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TESTO Fiducia in Dio Padre onnipotente

padre Gian Franco Scarpitta  

XVII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (29/07/2007)

Vangelo: Lc 11,1-13 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». 2Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite:

Padre,

sia santificato il tuo nome,

venga il tuo regno;

3dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,

4e perdona a noi i nostri peccati,

anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore,

e non abbandonarci alla tentazione».

5Poi disse loro: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, 6perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”, 7e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, 8vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono.

9Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. 10Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto. 11Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? 12O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? 13Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!».

Ancor prima di pensare al sacerdozio, da ragazzino incominciai ad intraprendere di mia iniziativa e senza che alcuno me lo avesse suggerito, uno stile di preghiera che non avevo mai sperimentato prima di allora, essendomi sempre limitato alle sole orazioni di rito quali Padre Nostro, Ave Maria, Angelo di Dio a volte recitate anche fuggitivamente e con distrazione: la preghiera colloquiale. Iniziai cioè a pregare Dio tutte le sere prima di addormentarmi rivolgendomi a lui a parole mie, quasi sempre biascicando sotto voce ora delle richieste di aiuto e di perdono, ora delle confidenze, ora impressioni sulla giornata appena trascorsa... Sulle prime mi sembrava di parlare quasi a vuoto, come se la mia orazione fosse semplicemente un monologo senza interlocutore, e non di rado mi domandavo che cosa stessi facendo; a lungo andare però mi avvidi che più continuavo tutte le sere e tutte le mattine quella modalità di preghiera, più mi accorgevo che non potevo fare a meno di attuarla. Mi ci trovavo molto bene e mi sentivo consolato nel pregare secondo quella procedura, che adesso suggerisco a tutti. Infatti, se agli inizi provavo l'impressione di parlare alle pareti, un po' alla volta riscontravo che quella mia conversazione non era (e on è) affatto inutile: stavi parlando con Qualcuno che avvertivi ti stesse ascoltando e comprendendo, sempre disposto a che tu relazionassi con lui e gli usassi disinvolta confidenza e compartecipazione delle tue ansie e dei tuoi problemi, perché no? a volte anche lamentandoti e dandoti a degli improperi.

In fin dei conti, io avvertivo di avere FIDUCIA in Qualcuno che mi ascoltava e che in forza di questa prerogativa mi cimentavo sempre più a parlargli adoperando termini e concetti del tutto miei.

Fiducia. Questa è la prima disposizione che noi dobbiamo avere nei confronti di Dio quando lo preghiamo, sia che Egli ci dia l'impressione di averci abbandonati, sia che nutriamo la certezza che lui è sempre vicino a noi; nell'uno e nell'altro caso si deve sempre mostrare fiducia risoluta e disinvolta, senza mostrare riserve né tentennamenti e la fiducia condurrà a che noi preghiamo Dio secondo giuste intenzioni sia nella buona che nella cattiva sorte. In tempi di benessere o di prosperità la fiducia in Dio ci conduce a pregarlo affinché noi non ci si dimentichi di lui e si provveda a considerarLo quale costante punto di riferimento; in situazioni di crisi, panico e disperazione, quando cioè siamo assillati dai problemi la nostra fiducia in Dio ci indurrà a pregarlo per fuggire l'abbandono e la disperazione; quando viviamo l'ordinarietà del nostro quotidiano la fiducia ci spronerà a relazionarci a lui e a non abbandonare che si coltivi la nostra fede, in altre parole ci consentirà di pregarlo punto e basta.

Atteggiamento di fiducia è quello che a mio avviso sta provando Abramo, che nonostante si qualifichi uomo indegno, imperfetto e immeritorio non esita a parlare al Signore con estrema confidenza e risolutezza, interrogandolo sulle sue intenzioni e astenendosi dal rivolgergli qualsiasi richiesta esplicita: Abramo non chiede direttamente a Dio che risparmi dalla sua ira l'intera città di Sodoma che per il suo peccato meriterebbe lo sterminio, ma con molta umiltà mista a fiducia nella misericordia del Signore fa' notare che quella città potrebbe ospitare anche pochissime persone giuste e irreprensibili che non meriterebbero di essere perseguitate alla pari delle altre. Dio potrebbe anche risolvere il problema traendo in salvo quei soli giusti e realizzando il suo progetto di devastazione, come aveva fatto in precedenza con Mosè e la sua famiglia, ma accogliendo la fiduciosa dialogicità del patriarca si mostra talmente esauriente da risparmiare anche un'intera città pur di salvare poche anime buone. Abramo in altre parole confida nella bontà e nella misericordia del Signore e per questo non esita a rivolgersi con estrema filialità e spontaneità di spirito, ottenendo l'attenzione del Signore.

Anche Gesù invita i suoi a pregare Dio con fiducia. Lo fa soprattutto indicando a tutti l'appellativo insolito di Padre, che forse non veniva usato in epoca veterotestamentaria: che Dio fosse Padre era una concezione prevalente nella mentalità di Israele, ma che lo si invocasse con quella confidenza voluta da Gesù, che addirittura si "permetteva" di chiamare Dio con l'appellativo di "Abbà"= caro papà era sempre stato considerato insolito e irriverente. Eppure Gesù non esita a che noi mostriamo tanta confidenza nei confronti di Dio: prima di ogni cosa ci ragguaglia che Egli è Padre di misericordia e in quanto tale lo si deve concepire e pregare. La prima condizione per una preghiera disinvolta e attenta è la fiducia incondizionata in un Dio Padre che si mostra benigno e indulgente nei confronti dell'uomo; e infatti il bello della nostra fede in Dio è quella di non credere in un Dio (semplicemente) onnipotente, ma in un Dio PADRE onnipotente, che si mostra benevolo e misericordioso ed è disposto ad accogliere ogni nostra richiesta o confidenza nei suoi riguardi; nel commento al Padre Nostro realizzato da Benedetto XVI nel suo celebre ultimo libro "Gesù di Nazareth" una delle dimensioni dell'essere Padre di Dio consiste nel fatto che noi ci sentiamo suoi figli e non esitiamo ad affidarci a Lui spontaneamente con la disposizione di chi riconosce nel Padre il vero fautore del nostro bene. Infatti se l'amico fidato di cui alla parabola si alzerà di notte a corrisponderti un determinato favore solo perché importunato ripetutamente dalle tue insistenze, Dio non lo si importuna mai quando le nostre richieste siano mosse da una fede spiccata e profonda e se non provvede ad esaudire immediatamente le tue richieste ciò significa che ti sta esaudendo seguendo i suoi progetti che sono più congeniali al tuo reale obiettivo, poiché il Padre che ama non sempre concede quello che l'amato richiede appunto perché mira a realizzare il suo amore. E' appunto con la fiducia e la spontaneità dei figli che noi possiamo pregare Dio riconoscendolo Padre per chiedere innanzitutto che il suo nome, ossia la sua magnificenza di amore sia riconosciuta universalmente e che si realizzi il suo Regno di giustizia di pace in questo mondo e nel futuro remoto realizzando così che nella prima parte della preghiera si richieda nient'altro che noi possiamo debitamente lodare Dio come suoi veri figli.

Pregare non esclude che possiamo domandare grazie e benefici per noi stessi e per gli altri poiché anche questa è una dimensione importante dell'orazione che ci aiuta a riconoscere il nostro stato di dipendenza filiale da Dio come Provvidenza e fautore di doni; ma come indica la seconda parte della preghiera del Padre Nostro si richiede che noi domandiamo l'essenziale per la nostra sussistenza (Dacci oggi il nostro pane quotidiano), che pur esponendo le nostre specifiche richieste ci si affidi alla Sua paterna assistenza onnipotente e soprattutto che non si instauri una sorta di pretesa magica per la quale debba risultare automatico che si ottenga quello che chiediamo e alle nostre condizioni; il che potrebbe sfociare nell'idolatria. San Giacomo ammonisce che tante volte la nostra preghiera non trova esaudimento perché illecito è il nostro chiedere: "Chiedete e non ottenete, perché chiedete male, ossia con l'intento di dilapidare", animati cioè da meri egoismi e arrivismi personali e una siffatta orazione che piega Dio alla nostra volontà costringendolo ad eseguire solo ed esclusivamente e nelle misura da noi pretesa le nostre richieste non potrà mai essere accolta né gradita.

Ma qualunque sia lo scopo o l'intento della nostra preghiera essa non può escludere in primo luogo che si instauri una relazione amichevole con il Signore che è sempre alla base di ogni richiesta di grazie e che fonda tutte le preghiere specifiche, determinando anzi quello che sostanzialmente è preghiera, ossia appunto lo stesso familiarizzare con Dio e acquisire apertura franca e spontanea con colui che riconosciamo essere il nostro Padre che ci ama. La realizzazione dell'incontro continuo con il Signore e l'instaurazione di un reale e sincero rapporto con lui è la condizione che rende esaustiva anche ogni nostra richiesta di grazie e ogni nostro desiderio, poiché in questo incontro non mancheremo di ottenere il dono con il quale ogni cosa è possibile a raggiungersi: lo Spirito Santo.

 

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