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TESTO Commento su Gal 6,14

Casa di Preghiera San Biagio FMA  

XIV Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (08/07/2007)

Brano biblico: Gal 6,14 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 10,1-12.17-20

In quel tempo, 1il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. 2Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! 3Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; 4non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. 5In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. 6Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. 7Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. 8Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, 9guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”. 10Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: 11“Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”. 12Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città.

17I settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome». 18Egli disse loro: «Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. 19Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. 20Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli».

Forma breve (Lc 10,1-9):

In quel tempo, 1il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. 2Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! 3Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; 4non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. 5In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. 6Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. 7Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. 8Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, 9guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”».

Dalla Parola del giorno

Quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo.

Come vivere questa Parola?

Quella odierna è una liturgia che trasuda gioia in ogni sua lettura. Di gioia parla il testo di Isaia nel prospettare l'intervento di Dio a favore del suo popolo. Pieni di gioia tornano i discepoli dalla loro esperienza apostolica. In questo contesto, il brano paolino potrebbe dare l'idea di essere un po' fuori posto. Ma a ben considerarlo ci si rende conto di come esso si situi alla radice della stessa gioia. Sì, la croce di Gesù è la fonte da cui sgorga la gioia più limpida e più duratura. Certamente, non la croce per se stessa, ma per Colui che ne ha fatto il suo trono di gloria, per quello che rivela di Dio e dell'uomo. Non ha detto Gesù: "Quando sarò elevato attirerò tutti a me?". Gli apostoli erano restii ad accogliere queste parole del Maestro. Pietro arriva perfino a richiamarlo. Anche per noi il discorso della croce risulta ostico. Si cerca di evitarlo o almeno di edulcorarlo. Ma il cristianesimo si gioca tutto lì. Certo, l'annuncio verte sul Risorto, ma non si può scindere la resurrezione dalla croce. Si tratta di sfaccettature di un medesimo ed unico mistero di amore. È allora necessario fissare lo sguardo sul Crocifisso, lasciarcene scandalizzare. Sì, proprio come i primi destinatari del messaggio evangelico. Abbiamo fatto troppo l'abitudine a vedere Gesù appeso al patibolo della croce, tanto che ci risulta normale, non ci scuote più. Lasciamo che un fremito di orrore torni a scuoterci, e che la nostra ragione si ribelli di fronte a un gesto che, con i "pagani", ci verrebbe da definire "stoltezza". Solo allora inizieremo a capire chi è Dio, che cosa racchiuda quell'espressione che l'usura ha spesso svuotato di senso: Dio è amore. E capiremo anche quanto ciascun uomo valga ai suoi occhi: Egli mi ama fino a morire per me della morte più infamante perché io sono prezioso per Lui. E non c'è da trasalire di gioia?

Oggi, nella mia pausa contemplativa, fisserò lo sguardo sul Crocifisso, ripetendo la frase paolina: scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani, vanto e motivo di gioia per chi in essa confida.

Mio Dio, quando finalmente comprenderò l'oceano di amore in cui mi vai immergendo? Ti prego: rompi la durezza del mio cuore, infrangi gli argini di una razionalità che tutto vuole controllare e verificare e invadimi con la luce abbagliante del tuo Spirito di Amore.

La voce di un Dottore della Chiesa

"Egli nutriva pensieri di pace e io non lo sapevo. Chi infatti conosce i sentimenti del Signore, o chi fu suo consigliere? (Ger 29,11). Ma il chiodo penetrando fu per me come una chiave che mi ha aperto perché io vedessi la volontà del Signore... È aperto l'ingresso al segreto del cuore per le ferite del corpo... appaiono le viscere di misericordia del nostro Dio, per cui ci visitò dall'alto un sole che sorge (Lc 1,78)"
S. Bernardo

 

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