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TESTO Commento su Giovanni 20,24-29

Casa di Preghiera San Biagio FMA  

S. Tommaso apostolo (03/07/2007)

Vangelo: Gv 20,24-29 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Gv 20,24-29

24Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. 25Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».

26Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». 27Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». 28Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». 29Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».

Dalla Parola del giorno

Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!»

Come vivere questa Parola?

Il giorno di pasqua, Tommaso, uno dei dodici, non si trovava con gli altri quando Gesù apparve in mezzo a loro, né aveva voluto prestare credito alle parole di chi lo aveva visto risorto. "Otto giorni dopo", Gesù si rende nuovamente presente, a "porte chiuse". Questa volta Tommaso è "dentro", "insieme" agli altri. E gli occhi si aprono alla luminosità della fede.

Un giorno Gesù dodicenne aveva obiettato a sua madre di dover essere "nelle cose del Padre". Una presa di distanza, ribadita alle nozze di Cana, da relazioni santissime ma puramente umane. L'appartenenza a Cristo fa sì che si sia "nel" mondo ma non "del" mondo, come sta a significare il particolare delle "porte chiuse", per essere, come Lui, "dentro" le cose del Padre. E questo non da soli, magari da eroi, bensì "con" gli altri. Fin dalla creazione, Dio ci ha sognati in comunione tra di noi, in un imprescindibile rapporto di complementarietà. La nuova creazione inaugurata da Gesù e visibilizzata nella Chiesa, ripristina questo dato essenziale. Non conosciamo i motivi che hanno portato Tommaso fuori e lontano dagli altri in quel "primo giorno" dopo il sabato, ma sappiamo che questo gli ha impedito di "vedere" il Risorto e di accogliere il dono della sua pace. Quando, finalmente, sarà anche lui "dentro" "con" gli altri, gli occhi si apriranno e il grido di fede salirà spontaneo alle labbra. Ora potrà anche affrontare la sfida delle porte aperte, percorrerà le vie del mondo testimoniando di aver "visto" il Signore, ma rimanendo "dentro" e in intima comunione con gli altri. È il cammino che deve percorrere ogni testimone, ogni battezzato.

Oggi, nella mia pausa contemplativa, prenderò atto che "Tommaso" ora sono io, chiamato ad essere "dentro" "con gli altri", a "porte chiuse" (che non vuol dire disinteressandomi di quanto avviene intorno a me). Mi riconosco nel "Tommaso" del "primo giorno dopo il sabato" o in quello degli "otto giorni dopo"? Come correggere o migliorare il mio comportamento?

La consapevolezza che la fede non è un bene di consumo intimistico, ma un dono da condividere e testimoniare, mi liberi, Signore, dalla tentazione di mettermi fuori dalla comunità ecclesiale, procedendo magari da libero battitore o, al contrario, rintanandomi in una religiosità egocentrata.

La voce di un testimone dei nostri giorni

Quando la comunione tra cristiani è una vita vissuta e non è solo una teoria, diffonde una speranza luminosa. Ed ancor più: può sostenere l'indispensabile ricerca di una pace nel mondo.
frère Roger di Taizé

 

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