La formazione del Lettore/8

Il ministero del lettore nella liturgia

La risurrezione del Signore ha nella liturgia un'icona spaziale che, in maniera del tutto singolare, ne celebra il mistero: l'ambone. Esso è monumento del giardino paradisiaco e del sepolcro vuoto, dove il Signore risorto si manifesta alla comunità che, riunita, ascolta la Parola.

Il movimento liturgico confluito nel Concilio Vaticano II ha riscoperto l'importanza delle Scritture e della loro proclamazione nella liturgia; essa non deriva soltanto dal fatto che dalla Scrittura si attingono le letture da spiegare nell'omelia e i salmi da cantare durante la celebrazione, che del suo afflato e del suo spirito sono permeate le preci, le orazioni e gli inni e da essa prendono significato le azioni e i gesti liturgici (cf. SC 24). In primo luogo la sua importanza deriva dal fatto che, quando nella liturgia si leggono le Scritture, Cristo è presente nella sua Chiesa (cf. SC 7), anzi è lui stesso a parlare quando si proclama il suo Vangelo (cf. SC 33). Perciò il Concilio auspica che la mensa della Parola di Dio nella liturgia sia imbandita in maniera abbondante, varia e saporosa (cf. SC 35).

La Dei Verbum poi, dopo aver affermato lo stretto rapporto tra le divine Scritture e il Corpo di Cristo, le une e l'altro pane di vita, pone sullo stesso piano la venerazione con cui da sempre nella Chiesa sono state circondate le Scritture e quella resa al Corpo di Cristo nell'Eucaristia (cf. DV 21). Questa presa di coscienza doveva inevitabilmente condurre alla riscoperta del luogo della proclamazione delle Scritture nello spazio liturgico.

L'OLM spiega che il luogo della proclamazione della Parola, oltre a favorire l'ascolto e l'attenzione dei fedeli, dev'essere elevato, stabile, ben curato, opportunamente decoroso, sufficientemente spazioso, rispondente alla dignità della Parola, in modo da far percepire, con la sua struttura e la sua forma, il rapporto esistente tra la mensa della Parola di Dio e quella del Corpo di Cristo (cf. OLM 32-33).

L'ambone

ambone chiesa amalfiStrettissimamente legato alla Parola di Dio che sempre deve risuonare nel luogo-chiesa per rivelare e proclamare il mistero di Cristo e per operare nella Chiesa la salvezza, l'ambone è uno degli alti luoghi o poli della celebrazione. Presenza simbolica emergente nell'aula ecclesiale, prima e anche dopo i tempi celebrativi. L'OGMR 309 non lascia dubbi a riguardo: «L'importanza della Parola di Dio esige che vi sia nella chiesa un luogo adatto dal quale essa venga annunciata, e verso il quale, durante la Liturgia della Parola, spontaneamente si rivolga l'attenzione dei fedeli. Conviene che tale luogo generalmente sia un ambone fisso e non un semplice leggio mobile. L'ambone, secondo la struttura di ogni chiesa, deve essere disposto in modo tale che i ministri ordinati e i lettori possano essere comodamente visti e ascoltati dai fedeli. Dall'ambone si proclamano unicamente le letture, il salmo responsoriale e il preconio pasquale; ivi inoltre si possono proferire l'omelia e le intenzioni della preghiera universale o preghiera dei fedeli. La dignità dell'ambone esige che a esso salga solo il ministro della Parola».

Ulteriori precisazioni sono state date nelle Premesse all'OLM dove la preoccupazione per una degna celebrazione della Parola di Dio non solo stimola suggerimenti tecnici e funzionali, ma mette in evidenza la sua caratterizzazione di luogo anche in relazione all'eminente polo dell'altare (cf. OLM 32-34). Da sempre l'ambone è stato il luogo privilegiato per la proclamazione della Parola di Dio durante la celebrazione liturgica. È monumentum resurrectionis, presenza di Cristo risorto nell'incontro celebrativo.

L'assemblea, radunata per la celebrazione liturgica, potrà comprendere, ascoltando la proclamazione della Parola di Dio, che l'ambone è il segno visibile della continua presenza del Signore risorto, speranza e certezza di vita eterna ogni volta che si raduna per celebrare la Pasqua del Signore. «Ogni volta che la Chiesa, riunita dallo Spirito Santo nella celebrazione liturgica, annunzia e proclama la parola di Dio, sa di essere il nuovo popolo, nel quale l'alleanza, sancita negli antichi tempi, diventa finalmente piena e completa» (OLM 7).

L'ambone è realizzato in quanto luogo della Parola propriamente, non genericamente, luogo dell'annuncio profetico e apostolico pasquale. Non è il luogo del parlare durante la liturgia, ma è il luogo liturgico della Parola che viene proclamata nel rito cristiano, nella celebrazione misterico-pasquale. Il significato che ha l'ambone nella liturgia deriva dalla natura della Parola che su di esso viene proclamata. L'edificio di culto, ogni suo luogo liturgico, ogni presenza simbolica in esso ha una propria teologia che deve sottostare a ogni realizzazione, in modo da togliere ogni elemento dalla semplice funzionalità. È la legge della sacramentalità che viene applicata alla realizzazione architettonica dell'edificio del culto e degli elementi che lo compongono. Se ci riferiamo all'ambone esso è memoria del sepolcro vuoto nel giardino della morte e risurrezione del Signore, luogo alto della proclamazione della Parola, strettamente congiunto al simbolismo del cero pasquale e del fonte battesimale.

Brano tratto dall'articolo: Il luogo della proclamazione delle Scritture, di Emmanuela Viviano, in: La Vita in Cristo e nella Chiesa, mensile di formazione liturgica e informazione, N. 10, dicembre 2017.

97700427280023 pLa Vita in Cristo e nella Chiesa n.10
dicembre 2017

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