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TESTO Andando oltre al termine odiare

padre Gian Franco Scarpitta  

XXIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (09/09/2007)

Vangelo: Lc 14,25-33 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 14,25-33

In quel tempo, 25una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro: 26«Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. 27Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.

28Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? 29Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, 30dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”. 31Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? 32Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace. 33Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo.

In Gesù Cristo noi professiamo il Dio con noi, il Dio Verbo incarnato da una donna in virtù dello Spirito Santo per la nostra salvezza, il quale percorre la nostra stessa storia abbracciando egli stesso la molteplicità delle condizioni umane, specialmente sottomettendosi all'abbandono e alle umiliazioni più deprimenti. Secondo Paolo (Fil 2, 6-11) egli pur essendo per natura Dio non considerò un tesoro geloso la sua natura divina, ma spogliò se stesso: pur continuando a restare Dio, egli assunse le nostre insicurezze e l'incertezza del quotidiano che culminò con la persecuzione e con la morte atroce. Questo preambolo è necessario a rammentarci l'importanza di Gesù nella nostra vita non già come un personaggio fra i tanti che rifilano promesse e illusioni, ma come Dio entrato nella nostra storia per essere nostro orientamento e condurci alla salvezza. Per chi esula da ogni discorso di fede, Gesù sarà sempre un uomo eccezionale e grandioso, forse anche il più grande uomo che sia mai esistito, ma niente di più; per chi invece lo ha accolto con l'apertura del cuore e la disposizione dello spirito che si compendiano nella parola "Credo" Gesù è il Dio che cammina con l'uomo merita qualcosa di più da parte nostra nelle interazioni umane e anzi a lui va attribuita la priorità su tutto, anche sugli affetti più cari e su quelle che solitamente potrebbero essere le nostre preferenze. In definitiva, se davvero abbiamo compreso chi veramente è Gesù, non esiteremo ad attribuirgli suprema importanza e a collocarlo al di sopra di tutte i nostri affetti e delle nostre amicizie interpersonali, come lui stesso dice: " Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo." Il termine letterario è sconvolgente quanto perentorio: odiare! Si direbbe che Gesù esiga che da parte nostra la riluttanza delle cose che abbiamo sempre coltivato come care e irrinunciabili, quali gli affetti familiari, le amicizie, le comunicazioni edificanti fra di noi debbano giungere a livelli paradossali e disumani, debbano cioè comportare odio e disprezzo da parte nostra... In realtà occorre tener presente quanto dicevamo in apertura per comprendere il vero senso della pretesa di Gesù, giacché occorre concepire che in primo luogo che chi sta parlando è pur sempre il Figlio di Dio che in quanto tale ha la priorità e la superiorità su ogni cosa e pertanto va collocato al di sopra di tutto: ragion per cui non ci si chiede letteralmente di "odiare" madre, padre, figli e altro, ma semplicemente di collocarli in ordine di secondarietà rispetto a Lui che ha una priorità indefinita ed eterna; insomma di fronte al Dio fatto uomo occorre semplicemente considerare ogni altra cosa meno importante e superficiale.

Effettivamente, Dio in quanto Dio in se stesso comporterebbe la maggiore delle glorie e delle attenzioni e perfino il deprezzamento delle cose e delle persone in relazione a Lui; il nostro tuttavia è un Dio Amore che non prevede neppure minimamente alcun atto di odio e di disprezzo nei confronti di nessuno e anzi in Cristo alacremente si prodiga per tutta l'umanità e anche per il singolo uomo, nulla deprezzando di quanto egli stesso ha posto in essere, ragion per cui quella monizione intorno all'odio non va mai considerata in senso letterale: si vuole soltanto invitare a non anteporre nulla a Cristo, essendo Lui il nostro orientamento e il senso ultimo della nostra vita e del resto è capitato e sempre si verificherà che per seguire Cristo più speditamente attraverso un programma speciale di consacrazione si debba partire per mete lontane abbandonando la famiglia e gli affetti più cari, come pure che si sia costretti a trascurare la nostra casa di origine in vista della missione poiché la chiamata divina, quale vocazione effettiva, impone anche le rinunce più imbarazzanti.

Ma anche in ogni circostanza è importante per la nostra stessa vita che si attribuisca il dovuto primato a Cristo per riscontrare noi stessi in questa stessa centralità poiché nel determinare ogni cosa considerando Cristo non si manca di condividere tutto con Colui che da Dio si è incarnato per compartire ogni nostra situazione e accompagnarci nelle esperienze e nelle vicissitudini e aiutandoci a pervenire alla soluzione di ogni problema. Più che lo scalpore che potrebbe suscitare un verbo (odiare) andrebbe pertanto considerato il suo reale significato di fondo, ossia l'attribuzione di ogni importanza a Dio che è entrato nella nostra vita per impedire che noi ne usciamo. La sequela fissa e radicale di Gesù certamente non è mai piacevole né comoda ma comporta che si accettino le stesse umiliazioni e i patimenti che lui stesso ha vissuto e che adesso si compendiano nella croce, espediente destinato a tutti gli uomini e che noi cristiani non possiamo di fatto trascurare né evitare e comporta anche che si calcoli la spesa prima di costruire la torre, ossia che si rifletta attentamente e si valuti ogni cosa prima di immettersi nella sua sequela, tuttavia non si potrà mai negare che il primato di Cristo su tutto verte sempre a beneficio dell'uomo

Non anteporre nulla a Gesù ci avvantaggia anche nella soluzione dell'enigma, molte volte atroce, di cui alla Prima Lettura tratta dal libro della Sapienza: "Quale uomo può conoscere il volere di Dio? Chi può immaginare che cosa vuole il Signore?... A stento ci raffiguriamo le cose terrestri, scopriamo con fatica quelle a portata di mano, ma chi può rintracciare le cose del cielo?" Certamente il progetto di Dio nella nostra vita e il suo volere resta sempre un mistero insondabile per cui ogni scelta va vagliata accuratamente nel tentativo di cogliere la sua corrispondenza con il volere divino, tuttavia la compagnia di Gesù Cristo, Sapienza di Dio, sarà di supporto per comprendere quale è il senso della nostra chiamata e l'entità della nostra vocazione, anche perché Lui stesso è Colui che chiama e orienta tutti verso la volontà del Padre e per ciò stesso verso la dimensione di gioia e di salvezza nello specifico vocazionale e solo in Cristo è possibile scoprire la volontò del Signore su di noi e sulle cose...

 

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