TESTO Che cos'è più importante...?
padre Gian Franco Scarpitta Chiesa Madonna della Salute Massa Lubrense
XIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno C) (01/07/2007)
Vangelo: Lc 9,51-62

51Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, egli prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme 52e mandò messaggeri davanti a sé. Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l’ingresso. 53Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme. 54Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». 55Si voltò e li rimproverò. 56E si misero in cammino verso un altro villaggio.
57Mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu vada». 58E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». 59A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». 60Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio». 61Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». 62Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio».
Le pagine della liturgia di oggi mi fanno ricordare il primo colloquio con un anziano sacerdote che quando ero ancora ragazzino consultai come primissima guida spirituale mentre cominciavo ad accarezzare timidamente e in modo languido l'idea di diventare prete, non aspirando ancora alla vita religiosa ma optando per il seminario Diocesano. Accortosi del mio stato di confusione iniziale questi mi rivolse con molta calma e risolutezza una domanda:
"Secondo te per la Chiesa è più importante sposarsi o diventare sacerdote?"
Lì per lì, non sapendo cosa rispondere, dissi che per la comunità ecclesiale era più importante che ci si ordinasse presbiteri onde rendere un servizio sacramentale e ministeriale al popolo di Dio.
"Sbagliato" mi rispose lui sorridendo paternamente. E tornò a domandarmi: "Allora, che cos'è più importante, il sacerdozio o il matrimonio?"
"Beh..." Esclamai io tentennando non poco per lo stupore "Allora credo che sia importante sposarsi."
"Sbagliato" Disse lui con la stessa tonalità di prima. "Né il matrimonio è importante per la Chiesa, né lo è il sacerdozio; né la vita religiosa, né la vita professionale" sentenziò con molto garbo "Quello che è più importante è fare la volontà di Dio."
Se vorrai seguire il Signore nel sacerdozio senza che lui ti avrà chiamato a questo, andrai contro la sua volontà, causando fastidi a te stesso e all'intera comunità della Chiesa; parimenti, se ti ostinerai a sposarti mentre il tuo destino è la vita presbiterale, allora sarai di aggravio alla società nella pessima gestione della tua famiglia; infine se vorrai a tutti i costi seguire il Signore da prete Diocesano mentre sei votato alla vita religiosa (o viceversa) sarai un eterno insoddisfatto creando malcontento anche nel luogo in cui ti troverai. Renditi conto che devi solo seguire la volontà del Signore, qualunque sia il progetto che Lui ha impiantato su di te."
Anche il Vescovo Diocesano, il primo giorno in cui entrai in seminario mi ribadì quasi il medesimo concetto:
"Gian Franco, ti voglio bene qualunque sia il progetto di Dio su di te; quando ne avremo scoperto la natura, tu lo metterai in pratica senza esitazioni né obiezioni."
Quello che conta insomma è seguire il Signore su quanto Egli stesso ti indica e non su quello che tu vuoi realizzare a tutti i costi indipendentemente dal suo Volere, e a convincermi di questo fu poi l'esperienza stessa della mia vocazione, specialmente quando compresi che Dio mi voleva in un Istituto Religioso: occorre cioè indirizzarsi non già verso quello che noi riteniamo essere adeguato alle nostre forze o dettato dal nostro solo volere, bensì verso quello che per noi è stato stabilito fin dall'eternità e che verte al vero bene di ciascuno e dell'intero corpo sociale ed ecclesiale perché quello che conta è che si realizzi il bene di noi stessi e degli altri. Intraprendere il cammino che Dio ci indica attraverso gli eventi della vita di tutti i giorni equivale del resto ad operare le nostre scelte ponderandole in base alle nostre reali inclinazioni e ai talenti di cui disponiamo, poiché nulla si è dato per caso nella nostra vita e il fatto stresso che ciascuno possiede dei carismi che lo rendono unico e irripetibile rispetto agli altri è sufficiente a spiegare che seguiamo ognuno un determinato destino prefissato che non ci resta che scoprire momento per momento attraverso la strumentazione valida della preghiera, della meditazione, la direzione spirituale e l'attenzione ai "segni" della nostra vita. Occorre insomma seguire Dio in quello che Lui stesso ci indica e improntare qualsiasi scelta professionale o di altra fattezza nella logica della vocazione divina è l'unica possibilità che questa si realizzi con la sola risultante del beneficio per noi stessi e per gli altri.
Infatti, il brano di Vangelo odierno comporta non già che da parte nostra si segua Gesù ad ogni costo e in tutte le direzioni (come noi saremmo indotti a credere a prima vista) ma che lo si scelga solo se e nella misura in cui Egli lo ha stabilito.
Non per niente Egli intima a uno: "Seguimi" e mette in guardia un altro: "(Guarda che) il Figlio dell'Uomo non ha dove posare il capo" ossia "Considera attentamente tutti i risvolti di questa tua sequela poiché essa comporta immolazione, sacrificio, rinuncia e dedizione continua, che a me sembra tu non possieda... E' meglio che tu non venga dovunque io vada, ma semplicemente che tu faccia quello che per te è meglio." Lo stesso Cristo si qualifica spesso come l'esecutore della volontà di Colui che lo ha mandato per applicare anche in se stesso, nonostante la sua supremazia scaturente dall'essere Dio fatto uomo, la sottomissione di chi dipende da un Altro quanto al suo destino e alla sua missione; ne deriva pertanto che anche da parte nostra non si possa che ammettere di essere in tutti i casi e in ogni circostanza esecutori di un determinato progetto divino.
L'ostinazione verso sentieri o indirizzi inopportuni o che non ci trovino all'altezza delle situazioni produce sempre disordine e confusione e non può che produrre malcontento in noi stessi e negli altri, soprattutto quando si hanno sole ambizioni di successo e di supremazia mentre il malessere e la dispersione si pone appunto quando si suole occupare ruoli o ambiti che sono di per sé confacenti ad altri.
E' tuttavia scontato e inequivocabile che qualunque sia la missione affidataci dal Padre, questa vada intrapresa con molta diligenza, determinazione e sollecitudine, senza rimpianti e nostalgie di sorta; così vuole affermare Gesù nel divieto imposto al discepolo di congedarsi da quelli di casa e "andare a seppellire il proprio genitore", proibizione quest'ultima inesistente a proposito della vocazione di Eliseo (I Lettura) ma che diventa condizione determinante ed essenziale in questa pagina evangelica: in essa non si intende imporre la materiale trascuratezza dei propri cari o venir meno all'affetto nei confronti di chi ci ha cresciuti e assistiti, ma semplicemente richiamare alla determinazione nella scelta missionaria che deve essere decisa, convinta e libera da condizionamenti affettivi e altre remore che la pongano in secondo piano. Qualunque sia la nostra vocazione, specialmente quando questa comporti particolari rinunce e privazioni non deve concedere spazio alcuno alle nostalgie e ai ripensamenti e pertanto deve essere decisa e ben definita anche perché qualunque titubanza e tentennamento potrebbe condurre alla rinuncia e alla resa; qualunque sia il progetto di Dio nella nostra vita, una volta individuato, va anche perseguito con molta tenacia e perseveranza poiché come affermava del resto San Francesco di Paola "invano si comincia il bene se lo si abbandona prima della morte e la corona di gloria viene data ai soli perseveranti", mostrando del resto qualsiasi progetto di vita intemperie e difficoltà di svariata natura.