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TESTO Commento su Gen 18,27-28

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Lunedì della XIII settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (02/07/2007)

Brano biblico: Gen 18,27-28 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Dalla Parola del giorno

Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere... Forse ai cinquanta giusti ne mancheranno cinque; per questi cinque distruggerai tutta la città?

Come vivere questa Parola?

Nella sua semplicità, il racconto odierno ci presenta i tratti essenziali della preghiera cristiana. Abramo si rivolge a Dio con il modo spontaneo e confidente che distingue il dialogare tra amici. Quasi lo riprende nella sua decisione di distruggere Sodoma, la città corrotta: "Lungi da te il far morire il giusto con l'empio, così che il giusto sia trattato come l'empio; lungi da te! Forse il giudice di tutta la terra non praticherà la giustizia?". Un interloquire che può suonare "scandaloso" a chi si è fatto di Dio un'idea più "filosofica" che "religiosa". Un Dio "Ente supremo", lungi le mille miglia dalle sue creature che dirige con distaccato potere. Ma Abramo ha scoperto il volto di un Dio vicino e amico. Un Dio che lo coinvolge nei suoi progetti, fino a farne il "padre di una moltitudine di popoli". Egli osa rivolgersi a Lui con libertà filiale, senza per questo venir meno a quel "timore" reverenziale che distingue il nostro rapportarci con l'Altissimo. Confidenza e rispetto, audacia e fiducia costituiscono l'ordito della preghiera di chi ha scoperto il volto paterno e benevolo di Dio. Una preghiera a largo respiro, che assume e presenta le necessità dei fratelli. Se ne fa carico, anche senza esserne richiesto. Preghiera di intercessione, che non solo supplica per gli altri, ma addirittura si interpone tra chi è invischiato nel male e il Giudice divino. Preghiera per una società che ha smarrito il senso dei valori e precipita sempre più in basso. Non certo acquiescente permissivismo, ma supplica a Chi può toccare i cuori, illuminare le coscienze, indirizzare verso vie di salvezza.

Oggi, nella mia pausa contemplativa, rivedrò il mio modo di rapportarmi con Dio. Vi rinvengo tracce di paura servile o fiducioso e ardito abbandono? Vado a Lui facendomi carico di tutto il male del mondo o in atteggiamento giudicante?

Donami, Signore, l'umile consapevolezza della solidarietà che mi lega ai miei fratelli sia nel bene che nel male. Che io non mi presenti mai a te, prescindendo da loro.

La voce di un filosofo

Il punto di appoggio di Archimede per questo mondo è una cella di preghiera, dove un vero orante prega in tutta sincerità; ed egli solleverà la terra. Sì, se esistesse questo orante e la sua vera preghiera, quando chiude la porta, è incredibile quello che egli potrebbe fare.
Sorèn Kierkegaard

 

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