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TESTO Pellegrini nella dispersione

don Marco Pratesi  

XIX Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (12/08/2007)

Brano biblico: Sap 18,3.6-9 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 12,32-48

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 32Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno.

33Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma. 34Perché, dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.

35Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; 36siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito. 37Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. 38E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro! 39Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. 40Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».

41Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?». 42Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? 43Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. 44Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi. 45Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire” e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, 46il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli.

47Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; 48quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più.

Forma breve (Lc 12,35-40):

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 35Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; 36siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito. 37Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. 38E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro! 39Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. 40Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».

La prima lettura è parte della vasta rilettura dell'uscita dall'Egitto che leggiamo nel Libro della Sapienza ai cc. 10-19. Com'è abituale nella Bibbia, l'autore ripercorre i fatti di ieri con l'occhio all'oggi, cercando e trovando in essi luce per il presente. Egli si rivolge alla comunità ebraica in diaspora, in particolare ad Alessandria d'Egitto, intendendo da un lato accogliere molti stimoli che gli vengono dalla cultura ellenistica (di cui c'è ampia traccia nel libro); dall'altro rafforzare il senso di identità e di appartenenza degli ebrei in diaspora.

Rievocando in tono lirico l'uscita dall'Egitto, la lettura ci presenta alcune peculiarità del "popolo che appartiene al Signore" (salmo responsoriale).

È un popolo che, come il suo padre Abramo, è in cammino, e cammino sconosciuto. Popolo straniero e pellegrino, il suo cammino è ignoto ma non affidato al caso, rischiarato e guidato com'è da un sole che non brucia e non fiacca: la colonna di fuoco, che rappresenta la torah, la legge, la Parola di Dio. Un popolo al quale i padri hanno lasciato la luce della profezia, e posto sulle labbra i loro antichi canti pasquali (qui specificamente l'hallel, Sal 112-117, e più in generale tutto il Salterio).

Un popolo che accoglie e sperimenta nella storia l'intervento di Dio, che è sempre anche giudizio, cioè salvezza per gli uni e rovina per gli altri; e nel contempo appello, ulteriore chiamata a camminare verso Dio. Un popolo che, nello scatenarsi di questo giudizio, è protetto dalla devastazione del male grazie al sacrificio dell'agnello pasquale.

Un popolo che forma un organismo unico, dove beni e mali sono condivisi.

Questo è l'Israele di Dio che l'autore propone agli ebrei dispersi tra i pagani; ma questa è anche la Chiesa, che vive forestiera e pellegrina, disseminata nelle città degli uomini (cf. 1Pt 1,1) in cammino verso un'altra patria (cf. Fil 3,20; Eb 11,13), nel mondo senza appartenere al mondo (cf. Gv 17,14-16). La tradizione monastica orientale parla a tale proposito della xenitìa, la virtù che è il "vivere come stranieri".

Di questo cammino verso l'ignoto è guida e luce colui che ha detto: "Io sono la luce del mondo, chi mi segue non cammina al buio" (Gv 8,12), Parola fatta carne; e il suo Spirito, che annunzia il piano di Dio nella storia e ne dispiega via via il senso, particolarmente attraverso la Parola dei due Testamenti, nella quale tutto è già detto, ma la cui comprensione cresce insieme alla Chiesa (cf. Dei Verbum 8).

In questo esodo nasce un popolo asperso e salvato dal sangue dell'agnello (cf. Eb 12,24; 1Pt 1,2), il quale tutti i giorni con Maria canta l'attuarsi del giudizio di Dio che disperde i superbi ed esalta i poveri (cf. Lc 1,51-52), e che da questo Magnificat è chiamato sempre di nuovo a convertirsi alle vie di Dio.

In questo esodo si forgia un popolo che, nato dall'unità del Padre, del Figlio e dello Spirito, è chiamato a formare un cuor solo e un'anima sola avendo tutto in comune (cf. At 4,32).

Così, nella custodia fedele di questi doni impegnativi che in modo definitivo ne specificano l'identità, la Chiesa potrà essere sale della terra, senza diluirsi e dileguarsi nella dispersione del mondo.

I commenti di don Marco sono pubblicati dal Centro Editoriale Dehoniano - EDB nel libro Stabile come il cielo.

 

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