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TESTO Commento su Sir 15,16-21; Sal 118; 1Cor 2,6-10; Mt 5,17-37

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VI Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (12/02/2023)

Vangelo: Sir 15,16-21; Sal 118; 1Cor 2,6-10; Mt 5,17-37 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 5,17-37

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 17Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. 18In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. 19Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli.

20Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.

21Avete inteso che fu detto agli antichi: Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. 22Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna.

23Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, 24lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.

25Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. 26In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!

27Avete inteso che fu detto: Non commetterai adulterio. 28Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore.

29Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geènna. 30E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna.

31Fu pure detto: “Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto del ripudio”. 32Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio.

33Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. 34Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, 35né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. 36Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. 37Sia invece il vostro parlare: “Sì, sì”, “No, no”; il di più viene dal Maligno.

Le letture di oggi ci portano a riflettere sul tema della “legge del Signore”, come ci ricorda il ritornello del salmo 118 "Beato chi cammina nella legge del Signore", ma vista con prospettive diverse e, soprattutto, con uno strumento fondamentale che è quello della sapienza, che non è quella dei dominatori del mondo, ma quella che ci ha rivelato Gesù Cristo con la sua morte e resurrezione.
Nella prima lettura, tratta dal libro del Siracide troviamo gli aspetti fondamentali dell'esistenza terrena, la vita, la morte, il bene e il male, la natura, la legge, con un preciso riferimento alla sapienza che viene da Dio. Siamo stati creati liberi e siamo chiamati a scegliere liberamente tra il bene e il male, ma il Siracide ci ricorda che il Signore non ha comandato a nessuno “di essere empio e a nessuno ha dato il permesso di peccare”, quindi l'osservanza dei suoi comandamenti dipende solo e unicamente da noi.
Anche san Paolo nella seconda lettura ci ricorda che per giungere alla salvezza occorre far ricorso alla vera sapienza, quella che viene da Cristo e che Dio ci ha rivelato per mezzo dello Spirito che “conosce bene ogni cosa, anche le profondità di Dio”.
Nel vangelo troviamo una serie di detti del Signore, tra loro molto diversi, ma legati da un filo conduttore che è la volontà di privilegiare la coscienza e l'amore rispetto a quello che ci dice la legge. Gesù non si oppone alla legge, ma alle sue interpretazioni riduttive e mostra la povertà di una morale solo esteriore, la pura osservanza, a cui non corrisponde la verità interiore. Potremmo definire la legge quasi come una stampella “pedagogica”, uno strumento che può aiutarci a maturare e crescere nell'amore autentico. La morale evangelica è quella del cuore, la legge è resa necessaria dalla povertà di quest'ultima. Gesù dice che questa ci è stata data “per la durezza dei vostri cuori”, cioè per la nostra incapacità di amare e fissa solo i livelli minimi del nostro agire. Gesù ci invita a non essere come i Farisei che avevano soffocato la forza della Parola di Dio entro alcuni articoli di legge, osservando i quali si sentivano a posto in coscienza, davanti a Dio, mentre la giustizia del Vangelo mette continuamente in crisi questo atteggiamento, dicendoci che la morale dell'amore è il valore centrale. La giustizia del Vangelo non si accontenta del “non uccidere” chiesto dalla legge, vuole una crescita nella fraternità e nell'amore. L'incontro uomo-donna ci aiuta a capire la differenza profonda che passa tra l'attrazione sessuale (il desiderio) e l'amore. Adultero non è solo chi tradisce materialmente il suo impegno di fedeltà, ma colui che vuole soddisfare un desiderio, riducendo l'altro a oggetto, umiliandolo e strumentalizzandolo.
Gesù ci ricorda anche che la riconciliazione fraterna è condizione indispensabile per celebrare degnamente l'eucaristia: se scopri che qualcuno ce l'ha con te, anche senza un motivo preciso, fermati e fatti carico dell'altro gratuitamente, fai sempre il primo passo. Non a caso ogni celebrazione eucaristica inizia con la richiesta di perdono, per invitarci a riconoscere le nostre mancanze e a confidare nella misericordia del Signore.
Gesù ci invita anche ad una radicalità della purezza con un linguaggio esigente "Se il tuo occhio ti scandalizza cavalo, se la tua mano ti scandalizza tagliala", forse queste parole ci lasciano un po' interdetti, ma è l'invito di Gesù a non aver paura di prendere posizioni radicali in linea con il Vangelo. L'altro invito che troviamo nel Vangelo di oggi è proprio quello che «Sia invece il vostro parlare: “sì, sì”, “no, no”; il di più viene dal Maligno».
Chiediamo allora al Signore di aiutarci a vivere nel quotidiano, in famiglia, nelle nostre comunità, nel sociale, questi atteggiamenti che le letture di oggi ci hanno suggerito, anche se non sempre è facile essere coerenti con se stessi, con la Parola di Dio e comportarsi di conseguenza.

Per la riflessione di coppia e di famiglia
- “Avete inteso che fu detto, ma io vi dico”: quali di queste affermazioni di Gesù sono più significative per la nostra vita?
- Nelle nostre scelte quanto incidono le regole della legge e quelle del cuore?

don Oreste, Anna e Carlo - CPM Torino

 

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