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TESTO La gioia dei piccoli

don Marco Pratesi  

XIV Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (08/07/2007)

Brano biblico: Is 66,10-14 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 10,1-12.17-20

In quel tempo, 1il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. 2Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! 3Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; 4non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. 5In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. 6Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. 7Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. 8Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, 9guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”. 10Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: 11“Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”. 12Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città.

17I settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome». 18Egli disse loro: «Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. 19Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. 20Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli».

Forma breve (Lc 10,1-9):

In quel tempo, 1il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. 2Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! 3Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; 4non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. 5In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. 6Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. 7Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra. 8Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, 9guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”».

La prima lettura ci porta alla fine del libro di Isaia, dove un anonimo profeta del postesilio, che si ricollega idealmente alla figura dell'antico profeta, scruta il tempo escatologico, cioè il compimento del progetto di Dio su Gerusalemme, che in quel momento versa invece in misere condizioni. Coloro che adesso (nel tempo del profeta) sono addolorati da quella miseria, gioiranno per la sua gloria, contentezza che è paragonata al godimento di una abbondante poppata. I figli di Gerusalemme saranno come bambini coccolati in braccio alla mamma. Questa madre ricca di amore e di latte è Gerusalemme, riconosciuta e onorata da tutti i popoli, ma è anche Dio stesso. Le due immagini si sovrappongono. L'Israele fedele, quello che ha sofferto la rovina di Gerusalemme, sarà così pieno di vita e di gioia - si introduce una nuova immagine - come un prato verdeggiante di erba fresca.

Un quadro molto bello, nel quale il profeta vuole trasmetterci, e ci riesce, il suo entusiamo per il progetto di Dio, tale da farci esclamare: "grandi sono le opere del Signore!" (salmo responsoriale).

Con Gesù di Nazaret i tempi ultimi sono incominciati: la prima cosa che il brano ci chiede è lasciarci trascinare in questa felicità, accogliere in noi, da subito, un po' di questa gioia, che è la gioia di Dio. Facciamo attenzione: questa gioia è per chi ha partecipato al lutto di Gerusalemme, per chi ha sofferto per la deturpazione dell'opera e del progetto di Dio nel mondo. Entrambi - gioia e dolore - procedono dall'amore per Gerusalemme, e nel presente la gioia autentica può solo andare insieme a questo dolore, al punto che senza di esso, ogni gioia può solo rivelarsi vuota: quelli che piangono sono già beati e saranno consolati; quelli che si accontentano delle loro piccole sazietà dimenticando Gerusalemme (cf. Sal 137,5) ne scopriranno ben presto tutta l'inconsistenza (cf. Lc 6,21.25).

Se poi il progetto di Dio è prendere sulle ginocchia e consolare l'umanità dolente, siamo chiamati fin da subito a percorrere quella strada che Teresa di Lisieux chiamava "la piccola via", la via dell'infanzia. Già fin da adesso il Regno è aperto per chi si fa bambino (cf. Mt 18,3), per chi trova la sua gioia nel lasciarsi amare da Dio, e ha cara la propria piccolezza come ciò che trascina Dio padre e madre ad aprire i tesori del suo grembo di misericordia (cf. Lc 1,48).

I commenti di don Marco sono pubblicati dal Centro Editoriale Dehoniano - EDB nel libro Stabile come il cielo.

 

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