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TESTO Il cuore del messaggio cristiano

padre Antonio Rungi

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XV Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (15/07/2007)

Vangelo: Lc 10,25-37 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 10,25-37

In quel tempo, 25un dottore della Legge si alzò per metterlo alla prova e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». 26Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». 27Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». 28Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai».

29Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». 30Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. 31Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. 32Anche un levita, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. 33Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. 34Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. 35Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. 36Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». 37Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così».

La Parola di Dio di questa XV domenica del tempo ordinario dell'anno liturgico ci immerge nel centro e cuore dell'intero messaggio cristiano, che è messaggio d'amore verso Dio e verso gli uomini.

La parabola del buon Samaritano che ascoltiamo oggi nel testo del Vangelo di Luca ci dice tutta l'ampiezza e la profondità di questo amore che dobbiamo praticare ed attuare soprattutto quando gli altri hanno maggiori bisogni e necessità, ovvero nel momento dell'emergenza, ma anche nella quotidianità. E' una delle parabole più citate e commentate del Vangelo, in quanto ci presenta i possibili diversi approcci umani e religiosi per fare o non fare il bene, aiutare o non aiutare gli altri, sollevare o non sollevare le sofferenze del prossimo, lenire o non lenire le piaghe dei fratelli, molte volte più evidenti di quanto non le vediamo e percepiamo, di farsi carico della assistenza di chi si trova dell'estremo bisogno di aiuto. Il primo e più grande Samaritano è proprio Gesù: Egli si è caricato di tutte le nostre sofferenze ed egli continua a lenire le profonde piaghe nel corpo e nello spirito che si aprono frequentemente nella nostra vita e non solo per responsabilità personali, ma anche per quelle degli altri. Quegli altri che saranno, come nel caso del Samaritano, briganti che non hanno minimamente a cuore la vita degli altri, oppure sacerdoti, leviti e qualsiasi altra categoria immaginabile che dovrebbe aiutare per carità e mestiere gli altri e che purtroppo non lo fanno, anzi se possono aumentare la dose di sofferenza negli altri lo fanno volentieri. Sono i sadici dell'era moderna e di sempre che davanti alla sofferenza altrui, invece di essere coinvolti ed intervenire in qualche modo, sperano che aumenti, fino alla distruzione completa della persona. Quanta gente nutre nel cuore l'odio, il risentimento, fino a desiderare la morte degli altri. E le cronache dei nostri giorni ci attestano quanto tutto questo sia vero. Gesù invece è il Buon Samaritano che viene incontro a tutte le nostre necessità, come ci attesta la Parabola, tratta dal Vangelo secondo Luca.

Ci si commuove di fronte al comportamento del Samaritano e nella conclusione della parabola è evidente il motivo e l'invito di Gesù: fare tutti le stesse cose che ha fatto questo uomo mosso dalla tenerezza e dalla bontà del cuore. Quando facciamo parlare il cuore e ci lasciamo condurre dove il cuore ci porta, sicuramente siamo capaci di grandi cose e gesti d'amore; ma se ci lasciamo condurre dagli interessi ed affari personali, dalla fretta di raggiungere sempre mete più alte, certo non abbiamo tempo per pensare al bene che possiamo fare, guardandoci semplicemente intorno a noi, nelle nostra case, nei nostri condomini, nei nostri quartieri, nelle nostre città, nei nostri conventi e monasteri. Per essere un buon samaritano non è necessario viaggiare lungo le strade pericolose del nostro tempo, basta imboccare un corridoio di ospedale, un viale di una clinica di cura o più semplicemente il corridoio di un appartamento o di un monastero. Certamente in qualche stanza ci sarà qualcuno da sollevare dalle sue pene e sofferenze. E noi non possiamo chiudere gli occhi ed il cuore a queste istanze di tenerezza, di amore e di attenzione.

In sintonia con il Vangelo, sia la prima che la seconda lettura di oggi. Testi che ci invitano alla riflessione e all'impegno concreto nella storia dell'uomo, facendo tesoro della Parola di Dio rivelata. Il nostro Dio è vicino all'umanità, fino a sacrificare il suo Figlio per noi sull'altare della Croce. Nella lettura del libro dell'Esodo, Mosé si pone come educatore per far capire al popolo di Dio la vera portata della rivelazioni di cui lui è depositario.

Il Verbo di Dio, l'Emmanuele, Dio con noi è davvero il Dio della vicinanza e della compagnia per l'umanità e dell'umanità incamminata verso la Gerusalemme celeste. E' il Dio rivelato in Cristo e di cui Cristo è Figlio e parimenti principio e fine di tutte le cose, Colui nel quale ogni cosa sarà sintetizzata e ricapitolata, ovvero compresa e redenta. San Paolo apostolo, nel brano della lettera ai Colossesi, mette in evidenza proprio questa centralità di Gesù Cristo nella storia della salvezza definitiva.

Nuovamente il Crocifisso viene posto alla nostra attenzione e meditazione, perché da questo Figlio di Dio che si dona a noi possiamo attingere la forza ed il coraggio di donare noi agli altri, mediante gesti concreti di amore e carità.

 

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