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TESTO La parte migliore da cercare ed individuare

padre Antonio Rungi

XVI Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (22/07/2007)

Vangelo: Lc 10,38-42 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 10,38-42

In quel tempo, 38mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. 39Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. 40Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». 41Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, 42ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».

La Parola di Dio di questa domenica ci invita cercare le cose che più contano davanti a Dio e alla sua presenza. Nell'incontro di Gesù con Marta e Maria, di cui ci parla il brano del Vangelo di Luca di oggi, cogliamo esattamente dalle parole stesse del Signore quale direzione di marcia dobbiamo imprimere alla nostra vita, troppo spesso presa da attivismo ed eccessivo interesse per le cose del mondo, come è nel caso di Marta, una delle due sorelle che Gesù incontra. Queste cose umane e terrene, pur legittime e sacrosante, possono farci distrarre dai veri valori, quelli soprannaturali, espressi dall'atteggiamento di Maria, l'altra sorella, che quale vera discepola del Signore, si pone ai suoi piedi e si mette in atteggiamento di ascolto, desiderosa di apprendere dalla bocca stessa di Cristo ciò che è essenziale nella vita. Il Vangelo non ci dice che cosa il Signore stesse dicendo a Maria e quale sia la parte migliore che lei si era scelta. Ma tutto il contesto ci fa pensare che Gesù è particolarmente vicino a coloro che si pongono in un atteggiamento di fede e di dialogo con Lui e non si fanno distrarre da altri pensieri. Gesù rimprovera Marta di fronte alle sue proteste nei confronti della sorella che, in quel caso di necessità, invece di rimboccarsi le maniche e dare una mano per esprimere al meglio l'accoglienza e il gradimento per la venuta del Signore, se ne sta ai piedi di Gesù a perdere tempo, secondo il giudizio della caricatissima e dinamica Marta, che va al sodo e pensa in termini di efficienza e concretezza. Certamente Marta avrà avuto i suoi giusti motivi, le sue buone ragioni, per sollevare la questione della collaborazione fattiva di tutti i componenti della famiglia in quel determinato caso; ma Gesù non sembra aver gradito quell'atteggiamento di superiorità, di chi realizza e fa', è di manica e risponde in pieno a tutte le necessità, rispetto alla sorella più propensa all'ascolto e alla riflessione.

A ben leggere le due realtà espresse dall'attivismo di Marta e dalla contemplazione di Maria sono due atteggiamenti ugualmente importanti; per cui il primo senza il secondo si svuota di contenuti soprannaturali e spirituali; il secondo senza il primo può rimanere solo un atteggiamento di teorizzare ogni situazione senza calarla nella realtà di tutti i giorni. In altri termini tra teoria (atteggiamento di Maria) e prassi (operosità di Marta), ci deve essere sempre un accordo ed una stretta collaborazione. Il modo migliore di procedere dovrebbe essere questo: ascoltare, pensare, riflettere, decidere e poi operare. Ogni azione richiede una riflessione ed ogni riflessione porta necessariamente all'azione. Non a caso spesso si dice nel nostro contesto attuale che abbiamo bisogno di testimoni e molto meno di maestri, in quanto molti presumono di insegnare agli altri le cose più giuste da farsi, anche negli ambienti ecclesiali. La questione di fondo è che dall'insegnamento, ovvero dalla catechesi (quella che Gesù ha rivolto a Maria) si deve passare all'attività pastorale (l'azione di Marta), ma prima bisogna aver appreso da Cristo i contenuti da trasmettere. Non si può fare questo in modo superficiale, con un breve e passeggero incontro con Cristo o con un saluto di cortesia o benvenuto nella propria casa, come avviene per Marta, è invece importante andare in profondità, andare ai problemi veri della vita e dei bisogni, come fa Maria che si pone ai piedi di Gesù ed assume quell'atteggiamento tipico dei discepoli di quel tempo. Il testo del Vangelo non lascia altre possibilità di interpretazioni stando al modo in cui è presentato l'incontro di Gesù con le due pie e sante donne. Non a caso la cristianità le festeggia come sante e le ricorda nella liturgia come esempi di vita per tutti.

Sul tema dell'incontro e della gratitudine si sviluppa il brano della prima lettura tratta dal Libro della Genesi. Abramo ricevere la singolare visita del Signore (qui si parla di vera apparizione) attraverso i suoi messaggeri di speranza, vita e pace e l'uomo di Dio accoglie con generosità tali ministri dell'Altissimo, mettendo a disposizione di loro tutto quello che ha e possiede per essere davvero accogliente verso chi si trova nel bisogno, è pellegrino e itinerante nella vita. Esempio per tutti di generosità, la cui sorgente sta in Dio, che il primo grande "donatore" di ogni cosa buona.

La ricompensa del Signore è davvero grande nei confronti di Abramo e Sara, ai quali viene assicurata la nascita di un figlio, gioia per i due, ma soprattutto garanzia di futuro per il nascente popolo eletto del Signore.

Si colloca in perfetta sintonia di contenuti il brano della seconda lettura di oggi, tratto dalla Lettera di san Paolo Apostolo ai Colossesi, ove l'Apostolo delle Genti si dice particolarmente contento e felice di soffrire per il Signore e per la causa del Vangelo, ben sapendo che ognuno, con gradi diversi di sofferenza, partecipa alla Passione di Cristo e completa ciò che manca ad essa da parte dell'umanità. Il dolore umano è collocato nella sua giusta posizione e viene interpretato alla luce del vero dolore redentivo che ha accettato per amore Gesù Crocifisso.

Ogni sofferenza è per il bene della Chiesa e se tutti i cristiani fossero convinti dell'efficacia della sofferenza ai fini della santificazione e purificazione personale, saprebbero valorizzarla al meglio quando arriva e magari ti coglie in modo davvero consistente e devastante da un punto di vista fisico ed umano. Il riferimento al Crocifisso è in questi casi particolarmente insostituibile. Solo lui può dare significato al nostro patire e al nostro morire ogni giorno. Comprendere questo significa immettersi sulla scia dei santi o se non altro comprendere dove stanno la vera felicità e il vero senso della vita umana e cristiana.

 

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