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TESTO Tutti pronti per la partenza incontro a Dio che viene

padre Antonio Rungi

XIX Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (12/08/2007)

Vangelo: Lc 12,32-48 (forma breve: Lc 12,35-40) Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 12,32-48

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 32Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno.

33Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma. 34Perché, dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.

35Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; 36siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito. 37Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. 38E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro! 39Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. 40Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».

41Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?». 42Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? 43Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. 44Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi. 45Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire” e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, 46il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli.

47Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; 48quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più.

Forma breve (Lc 12,35-40):

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 35Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; 36siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito. 37Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. 38E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro! 39Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. 40Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».

La Parola di Dio di questa XIX Domenica del tempo ordinario dell'anno liturgico ci fa riflettere sul senso della vita nella prospettiva dell'eternità.

Il testo del vangelo in particolare ci parla della venuta del Signore nella nostra vita che coincide con la conclusione dell'esistenza terrena e con la morte corporale. Un forte richiamo alla vigilanza e alla preparazione per accogliere degnamente questa venuta e rispondere nell'amore e nella generosità alla chiamata di Dio all'eternità vene sottolineato nel brano del Vangelo, che accentua la dimensione del servizio. Si attende il Signore nell'amore e nella carità, con i segni della diaconia ovvero della disponibilità a servire soprattutto i più bisognosi e in necessità. La carità vissuta totalmente ed intensamente ci apre le porte del Regno eterno di Dio. Chi non sperimenta l'amore verso Dio, non potrà sperimentare e attuare l'amore verso i fratelli. L'incontro con il Signore alla conclusione della nostra vita sarà un incontro tra Padre e figlio, tra Creatore e creatura, tra Salvatore e salvato, tra l'Amore e l'amato. Dal brano integrale del Vangelo secondo Luca che ascoltiamo oggi, ci sono tanti motivi per riflettere sulla nostra personale adesione a Dio e sulla nostra disponibilità ad investire per il Signore il meglio di noi stessi per la sua gloria e per la diffusione del Regno tra gli uomini. Quel chiedere il conto da parte di Dio al termine della nostra vita circa i nostri investimenti per i doni da lui ricevuti, ci fa impegnare a rendere davvero più produttiva la nostra azione pastorale e spirituale per noi e per gli altri, specie se abbiamo compiti di responsabilità, siamo educatori o comunque assolviamo degli uffici nei quali è richiesto sacrificio, generosità, competenza, disponibilità e capacità di accettare critiche e contestazioni quando di agisce, rispetto a chi è abituato molto a criticare e poco ad operare.

Sul tema della fede si concentra la seconda lettura della parola di Dio di oggi. Un testo della Lettera agli Ebrei dai profondi risvolti teologici e simbolici, che vale la pena meditare ed approfondire in questa celebrazione della parola. Ogni nostro pensare, riflettere ed agire come cristiani si rapporta al fondamento della nostra religiosità che è la fede in Cristo, unico salvatore del mondo. Egli è il cuore e centro della nostra fede, che necessariamente deve confrontarsi con il mistero del dolore e della croce. La proposizione alla nostra attenzione del modello di fede per eccellenza dell'Antico testamento, quell'Abramo tutto abbandonato alla volontà di Dio, che lascia ogni cosa e segue la strada indicata da Dio, che non mette minimamente in discussione il progetto di Dio, che non disdegna di sacrificare per il Signore l'unico figlio, Isacco, ricevuto in dono, in seguito alla grande promessa della nascita di un grande e numeroso popolo attraverso di lui, è prefigurazione del mistero della nuova ed eterna alleanza nel sangue di Cristo versato sull'altare del Calvario e della Croce. Modello di fede Abramo, modello di obbedienza totale ai disegni del Padre il Figlio suo Gesù Cristo, agnello immolato per il nostro riscatto.

La prima lettura tratta dal libro della Sapienza ci riporta alla notte della liberazione, quando Israele lasciò definitivamente il regime di schiavitù sotto l'oppressione del Faraone d'Egitto ed iniziò il cammino versa la terra promessa. La memoria storica di quell'evento straordinario di grazia da parte di Dio, nel brano di oggi del libro della Sapienza cogliamo un messaggio di speranza e di speciale vicinanza di Dio nella storia dell'antico popolo suo e del nuovo popolo di Dio, che è la Chiesa sgorgata dal costato di Cristo.

E allora sia questa la nostra umile preghiera che rivolgiamo al Signore in questo giorno a lui dedicato nel quale egli, attraverso la sua parola, ci invita a recuperare una fede più sicura e decisa, un'apertura di mente e cuore all'eternità, di essere pronti e vigilanti perché il Signore non ci avviserà quando arriverà, ma può arrivare sempre anche nel cuore della notte o a mezzogiorno. Solo lui conosce il momento e l'ora nei quali ci inviterà a fare l'ultimo e non meno doloroso tratto della nostra vita terrena per iniziare quella eterna: "Arda nei nostri cuori, o Padre, la stessa fede che spinse Abramo a vivere sulla terra come pellegrino, e non si spenga la nostra lampada, perché vigilanti nell'attesa della tua ora siamo introdotti da te nella patria eterna".

 

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