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TESTO Quel pane spezzato che rivela Cristo

don Bruno Maggioni

Santissimo Corpo e Sangue di Cristo (Anno C) (10/06/2007)

Vangelo: Lc 9,11-17 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 9,11-17

11Ma le folle vennero a saperlo e lo seguirono. Egli le accolse e prese a parlare loro del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure.

12Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta». 13Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». 14C’erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». 15Fecero così e li fecero sedere tutti quanti. 16Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla. 17Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.

Nell'episodio della moltiplicazione dei pani (Luca 9,11-17) non mancano alcuni particolari che sembrano voler sottolineare la grandiosità del gesto di Gesù: la folla era di circa cinquemila uomini e dopo che tutti furono saziati avanzarono dodici ceste di cibo. Ma l'attenzione non deve soltanto soffermarsi sulla potenza di Gesù, bensì su altri due tratti molto rivelatori.

Il primo è il dialogo fra i discepoli e Gesù. Questi vedono il bisogno della gente e se ne fanno portavoce: «Congeda la gente perché vada nei villaggi e nelle campagne intorno per alloggiare e trovar cibo». Ma per Gesù questo coinvolgimento non basta: «Dategli voi stessi da mangiare». L'attenzione e l'interessamento sono già cose importanti, ma non sono ancora il punto vero dell'episodio. Gesù non vuole semplicemente sfamare la gente, ma compiere un segno rivelatore di come Dio vorrebbe il mondo. Secondo i discepoli tocca alla gente comprarsi da mangiare. Per Gesù, invece, il comperare va sostituito con il condividere. Questo significa che devono cambiare le relazioni fra te e gli altri, fra te e le cose. È il grande significato dell'Eucaristia, che non solo dice una presenza di Dio, ma una presenza che si fa pane spezzato e vita condivisa. Le cose che possiedi – fossero pure soltanto cinque pani e due pesci – sono doni di Dio, da godere con gli altri, non a differenza degli altri. Se anche – paradossalmente – i discepoli avessero loro stessi comperato il pane per la gente («a meno che non andiamo noi a comprare i viveri per tutta questa gente»), avrebbero compiuto un gesto di carità, non un segno che introduce nei rapporti una logica differente e in grado di rivelare un volto nuovo di Dio.

Alcuni gesti di Gesù come la benedizione, lo spezzare il pane, la distribuzione con l'aiuto dei discepoli, la raccolta degli avanzi, fanno pensare alla cena eucaristica. Ma non si tratta soltanto di una prefigurazione simbolica dell'Eucaristia, bensì di una vera e profonda rivelazione di Gesù e della sua esistenza e, quindi, una vera rivelazione del gesto eucaristico. La distribuzione dei pani, l'ultima cena (22,19-20), la cena di Emmaus (24,13-15) sono per Luca i pilastri che manifestano la logica dell'esistenza di Gesù: una vita in dono. Una caratteristica, questa, che identifica il Gesù terreno come il Gesù risorto. È qui che i discepoli possono continuare a riconoscere il loro Signore e a incontrarlo.

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