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TESTO Pregare: incontrare il volto del Padre

don Maurizio Prandi

XVII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (29/07/2007)

Vangelo: Lc 11,1-13 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 11,1-13

1Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». 2Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite:

Padre,

sia santificato il tuo nome,

venga il tuo regno;

3dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,

4e perdona a noi i nostri peccati,

anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore,

e non abbandonarci alla tentazione».

5Poi disse loro: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, 6perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”, 7e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, 8vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono.

9Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. 10Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. 11Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? 12O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? 13Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!».

Incontriamo un tema molto importante per la nostra vita in questa domenica: il tema della preghiera. La preghiera di Abramo, nella prima lettura, una preghiera che potremmo definire così: una intercessione coraggiosa e sfrontata. E' lo stesso Abramo a riconoscere questa sfrontatezza: Vedi come ardisco parlare al mio Signore. Una delle caratteristiche della preghiera è proprio il coraggio sembra dire il grande padre Abramo... la sua infatti è una preghiera che non viene fatta per dei giusti, ma per una città di delinquenti ed idolatri, con i quali Abramo non condivide praticamente nulla. Domenica scorsa lo abbiamo visto accogliere ospiti senza sapere chi fossero, ora prega per persone di cui sa per certo soltanto una cosa: non sono dei giusti. Fa leva sui giusti della città, è vero, ma intanto chiede che tutti possano vivere.

E Gesù? Cosa mi insegna Gesù sulla preghiera? La prima cosa che mi sembra di capire è che ogni volta che definisco il Padre Nostro come una formula, sbaglio. Intanto perché le versioni sono due (Luca e Matteo) e diverse tra loro e poi perché, e qui c'è una ragione più teologica, la preghiera passa attraverso la persona di Gesù e il suo rapporto con il Padre. I discepoli vedono Gesù che prega e allora chiedono anche loro di poter entrare in quel tipo di comunione, in quel tipo di intimità. Il desiderio di imparare a pregare non nasce perché i discepoli hanno ascoltato una formula, ma perché hanno visto Gesù che pregava. La preghiera non è una teoria, ma una pratica: si impara a pregare pregando...si impara a pregare mettendosi alla scuola di Gesù. (Don Daniele Simonazzi).

E' bello questo, perché non lo sento un discorso elitario... sento che la preghiera non è una cosa da fare per la quale è necessaria chissà quale specializzazione ma è stare davanti a Dio come un figlio sta davanti a suo padre. Stai davanti a Dio come ci stava Gesù, con un atteggiamento di fiducia, di abbandono, di obbedienza, chiamandolo papà perché lui lo chiamava così. Leggevo in un commento che un esegeta molto famoso (J. Jeremias), afferma che nella moltitudine delle preghiere giudaiche non si trova un solo esempio, non uno, di vocativo Abbà riferito a Dio. Ecco la grande novità che ha da dirci Gesù sulla preghiera: puoi dare un volto a Dio... è il volto dell'abbà, del papà, del papi (come dicono tanti bambini)... più avanti racconta una parabola nella quale ci dice che il volto di Dio è il volto dell'amico, quello alla cui porta puoi bussare anche di notte, quando la porta è chiusa e tutti dormono nell'unica stanza della casa. Insegnaci a pregare chiedono i discepoli, ed è bello che Gesù in un certo modo dica loro: imparate a tornare bambini, fatevi piccoli per poter dire con tutta lo confidenza possibile anche voi: abbà! Balbettate (come fanno i bambini quando vogliono attirare l'attenzione del loro papà) quella parola rivolti a Dio... per incontrare Dio non c'è bisogno di formule molto elaborate; è Gesù stesso a suggerirci la semplicità. Una cosa sembra necessaria però: farsi piccoli, farsi bambini. Il Dio Altissimo, Onnipotente, infinitamente Grande, Signore del cielo e della terra può essere invocato con un diminutivo familiare ed infantile... allora per pregare non si tratta di inventare formule ben costruite intessute di chissà quali paroloni... per pregare è necessario ritrovare lo spirito d'infanzia.

Torniamo per un attimo al volto del Padre provando a prendere il vangelo di Luca per leggervi in quali altri momenti Gesù chiama Dio in questo modo così confidenziale: al cap. 22: Padre, se puoi allontana da me questo calice...; al cap. 23,34: Padre perdonali, perché non sanno quello che fanno...; al cap. 23,45: Padre, nelle tue mani consegno il mio Spirito... La preghiera in Gesù è diventata vita e la vita per Gesù altro non è che incontrare il Padre... Gesù incontra il Padre quando insegna ai discepoli a pregare, ma lo incontra anche nel momento della sofferenza, nel momento dell'angoscia, nel momento della morte (d. Daniele Simonazzi)... nel momento in cui solitamente neghiamo la presenza e la paternità di Dio (la sofferenza dell'innocente, la morte dell'innocente), ecco che Gesù incontra il Padre.

C'è anche uno spazio importante che riguarda noi e il nostro volto... è una riflessione che traggo da un ascolto di una scuola di preghiera tenuta da mons. Luciano Monari, vescovo di Piacenza... chiedendo a Gesù di insegnarci a pregare, come discepoli chiediamo di entrare anche noi in questo dialogo cosi misterioso, intimo... chiediamo, in buona sostanza di presentarci davanti a Dio con il volto di Gesù, con il volto del figlio. Gesù ci concede tutto questo invitandoci a dire: Padre. Poter usare questa parola significa essere partecipi dell'esperienza di Cristo. La preghiera non è una semplice attività che l'uomo possa compiere accanto ad altre... nella preghiera l'uomo diventa se stesso nel modo più autentico, si trova senza maschere, esprime il nucleo più intimo della sua persona. Per il cristiano, questo nucleo più intimo è il suo essere figlio.

 

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