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    140 anni

    LETTERA DA ROMA DI DON BOSCO

    10 maggio 1884

    don bosco lettera da Roma


    Ricorrono oggi 140 anni dalla celebre “Lettera da Roma” che Don Bosco scrisse ai suoi salesiani per metterli in guardia dal rischio di perdere la natura realmente “salesiana” dello stare tra i ragazzi, di educarli e di evangelizzarli. Un modo di essere presenti tra i giovani che implica l’amare, richiede la visibilità di questo amore, sa suscitare domande, fornire modelli, fa nascere sogni, progetti e prospettive, e infine genera uomini e donne maturi in grado di costruire il Regno di Dio nel servizio ai propri fratelli e sorelle. In tempi recenti il Rettor Maggiore Emerito Don Pascual Chávez Villanueva ha proposto una lettura attualizzata di questa lettera, che è e resta un caposaldo carismatico per tutta la Congregazione e per la Famiglia Salesiana.
    La lettera-sogno di Don Bosco scritta da Roma nel maggio 1884 rende palese la dialettica tra “presenza del carisma” ed “opere di servizi educativi o sociali”. Perché può benissimo esserci presenza del carisma senza un’opera – com’era a Torino con Don Bosco, prima che venisse strutturata la realtà di Valdocco, o com’è in quelle realtà in cui per vari motivi le opere sono impossibili; così come può esserci un’opera senza più presenza del carisma: un’opera che procede per inerzia, che ha perso capacità propositiva e significatività, che magari ha un glorioso passato da raccontare, ma non ha più nulla da dire nello scenario sociale ed ecclesiale di oggi.
    Davanti a questo rischio, Don Chávez propone una rilettura della Lettera da Roma, che definisce “il Vangelo di Don Bosco”. Una rilettura contestualizzata alla realtà d’oggi e alle sue sfide, quali, ad esempio: “l’irruzione dell’informatica e delle tecnologie in ogni aspetto della vita quotidiana, l’accelerazione vorticosa del mutamento e dell’innovazione; la crisi dei valori, delle certezze etiche tradizionali e delle agenzie di consenso sociale; la complessità crescente dell’esistenza, individuale e sociale; l’omogeneizzazione culturale a cui il mercato internazionale e le esigenze del consumo conducono; lo schiacciamento dei pensieri e delle prospettive sul presente, con la conseguente difficoltà per una buona memoria del passato e per progetti di futuro a lunga gittata; la secolarizzazione della vita familiare e sociale… E tanti altri elementi positivi che caratterizzano i giovani di oggi”.
    In questo contesto i salesiani sono chiamati a saper mantenere l’originalità della loro spiritualità e quella familiarità tipica dell’oratorio, adattando la proposta alla realtà in cui operano. Si tratta, spiega Don Chávez, di “accogliere le persone per quello che sono, ‘nello stato in cui si trovano’ e per ciò che ciascuno di loro possono essere, abituandosi ad articolare e calibrare le proposte e gli interventi a misura di ragazzo e di ragazza, e delle situazioni particolari. Si tratta di ricercare quel raro equilibrio tra proposte radicali di senso e il rispetto della dinamica personale e collettiva che occorre ad ognuno per raggiungerle”.
    La lettura di Don Chávez individua nella Lettera da Roma sei elementi più significativi:
    – Saper usare il linguaggio dell’amore – ossia il grande principio della “visibilità dell’amore”;
    – Comprendere i giovani – l’elemento razionale che permette di annullare la distanza generazionale;
    – Avere a cuore la felicità – quale fine della vocazione di ciascuno e via privilegiata per l’evangelizzazione;
    – Essere presenti – fisicamente e nel dialogo e nel confronto sincero;
    – Superare i formalismi – accettando la fatica educativa per dare ai giovani modelli di confronto per la crescita;
    – Condividere l’azione – accompagnando e favorendo il protagonismo giovanile.

    Qui il testo della lettera

    Servizio Nazionale di Pastorale Giovanile CEI

    «Domine, quo vadis?»

    Convegno di PG

    Sacrofano RM, 6-9 maggio 2024

     

    domine quo vadis

     

    "Ai giovani un servizio mite, umile, aderente alla realtà e grato” (don Pincerato)

    Tornare dai giovani e stare con loro così come san Pietro tornò a Roma dopo aver incontrato Gesù lungo la strada. “Domine, quo vadis?” la domanda dell’apostolo, e la risposta del Maestro, “Venio Romam iterum crucifigi (Vengo a Roma a farmi crocifiggere di nuovo)”. È ripartito dal tema del convegno nazionale di pastorale giovanile, che si è chiuso oggi a Sacrofano (dal 6 maggio), don Riccardo Pincerato, per tracciarne le conclusioni ai 500 partecipanti provenienti da tutta Italia. Il direttore del Servizio nazionale per la pastorale giovanile (Snpg) li ha invitati a ‘tornare a Roma’, una metafora per indicare “il cuore dei giovani”, offrendo loro un servizio “mite, umile, aderente alla realtà e grato”. Ciò vuol dire superare “la tentazione di andarsene via, di lasciare tutto, che a volte possiamo avere di fronte alle provocazioni dei giovani. Come educatori ci capita anche di sperimentare un senso di solitudine davanti a tutto questo ma dobbiamo tornare nella quotidianità dei giovani mettendoci il nostro sguardo di fede”. Una risposta plurale: dal convegno di Sacrofano emerge la proposta di un cammino di identità “al servizio” dei giovani che sia “mite, umile, aderente alla realtà e grato”.
    “Mite perché capace di sostare nelle varie realtà giovanili. Sto perché mi fido e mi affido, – ha spiegato don Pincerato – sto nel servizio non come un eroe. L’affidato comprende di far parte di un progetto più grande di cui è strumento”. E il mite, ha precisato, “non è un debole, non viene scalfito perché è centrato, non controlla la vita ma dà un senso alla vita che gli viene incontro”. Un servizio “umile, ma non umiliato, che sente un’appartenenza comune”, “rispondente alla realtà, capace di leggerla a livello territoriale e culturale, capace di leggere come le nuove tecnologie ci intercettano, capace di creare percorsi per i giovani, perché non restino infantili ma possano diventare adulti”. E poi un servizio “grato”: “La gratitudine – ha dichiarato il responsabile del Snpg – è una delle funzioni dell’adulto, è la capacità dell’adulto di riconoscere che niente gli è dovuto. Grati perché siamo sullo stesso piano, siamo un popolo, nessuno è padrone, nessuno è servo, ma custodi gli uni degli altri”. Come dire che “nell’azione di pastorale giovanile non basta dire ‘io mi prendo cura di te’, serve un ‘noi ci prendiamo cura di te’, noi come Chiesa. Uscire dalla logica di onnipotenza – che ispira un senso di possesso ‘la mia comunità mi appartiene’ – per creare alleanze e un circuito di accompagnamento non per accontentarsi di ciò che stiamo facendo e vivendo ma per prendersi cura e fare ulteriori passi”. Concludendo il suo intervento don Pincerato ha poi annunciato le prossime attività del Snpg, tra queste un pellegrinaggio a Roma con la pastorale vocazionale vissuto come esercizi spirituali, un incontro in autunno per i nuovi incaricati Snpg, e dall’anno prossimo webinar tematici aperti a tutti.

    ALCUNI COMMENTI

    Si è concluso oggi a Sacrofano (Roma) il XVIII Convegno nazionale di Pastorale giovanile sul tema “Domine quo vadis?”, “Signore, dove vai?”. Subito dopo le conclusioni di don Riccardo Pincerato, responsabile del Servizio nazionale di pastorale giovanile, alcuni dei partecipanti hanno raccontato al Sir la propria testimonianza e fatto un primo bilancio delle giornate appena vissute a partire dal tema, dalle premesse e dagli obiettivi prefissati del Convegno.

    Tivoli-Palestrina. “L’aspetto più bello è soprattutto il fatto di considerarci adulti, come sottolineava don Pincerato durante le conclusioni – racconta don Paolo Ravicini, codirettore della Pastorale giovanile-mistagogica (adolescenti) della diocesi di Tivoli e Palestrina insieme a don Ciro Vespoli –. Adulti che accompagnano e, riprendendo le parole di Maria Pia Colella dei giorni scorsi, ‘che sanno tornare ad essere creature, e quindi ad accompagnare, a ringraziare, a vivere di umiltà e di mitezza’. Noi incaricati – ha proseguito – forse abbiamo la tentazione di dover fare tutto noi, di essere ‘onnipotenti’. Però vediamo che l’onnipotenza è più una caratteristica del bambino che, essendo sempre fuori dalle problematiche della vita perché protetto e custodito, sente di poter fare tutto. Questa analogia – conclude – la vedo molto coerente anche con quello che vivo in diocesi: non fare tutto da soli ma cercare di crescere e farlo insieme a figure che diventano significative”. E alla domanda sui prossimi passi in vista del Giubileo dei Giovani del 2025, don Ravicini spiega: “Noi a Tivoli e Palestrina abbiamo due ambiti di lavoro. Con gli adolescenti, dalle medie fino a prima e seconda superiore, prepareremo il Giubileo degli Adolescenti di fine aprile (25-27 aprile 2025). Puntiamo a rendere questa preparazione annuale, non solo prossima all’evento, e su questo abbiamo iniziato a lavorare già dall’anno scorso con le varie associazioni presenti sul territorio che si occupano di adolescenti. Mentre per i giovani il ‘dopo Gmg’ è stato molto presente e insieme agli altri due codirettori di Pastorale giovanile-vocazionale, don Samuele Orlandi e don Bruno Sperandini, si è creata una buona collaborazione che li vedrà coinvolti nella preparazione al Giubileo dei Giovani al quale parteciperemo”. Per don Sperandini “una prima sfida per la Chiesa e per noi educatori e responsabili di pastorale giovanile è quella di metterci in ascolto dei giovani e fare in modo che ciò che noi proponiamo ai ragazzi non si una qualcosa di lontano dalla loro richiesta di spiritualità e di sentirsi in una comunità viva, ma vada a combaciare con essa. Purtroppo, nella realtà odierna, in cui i giovani stanno perdendo punti di riferimento e si sentono sempre più soli, non è raro che la Chiesa non trovi la giusta sintonia con i loro bisogni e necessità, nonostante sia forte, da parte loro, la richiesta di essere ascoltati. Questo è emerso fortemente anche da questi giorni di convegno. Una seconda sfida è quella di vivere una dimensione più ‘comunionale’ in questo mondo super frammentato. Abbiamo spesso contatti con associazioni che si occupano, in modo diverso, di educazione giovanile ed uno dei nostri obiettivi è quello di creare stretti rapporti di collaborazione con esse e con quanti hanno a cuore il bene dei giovani, che sono il motore della società”.

    Napoli, Caserta e Assisi. Fra Vincenzo, della provincia minoritica dei frati minori di Napoli e Caserta, animatore vocazionale e referente per la pastorale giovanile della provincia religiosa, parla di un “convegno che ha coinvolto un po’ tutti. L’aspetto che è emerso sicuramente è quello della corresponsabilità, del metterci tutti in gioco, ciascuno con la propria parte, identità e stile”. Don Federico Scognamiglio, vice-incaricato di Pastorale giovanile della diocesi di Napoli, parla di una “ricerca delle strategie per raggiungere i giovani affinché il messaggio dell’amore di Dio possa raggiungere il cuore di tanti ragazzi che sono partecipi del nostro mondo. Oltre alla corresponsabilità di cui diceva fra Vincenzo – prosegue –, aggiungo la parola ‘generatività’, perché è una delle esperienze più belle di partecipazione dei giovani all’interno delle realtà che vivono”. Don Matteo Renga, responsabile della pastorale giovanile della diocesi di Assisi, Nocera Umbra e Gualdo Tadino definisce i quattro giorni di convegno: “un importantissimo momento di condivisione, per confrontarsi e dialogare con le realtà di altre diocesi del nostro territorio nazionale e discutere non soltanto dei risultati e dei successi raggiunti con i giovani, ma anche e soprattutto delle problematiche, delle difficoltà e delle situazioni più difficili incontrate nella quotidianità, proponendo soluzioni”.

    Giubileo dei giovani dal 28 luglio al 3 agosto

    Si terrà a Roma da lunedì 28 luglio a domenica 3 agosto 2025, il Giubileo dei Giovani: ad annunciarlo don Riccardo Pincerato, responsabile del Servizio nazionale per la pastorale giovanile (Snpg) della Cei, chiudendo oggi a Sacrofano (Roma) i lavori del XVIII Convegno nazionale di Pastorale giovanile sul tema “Domine, quo vadis?”, “Signore, dove vai?”. “La macchina organizzativa – ha riferito don Pincerato – è già in moto per individuare i luoghi di accoglienza”. Il Giubileo dei giovani sarà connotato da tutti “gli elementi tipici di ogni Giubileo, quindi vivere il pellegrinaggio, attraversare la Porta santa, fare la Professione di Fede e avvicinarsi al sacramento della Riconciliazione. Il Giubileo, del quale oggi è attesa la pubblicazione della Bolla di indizione – ha ricordato – non è l’incontro con il Papa”. Il responsabile della pastorale giovanile della Cei ha poi fornito alcune prime informazioni pratiche: “A settembre verrà consegnato un sussidio realizzato dai vari Uffici e Servizi della Cei per aiutare la preparazione di eventi che potranno essere realizzati nelle diocesi. Per quanto riguarda le iscrizioni al Giubileo dei Giovani queste dovrebbero aprirsi nel prossimo settembre e passeranno attraverso il Servizio nazionale per la pastorale giovanile. I costi dei pacchetti saranno stabiliti con lo scopo di favorire la partecipazione di quanti più giovani possibili. Si tratta – ha precisato don Pincerato – di informazioni che ci verranno comunicate dal Dicastero per i Laici, la famiglia e la vita. Le iscrizioni dovrebbero chiudersi nella prossima primavera”.
    Per ciò che riguarda i giovani italiani al Giubileo “la Cei sta pensando ad un evento per loro che dovrebbe avere luogo di mercoledì o giovedì nella zona di Centocelle (Roma). Il martedì dovrebbe, invece, tenersi un momento di accoglienza offerto dai giovani della città di Roma ai loro coetanei del mondo; il mercoledì e il giovedì saranno dedicati al pellegrinaggio a san Pietro e al passaggio della Porta santa. Il venerdì è riservato al sacramento della Riconciliazione. La Veglia del sabato sera e la Messa della domenica 3 agosto, entrambi con il Papa, si terranno a Tor Vergata”.
    Il tema del Giubileo, come da tradizione, viene scelto dai Pontefici per cercare di leggere e di rispondere alle esigenze culturali dei tempi: “Quello voluto da Papa Francesco per il Giubileo del 2025 è ‘Pellegrini di speranza’. È una occasione – ha ribadito don Pincerato – per ‘sostare’ con i nostri giovani sul tema della fede andando a riprendere documenti come “Spe Salvi” di Benedetto XVI e i testi e i discorsi di Papa Francesco di questi anni. Speranza, dal punto di vista biblico, è equivalente di fede. Il tema vuole essere anche un monito che ci ricorda che, a livello culturale, esiste il rischio che possano toglierci la fede, la speranza e la possibilità di incontrarci con Dio. I percorsi che faremo l’anno prossimo – ha concluso il responsabile del Snpg – avranno l’obiettivo di far fare ai giovani l’esperienza di Dio. Il Giubileo diventerà così un punto di un cammino nel quale accompagnare i giovani”.

    FONTE: SIR

    Civiltà Cattolica

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    IL LIBRO
    Questo libro raccoglie l’esperienza, lunga trent’anni, dell’Autore che ha attraversato le case di un paese di provincia, le strade di una diocesi e le regioni di tutta l’Italia, passando per momenti molto importanti come gli Orientamenti pastorali sull’educazione della Chiesa italiana e il Sinodo universale dei giovani. Un lungo cammino che tiene conto dei temi pastorali, diventati snodi decisivi e che hanno costituito il filo rosso dei convegni nazionali organizzati dal Servizio nazionale per la Pastorale Giovanile della CEI in questi anni. La questione della pastorale giovanile non risiede in una ricetta adatta a qualunque situazione, ma nell’impegno di un ascolto e accompagnamento che riguarda gli educatori e i ragazzi a loro affidati.

    L'AUTORE
    Michele Falabretti, prete della diocesi di Bergamo dal 1993. A settembre 2012 è stato nominato dal Consiglio permanente della CEI responsabile del Servizio nazionale per la pastorale giovanile. Ha partecipato come esperto ai lavori preparatori e alle sessioni del Sinodo dei Giovani (2016-2018). Nel 2016 ha collaborato alla realizzazione del Giubileo dei Ragazzi nell’Anno Santo della Misericordia.
    Nel 2022, sempre per conto della CEI, ha coordinato l’organizzazione dell’incontro degli adolescenti italiani con Papa Francesco. Dal 2016 al 2023 è stato vicedirettore della rivista Note di Pastorale Giovanile.

    IL SOMMARIO

    Introduzione
    1. LA CURA EDUCATIVA
    2 LA NASCITA DEL SERVIZIO NAZIONALE DI PASTORALE GIOVANILE E IL DECENNIO DELL’EDUCAZIONE
    3. LE ETÀ DELLA VITA E LA PROGETTAZIONE EDUCATIVA
    4. LA CURA E L’ATTESA: L’EDUCATORE E LA COMUNITÀ CRISTIANA
    5. SINODO DEI GIOVANI E LINEE PROGETTUALI
    6. ORATORIO: LA PROSSIMITÀ SI FA CASA
    - Perché
    - Alcune questioni attuali
    7. FEDE NELL’IMPREVEDIBILE
    - Fede e spiritualità nella vita dei giovani
    - Speranza e carità
    Conclusioni

    VENDITA

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    Sull'oggi
    Spigolando da siti e riviste

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    “Preferirei di no”. Astenersi dal desiderio
    Laura Pigozzi

    Filosofia della pantofola
    Gianfranco Marrone

    Lavoro povero con vita digitale o vita povera con lavoro digitale?
    Lelio Demichelis

    I visori e il futuro dell’educazione
    Matteo Maculotti

    La scuola è un sogno
    Matteo Bonazzi, Alessandra Pantano, Anna Stefi

    Machiavelli contemporaneo
    Roberto Esposito

    Funzionare o esistere?
    Iolanda Stocchi

    Arendt, Weil, Dolto davanti al male
    Donatella Borghesi

    Celebrare il giorno della memoria? Un dialogo con Anna Foa

    Shoah e Nakba. Storie e traumi
    David Bidussa

    Soffro dunque siamo
    Andrea Pomella

    L’epoca dell’intranquillità
    Riccardo Mazzeo

    Il 7 ottobre e l’11 settembre
    Alessandro Carrera

    I difficili numeri della povertà
    Andrea Brandolini

    I corpi, le vittime, la pace
    Antonio Prete

    √ Il tramonto della cristianità
    Michela Dall'Aglio

    √ Rosella Postorino: il futuro oltre la guerra
    Mario Barenghi 

    √  Il tempo alla prova del tempo
    Mauro Portello


    √ 
    Hikikomori, cresce il numero di adolescenti in ritiro da un mondo che chiede troppo
    Cecilia Moltoni

    √ Pietropolli Charmet e la gioventù rubata
    Laura Porta

    √ Anni Duemila: Un mondo in armi
    Rivista "Testimonianze"


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