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TESTO Tutti mangiarono e si saziarono

don Maurizio Prandi

Santissimo Corpo e Sangue di Cristo (Anno C) (10/06/2007)

Vangelo: Lc 9,11-17 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Lc 9,11-17

11Ma le folle vennero a saperlo e lo seguirono. Egli le accolse e prese a parlare loro del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure.

12Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta». 13Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». 14C’erano infatti circa cinquemila uomini. Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». 15Fecero così e li fecero sedere tutti quanti. 16Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla. 17Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.

Al centro il pane quest'oggi, la vita donata di Gesù. E per sottolineare questa centralità anche un cammino, una processione che, riprendendo quella del Giovedì Santo, ripete l'esodo di Gesù dal Cenacolo all'Orto degli Ulivi, non nell'ottica del sacrificio ma nell'ottica della Resurrezione: dopo la S. Messa in Coena Domini portiamo il Santissimo nell'altare della reposizione, oggi Gesù Risorto viene portato nelle strade delle nostre comunità. Quello che faremo tra poco allora è davvero un bel cammino, perché ricorda la consegna che Gesù fa di se stesso, ricorda il dono della sua vita, ci fa fare memoria della vittoria di Gesù sulla morte.

Papa Benedetto XVI due anni fa, ha detto una cosa molto nella sua omelia: Uscendo e consegnandosi nelle mani del traditore, Gesù vince la notte, vince le tenebre del male... decidendo di attraversare la soglia della morte ha fatto della sua carne il pane della vita. Ed è bello allora che noi, in quella sera così decisiva della sua vita, decidiamo di accompagnare Gesù al monte degli Ulivi: è vivo desiderio della chiesa orante vigilare con Gesù non lasciarlo solo nella notte del mondo nella notte del tradimento, nella notte dell'indifferenza di tanti (Benedetto XVI°).

Il giorno di Pentecoste, con i bimbi che hanno ricevuto la Prima Comunione a Reppia dicevamo che lo Spirito Santo ci rende capaci di andare oltre le apparenze e là dove noi vediamo soltanto dei chicchi di grano, Lui vede già la sua vita donata per noi. Il discorso sull'amore è certamente valido per tutti i Sacramenti, ma credo che in modo particolare si possa dire dell'Eucaristia che è il sacramento dell'amore. Cosa vuol dire amare? Quando è che una persona può dire di amare un'altra persona? Amare significa dire all'altro: Io voglio che tu viva per sempre... l'amore è così, è degno di non passare mai, di rimanere per sempre. Allora se nella processione del Giovedì Santo siamo noi ad esprimere il nostro amore dicendo a Gesù che non vogliamo lasciarlo solo, portando il Santissimo Sacramento per le strade delle nostre parrocchie portiamo il desiderio di Dio e ascoltiamo le sue parole rivolte ad ognuno di noi: Io voglio che tu viva per sempre.

C'è un'altra idea che il Santo Padre ha voluto trasmetterci e che personalmente sento davvero sento bella e preziosa: sono due le direzioni del nostro camminare oggi incontro al Signore che ci precede come dice il vangelo: vi precede in Galilea, là lo vedrete dicono gli angeli nella redazione di Matteo e poi: Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre, dice Gesù alla Maddalena nel mattino di Pasqua. Ecco allora il nostro camminare, verso la Galilea, considerata come la porta che dà verso il mondo dei pagani... il nostro camminare anche se è ristretto ai nostri piccoli paesi è un andare fino ai confini del mondo, per portare il vangelo al mondo. La seconda direzione del nostro camminare è verso Gesù che sale all'altezza di Dio e ci invita a seguirlo: nostra meta è la comunione con Dio! Si può giungere a questa meta soltanto andando verso la Galilea, portando Gesù sulle strade del mondo, portando il dono del suo amore ad ogni uomo e ad ogni donna che nasce sulla terra. E' proprio vero che l'Eucaristia allora è il pane del cammino: la forza del sacramento dell'Eucaristia va oltre le mura delle nostre Chiese. In questo Sacramento, il Signore è sempre in cammino verso il mondo. Questo aspetto universale della presenza eucaristica appare nella processione della nostra festa. Noi portiamo Cristo, presente nella figura del pane, sulle strade della nostra città. Noi affidiamo queste strade, queste case - la nostra vita quotidiana - alla sua bontà. Le nostre strade siano strade di Gesù! Le nostre case siano case per lui e con lui! La nostra vita di ogni giorno sia penetrata dalla sua presenza. Con questo gesto, mettiamo sotto i suoi occhi le sofferenze degli ammalati, la solitudine di giovani e anziani, le tentazioni, le paure – tutta la nostra vita. (Benedetto XVI°).

Forse è proprio questo uno dei momenti nei quali siamo più vicini a quello che Gesù ha fatto passando e beneficando tutti. Nessuno è escluso dall'adorazione, nessuno è escluso dal passaggio, nessuno è escluso dalla bontà, anche quelli cui il parroco non pensa, anche quelli di cui il parroco non si ricorda, anche quelli che il parroco non conosce. Sento che tutto questo è vicinissimo a quello che è successo quel giorno in cui Gesù ha condiviso i pani e i pesci con cinquemila persone: tutti mangiarono e si saziarono. Avete fatto caso a quanto è bello il contesto eucaristico del vangelo appena ascoltato? Non è un contesto totalmente salutare, perché bene viene specificato che lì ci sono persone bisognose di cure... non sono tutti perfetti quelli che ricevono il pane da Gesù. C'è questa folla che ha bisogno, c'è questa folla che viene accolta da Gesù, c'è questa folla che viene guarita... la folla si presenta malata, stanca, affamata, bisognosa della misericordia del Signore; l'Eucaristia è questo amore che raggiunge tutti, che tocca la vita di tutti... questo amore che non storce il naso e non si schifa di nessuno. Sembra quasi che l'unica condizione che pone Gesù per ricevere il pane è quella di aver fame. Cosa vuol dire essere preparati all'Eucaristia? Vuol dire aver fame... per gustare la bontà e la bellezza dell'Eucaristia devi aver fame... non ho tempo... ma proprio alle 11.00 devi celebrare che io devo preparare da mangiare?... i bambini vanno a scuola tutta la settimana e alle 10.00 è un po' presto, dormono ancora...c'è la partita... c'è il torneo...c'è la caccia.... tutto questo vuol dire che non c'è fame. Il vangelo invece ci presenta questa folla affamata che viene divisa in gruppi di cinquanta per meglio trovarsi insieme nel segno della condivisione... fare Eucaristia allora non è soltanto condivisione della mensa, ma è prima di tutto, patire la fame insieme...

Tra poco ci metteremo in cammino, e sarebbe bello se la nostra preghiera fosse orientata anche a leggere la fame che ha spinto qui i nostri fratelli e le nostre sorelle. Fare Eucaristia, cioè leggere nel cuore dell'altro la fame che lo ha portato accanto a te davanti all'altare... fare Eucaristia, dare nome alla propria fame, affidarla a Colui che risponde non con l'appagamento ma accendendo in noi un'altra fame, fame di amore sempre più grande, di vita sempre più intensa (don L. Pozzoli).

 

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