzione adeguata ai nostri problemi e non di rado ci si distoglie dal trascendente e conduce alla mancanza di qualsiasi riferimento al divino e al sacro. La presenza delle precarietà appena descritte conduce cioè molto spesso a trovare soluzioni tangibili, immediate e risolutrici che prescindano da ogni riferimento a Dio e da ogni prospettiva inente il fatto religioso. Tale lacuna viene poi aggravata dal fenomeno corrente che caratterizza la nostra epoca, definito dai teologi come "secolarizzazione" o "ateismo di massa" per il quale Dio non interessa a nessuno. Mi ricordo una scena del film Jan Lui di Adriano Celentano nella quale il protagonista, che vuole rappresentare (credo) Gesù Cristo calato nella modernità, senza rivelare in pienezza se stesso, si presenta ad una invidiosa direttrice di azienda con parole poetiche di espressione biblica ma viene subito interrotto da costei, che lo taccia di essere un uomo fuori tempo, illogico e lontano dalla realtà e dalle attuali esigenze compendiate dalle manifestazioni dei disoccupati; e probabilmente l'episodio rispecchia la nostra epoca tormentanta, inquieta e allo stesso tempo lontana dal considerare il colmarsi di ogni lacuna nella prospettiva della fede in Dio nella quale si pretende di raggiungere ogni cosa con la sola capacità del raziocinio o con il solo concorso delle forze umane, mentre il divino e il trascendnetale viene del tutto accantonato e considerato come avulso e ridicolo, idea tipica dei razionalisti e dei prammatisti.

Eppure non si può pretendere di trovare la consolazione né la soluzione delle difficoltà, specialmente esistenziali, nei soli approdi della concretezza e nell'assolutismo della prassi. Si resterebbe sempre in preda all'ansia, al panico e all'inquietitudine come pure alla sconsolatezza nel non trovare più appiglio alcuno; il mondo soddisfa tanto quanto, le ideologie e le mode durano quanto durano e si contrastano a vicenda, le capacità e le riserve dell'uomo non sempre si rivelarno sufficienti e dalle illusioni si passa spesso alle delusioni. Occorre allora una risorsa che non esuli dalla realtà della lotta quotidiana, ma che sia di sprone ad affrontare questa con maggiore motivazione e risolutezza e che pur non elargendoci la panacea o il toccasana per ogni situaizione ci sproni ad affrontare i problemi con determinazione trovando le soluzioni più appropriate. Essa non può che consistere che nella rivealzione divina e nel fatto stesso che il Trascendente, che in realtà è sempre stato una meta ambita dall'uomo di tutti i tempi, ci si sia rivelato e abbia apportato a noi la motivazione della speranza: in altre parole occorre contare nella rivelazione di Dio, alla quale ci si apre con "l'obbedienza della fede" (Fides et Ratio).

La fede è l'accoglienza spontanea e fiduciosa di Dio mentre si rivela prendendo parte della nostra vita nella persona di Gesù Cristo nonché l'immedesimarsi indiscusso nella realtà di tale dono che non si svolgono nella ricerca intellettuale o nella sottigliezza dei raziocini bensì nella riverenza che si addice solo al cuore e alla sensibilità quindi nella libera e consapevole sottomissione al Mistero che non sarebbe più tale se ci fosse svelato; nella fede vi è l'accettazione di Cristo (per noi) come referente immediato nella vicissitudine di tutti i giorni e la consapevolezza che soltanto lui diventa il nostro modello di vita per noi.

Nella Lettera agli Ebrei la si definisce come "fondamento delle cose che si sperano, prova di quelle che non si vedono" perché da ragione di coltivare la fiducia e la speranza, fornendo anche la risposta agli interrogativi di cui sopra nonché l'arma per la riscoperta dell'uomo stesso che tuttavia va sempre ravvivata e coltivata soprattutto perché messa continuamente al vaglio dalle stesse difficoltà della vita. Nella prospettiva della fede comprendiamo infatti la verità della promessa di Gesù di un Dio che non abbandona l'uomo al proprio destino ma addirittura si china su di lui per servirlo e riverirlo tutte le volte che egli si disponga alla sua sequela mettendo il pratica la sua parola e il paragone di cui al Vangelo è abbastanza calzante: infatti, non avverrebbe mai in alcun modo, ordinariamente, che un padrone di casa al suo rientro si metta a servire il suo servitore; piuttosto egli esige di essere servito e riverito da lui; Dio invece è talmente atto a ricompensare la fedeltà dell'uomo al punto da "passare egli stesso a tavola" per servirlo prontamente e questo particolare ci ravvisa le garanzie della fede vissuta con assiduità e determinazione.

Nella fede forse non sempre si otterrà di poter smuovere materialmente le montagne, ma si incontreranno tutti i moniti, gli sproni e le perseveranze che alla fine ci condurranno a smuoverle e a collocarle al posto che noi preferiamo e ad ottenere anche le nostre ricompense proporzionate.

Aderire a Dio e cercare solo di compiere la sua volontà comporta molte più soddisfazioni che non impuntarsi nelle proprie certezze e presunzioni e un semplice atto del credere può dischiudere molte più porte di una lunga serie di ostinazioni mentre lasciarsi amare da Dio e corriospondere al suo amore attraverso un semplice atto spontaneo di fiducia e di risolutezza rinfranca nello spirito e dona fiducia e costanza nella lotta.
Il credere insomma ha le sue ragioni.

 

Ricerca avanzata  (57303 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: