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TESTO I puri di cuore abiteranno nella casa del Signore (308)

don Remigio Menegatti   Parrocchia di Illasi

XVI Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (22/07/2007)

Vangelo: Lc 10,38-42 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 10,38-42

In quel tempo, 38mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. 39Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. 40Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». 41Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, 42ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».

Per comprendere la Parola di Dio alcune sottolineature

La prima lettura (Gen 18, 1-10a) racconta dell'incontro di Abramo con il Signore, che si rivela a lui alle Querce di Mamre. L'ospitalità di Abramo appare dalla serie dei gesti in cui si coinvolge, insieme con la moglie e il servo: corre incontro agli ospiti, si prostra davanti a loro, li invita nella tenda, dà ordine per dissetarli e fa cuocere il pane. Si impegna poi nel preparare la cena di questi personaggi misteriosi, e mentre questi mangiano, resta in piedi, nell'atteggiamento del servo pronto ad esaudire ogni desiderio dell'ospite.

Il vangelo (Lc 10, 38-42) mostra una scena simile alla precedente: Marta e Maria accolgono Gesù a Betania. Marta assomiglia ad Abramo in quanto a zelo per preparare un'accoglienza degna del loro amico e Maestro. Gesù accetta e gradisce l'impegno di Marta, e ricorda che anche l'ascolto di Maria è importante per diventare suoi discepoli. L'azione diventa un vero tesoro se sa fare spazio all'ascolto attento di colui che continua a rendersi ospite in mezzo ai suoi discepoli per arricchirli con la sua Parola, da ascoltare con grande attenzione.

Salmo 14
Signore, chi abiterà nella tua tenda?
Colui che cammina senza colpa,
agisce con giustizia e parla lealmente,

chi non dice calunnia con la lingua.

Non fa danno al suo prossimo
e non lancia insulto al suo vicino.
Ai suoi occhi è spregevole il malvagio,

ma onora chi teme il Signore.

Chi presta denaro senza fare usura,
e non accetta doni contro l'innocente.
Colui che agisce in questo modo

resterà saldo per sempre.

Il salmo ruota attorno ad un'immagine non facile per noi, che non abitiamo nelle tende, e non siamo pronti all'ospitalità come invece appare lo stesso Abramo. Stare nella tenda significa godere dell'ospitalità di qualcuno; se poi si tratta della tenda del Signore, si manifesta la comunione con lui.

Questo salmo faceva parte del rito di ingresso al tempio: i pellegrini chiedono quali sono le condizioni per venir ammessi alla casa del Signore, e i sacerdoti rispondono elencando alcune caratteristiche necessarie per stare alla presenza di Dio, e vivere il culto come vera comunione con l'Altissimo.

Il salmo può esser letto anche come presentazione delle caratteristiche del vero credente che chiede la piena e definitiva comunione con Dio. Notiamo subito che la vita del fedele è segnata dalla concretezza e dalla fedeltà a Dio attraverso gesti quotidiani di amore al prossimo: agire correttamente, amare secondo giustizia, non opprimere l'innocente, evitare insulti e attacchi ai vicini, parlare lealmente, cercare di stare lontani da ogni colpa, vivere con giustizia. Una fede fatta di gesti concreti rende graditi al Signore, rende suoi ospiti non solo per lo spazio del culto, ma sempre.

Un commento per ragazzi

Anche questa volta si affacciano alla finestra della mia fantasia molti esempi che desiderano un posto da protagonisti per introdurre questa breve riflessione. La scelta cade – c'era d'aspettarselo! – sullo sport: commentando una tappa a cronometro del Giro d'Italia uno dei giornalisti ricordava come i corrodi arrivano a tal punto di concentrazione che quasi non sentono l'incitamento di chi, ai bordi della strada, li accompagna con un tifo vivace e chiassoso. Anche in mezzo a tanta "confusione" si può valorizzare la propria azione ottenendo il massimo della concentrazione.

Perché questa premessa? Perché tante volte questo brano viene utilizzato per dimostrare – legandosi ad una interpretazione davvero limitata delle parole di Gesù – alla pretesa superiorità della contemplazione, espressa anche nella vita "di clausura", sulla vita attiva e di servizio.

L'ospitalità è un dono grande per tanti popoli, tra cui gli Ebrei contemporanei di Gesù. Abramo stesso mostra il valore di saper accogliere con la dovuta attenzione degli ospiti sconosciuti. Apre la sua tenda a tre persone, e in realtà incontra il Signore, che alla fine – quasi come ricompensa per tanta attenzione – promette la nascita di un figlio.

Marta vive lo stesso stile di Abramo: accoglie l'ospite si mostra ricca di premure per offrirgli il meglio della sua attenzione. Maria invece si ferma ai piedi di Gesù e lo ascolta. Quale delle due sorelle opera la scelta migliore? Qual è la donna da seguire come modello? Ce lo può dire il nostro ipotetico ciclista impegnato nella frazione a cronometro: si tratta di mettere insieme le due cose. La concentrazione serve per realizzare l'azione nel modo migliore; l'azione è necessaria per trasformare le buone intenzioni in una vittoria concreta.

Ascoltare il Signore, dare spazio a lui, metterlo al centro della propria vita, non significa abbandonarsi ad una vita oziosa; non è monopolio della vita "contemplativa" (quella che si vive anche – ma non solo – nei monasteri di clausura). Mettersi a servizio degli altri non significa affatto essere agitati e preoccupati di cose tanto al punto di perdere il legame con la fonte della generosità. Ascoltare il Signore non è riservato per alcune persone che – ad una valutazione superficiale e miope – possono apparire concentrate unicamente su attività che le portano al limite dell'ozio. Le azioni più intense non riescono se manca il legame con il Maestro, se non si seguono le sue indicazioni anche in mezzo alla vivacità di un'orchestra dove ognuno suona uno strumento diverso, e tutti con il massimo dell'entusiasmo. Lo stile di vita che coniuga azione e riflessione, ascolto e servizio, tempo per Dio e per il fratelli, non rimane indicazione per alcuni che vogliono andare più avanti nella strada dell'impegno, desiderano esprimere delle scelte speciali che coinvolgono tutta la vita. Ascoltare il Signore è il dono che ci viene offerto ogni domenica nella messa, come pure nella preghiera personale e nel gruppo formativo. La celebrazione poi si prolunga nella vita, la domenica continua nella settimana; ciò che si è ascoltato va vissuto in gesti concreti: non dimentichiamo, a tal proposito, proprio il vangelo della scorsa settimana che metteva al centro la figura del buon Samaritano, uno che si è dato da fare per gli altri.

Tutto ciò – c'era da aspettarselo – vale per piccoli e grandi, per i nostri genitori, educatori, per il don, come per noi ragazzi. Non dobbiamo aspettare di essere più grandi per imparare a vivere uno stile che non separa le cose, ma le unisce. Separare significa: in chiesa ascolto delle cose, ma poi la vita è diversa; alla domenica ho imparato delle belle idee, ma non le posso attuare nella settimana. I discepoli di Gesù non possono vivere momenti "sacri", in cui dicono – magari nel canto – delle cose bellissime, alternati a momenti "profani", in cui fanno solo quello che va bene alla maggioranza delle persone. Discepolo è colui che porta unità nella sua vita, e vive in armonia perché cerca di attuare ogni giorno quanto il Signore gli insegna, sapendo così che nella persona che accoglie e aiuta, incontra Dio stesso. È capitato ad Abramo: ha aperto la tenda a dei pellegrini e il cuore all'Altissimo. Può accadere anche a noi. Proviamoci!

Un suggerimento per la preghiera

O Dio, tu sei un "Padre sapiente e misericordioso" perché sempre ci accompagni. Donaci "un cuore umile e mite, per ascoltare la parola del tuo Figlio che ancora risuona nella Chiesa, radunata nel suo nome, e per accoglierlo e servirlo come ospite nella persona dei nostri fratelli". Lo chiediamo per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, ospite nella nostra casa, per farci entrare nella tua tenda e dimorare con te per sempre, e nella gioia.

Libri di don Remigio Menegatti

 

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