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TESTO Una Voce che grida anche oggi

mons. Antonio Riboldi

Natività di S. Giovanni Battista (Messa del Giorno) (24/06/2007)

Vangelo: Lc 1,57-66.80 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 1,57-66.80

57Per Elisabetta intanto si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. 58I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei.

59Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccaria. 60Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». 61Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome». 62Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. 63Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. 64All’istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio. 65Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. 66Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui.

80Il bambino cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele.

Oggi la Chiesa si veste a festa per celebrare degnamente la natività di San Giovanni Battista. Anzitutto un augurio grande a tutti i miei amici che portano questo impegnativo nome.

S. Giovanni vi renda capaci di essere 'profeti' della Parola, che certamente Dio ha donato a tutti nel Battesimo. Ma vorrei con voi salutare il Battista con la lode che la Chiesa gli dedica in questa circostanza:

"Risuoni nella Chiesa unanime festoso l'inno delle tue lodi, o Giovanni Battista. Negli arcani silenzi del tempio di Israele un angelo di Dio svela al padre il tuo nome. Tu profeta fanciullo, riconosci nel grembo della Vergine Maria, l'Atteso dalle genti. Tu sorgi dal deserto con il fuoco di Elìa a convocare gli umili nel regno del Signore" (Inno dei Vespri dell'Ufficio delle Ore).

Il profeta Giovanni è l'uomo che il Padre manda avanti come ad aprire la strada al Messia. Un uomo veramente grande, che Dio sceglie per rompere la solitudine dell'uomo che, dopo il peccato originale, era rimasto 'orfano' di Chi invece è il solo senso della sua esistenza: Dio.

Giovanni aveva il compito di aprire la strada a 'cieli nuovi e terre nuove'. In altre parole di ri-cercare la possibilità che i Cieli si riaprissero e, con essi, la speranza: il grande evento della storia dell'uomo che poi vedrà impegnato come protagonista Dio stesso in Gesù. Giovanni era la 'voce' che annunciava Dio, che tornava tra noi.

Una missione incredibile e meravigliosa che esigeva però da Giovanni, come sarà per Gesù, un lungo silenzio nel deserto per capire la volontà di Dio, che si manifesta solo in questo silenzio degli uomini e nella totale apertura alla Sua Voce. Il deserto, anche per noi, ha questo senso: uscire dal nostro piccolo, a volte meschino, mondo di uomini, che troppe volte annegano nelle vanità, e lasciarsi totalmente riempire dall'amore e dalla volontà di Dio.

E Dio aveva su Giovanni un grande disegno, unico, eccezionale, quello di essere 'il precursore' del Messia. Così il profeta Isaia presenta 'il profeta': "Ascoltatemi o isole, attentamente nazioni lontane: il Signore Dio dal seno materno mi ha chiamato; fin dal grembo di mia madre ha pronunciato il mio nome. Ha reso la mia bocca come spada affilata, mi ha nascosto all'ombra della sua mano, mi ha reso freccia appuntita, mi ha risposto come freccia nella sua farètra. Mi ha detto: Mio servo sei tu, Israele, sul quale manifesterò la mia gloria...Ora disse il Signore che mi ha plasmato fin dal seno materno per ricondurre a lui Giacobbe e a lui riunire Israele - poiché era stato stimato dal Signore e Dio era stato la sua forza - mi disse: E' troppo poco che tu sia mio servo, per restaurare le tribù di Giacobbe e ricondurre i superstiti di Israele. Io ti renderò luce delle nazioni, perché porti la mia salvezza fino all'estremità della terra" (Is 40, 1-6).

Celebrando questa festa, pare di risentire, dette a noi, al nostro tempo, le parole che Giovanni ripeteva: "Cambiate vita, perché il regno di Dio è vicino".

Una voce che scuote chiunque abbia davvero la volontà di 'cambiare vita' e aprire le porte a Gesù che viene anche oggi e forse è alla porta della nostra anima e 'bussa'.

Chi di noi, nei momenti di silenzio, che chiamerei il nostro deserto, dando uno sguardo al vuoto che ci circonda e al desiderio, a volte inconsapevole, di poter mettere le ali al cuore ed allo spirito per conoscere il bello, il bene, l'amore, Dio, non sente come dette a lui le parole di Giovanni?

Dio non voglia che ci facciamo riempire dal rumore assordante del benessere, del denaro, del piacere, capace solo di creare un deserto dei cuori, ma pericoloso e vuoto, che rischia di diventare un ostacolo insormontabile, anche per Dio, che sempre rispetta la nostra libertà. Chi di noi non sente il bisogno di incontrare 'un Battista' che gli apra gli occhi dell'anima e gli mostri la vera luce che è Dio?

Siamo circondati forse da troppi, che oserei dire si considerano 'profeti del nostro tempo' e non sono che ciarlatani. Il vero profeta ha le caratteristiche che gli Atti degli Apostoli descrivono del Battista:

"Dio trasse per Israele un salvatore, Gesù. Giovanni aveva preparato la sua venuta predicando un battesimo di penitenza a tutto il popolo di Israele. Diceva Giovanni sul finire della sua missione: Io non sono ciò che voi pensate che io sia! Ecco viene dopo di me Uno, al quale io non sono degno di sciogliere i sandali" (At 13,22-26).

Così scriveva il grande Giovanni Paolo II, nella Enciclica "Chiesa in Europa", vera profezia per l'oggi: "Ovunque poi, c'è bisogno di un rinnovato annuncio anche per chi è battezzato. Tanti europei contemporanei pensano di sapere che cosa è il cristianesimo, ma non lo conoscono realmente. Spesso addirittura gli elementi e le stesse nozioni fondamentali della fede non sono più noti. Molti battezzati vivono come se Cristo non esistesse; si ripetono i gesti e segni della fede, specialmente attraverso le pratiche di culto, ma ad essi non corrisponde una reale accoglienza del contenuto della fede e un'adesione alla persona di Gesù. Alle grandi certezze della fede è subentrato in molti un sentimento religioso vago e poco impegnativo; si diffondono varie forme di agnosticismo e di ateismo pratico che concorrono ad aggravare il divario tra la fede e la vita; diversi si sono lasciati contagiare dallo spirito di un umanesimo immanentista che ne ha indebolito la fede, portandoli sovente purtroppo ad abbandonarla completamente; si assiste ad una sorta di interpretazione secolaristica della fede cristiana che la erode ed alla quale si collega una profonda crisi della coscienza e della pratica morale cristiana. I grandi valori, che hanno ampiamente ispirato la cultura europea, sono stati separati dal Vangelo, perdendo così la loro anima più profonda e lasciando spazio a non poche deviazioni. "Il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?" (Lc 18, 8)... e continua nella stessa enciclica: "Se identico in ogni tempo è il Vangelo da annunciare, diversi sono i modi con cui tale annuncio può essere realizzato. Ciascuno quindi è invitato a proclamare 'Gesù' e la fede in Lui in ogni circostanza; 'attrarre' altri alla fede, attuando modi di vita personale, professionale e comunitaria che rispecchino il Vangelo; 'irradiare' attorno a sé gioia e amore e speranza, perché molti, vedendo le nostre opere buone, rendano gloria al Padre che è nei cieli, così da venire contagiati e conquistati; divenire lievito che trasforma e anima dal di dentro ogni espressione culturale" (E. in E. 47-48).

Un poco come disse di fare Raffaele Bonanni, in occasione di un convegno su economia e sviluppo: "In un momento di grande frastuono e di confusione, in cui tutti tentano di sventolare la bandiera del Vangelo, io penso che si debba riscoprire il valore della testimonianza personale, discreta, silenziosa, portata a spalle curve e testa bassa, nel proprio lavoro e nella vita quotidiana. Quanto al rapporto tra lavoro e Bibbia, il Libro dei libri è ricco di richiami, al lavoro, all'impegno, alla fatica quotidiana.

La Parola ci invita costantemente al dovere della giustizia. La Parola di Dio parte dagli ultimi e dalla sofferenza, e così nel mondo del lavoro il nostro impegno dovrebbe essere il raggiungimento del bene comune, che significa di tutti e di ciascuno".

Quanto attuale è allora la solennità di S. Giovanni Battista: il profeta che invita a prendere coscienza seriamente di quello che siamo e valiamo agli occhi del Padre!

Il Signore mi conduce 'per mano' in incontri con tante comunità in Italia. Ovunque scopro una vera voglia di uscire dalle nebbie della vita che il mondo crea, per conoscere e fare proprie le bellezze del cielo. Tante volte leggo negli occhi di chi mi ascolta il grande desiderio di quanti andavano prima da Giovanni il Battista e poi da Gesù, e a tutti il profeta, anche oggi, dice: "Cambiate vita e fate penitenza".

A volte ci sembra impossibile 'cambiare vita', ossia lasciare alle spalle le catene con cui il benessere ci ha come resi schiavi.

Ricordo, da giovane, quando noi, usciti dalla grande guerra, inneggiavamo alla libertà ed al benessere dell'America. Un sacerdote che sapeva guardare avanti nel tempo, ci radunò e ci scrollò di dosso pericolose mode.

"Avete ragione a vedere nel comunismo ateo il grande nemico di Dio, per il tentativo che si è prefissato di cancellare Dio dalla vita degli uomini. Ma senza Dio cosa ci resta? Però state attenti, il consumismo, ossia il culto del benessere ad ogni costo, che vedete in America, non chiuderà le chiese...semplicemente le svuoterà! Per la semplice ragione che sostituirà il culto di Dio con il culto dei beni della terra".
Ci sembrava una bestemmia, ma è quello che è avvenuto!

Non resta che rivolgersi a Dio perché susciti oggi tanti profeti, come Giovanni Battista, e questi siano docili alla Parola.

Come pregava Santa Teresa di Calcutta: "Signore, io sono un piccolo strumento. Molto spesso ho l'impressione di essere un mozzicone di matita fra le tue mai. Sei tu che pensi, sei tu che scrivi ed agisci. Fa' che io sia nient'altro che quella matita".

Proprio come Giovanni Battista: "Io non sono ciò che voi pensate che io sia. Dopo di me viene Uno al quale non sono degno di sciogliere i legacci dei sandali".

 

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