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TESTO La salvezza è universale

padre Gian Franco Scarpitta  

XX Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (16/08/2020)

Vangelo: Mt 15,21-28 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, 21partito di là, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidone. 22Ed ecco, una donna cananea, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». 23Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». 24Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele». 25Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami!». 26Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». 27«È vero, Signore – disse la donna –, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». 28Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita.

Il Vangelo è rivolto solamente a una determinata categoria di persone o è destinato a tutte le nazioni? Solo uno scelto popolo potrà salvarsi, oppure tutti gli uomini sono chiamati alla vita eterna o alla comunione con Dio?

Le letture di oggi, compreso il brano evangelico di Matteo, sembrano destare difficoltà perché delineano una realtà presunta di salvezza riservata solo ad alcuni, che escluderebbe tutti gli altri. Addirittura sembrerebbe che Gesù insolentisca una donna che a lui si rivolge in cerca di aiuto con improperi secchi e perentori: “non è bene prendere il pane e gettarlo ai cagnolini”. La donna subirebbe l'epiteto spregiativo di “cagna” e questo linguaggio non costituisce una novità in Gesù, visto che poco prima Matteo vede affermare che non è bene “gettare le perle ai porci”(Mt 7, 6), cioè sprecare ciò che è prezioso dandolo in pasto a chi non lo merita.

Del resto, nel linguaggio degli Ebrei i “cani” erano identificati con i pagani e con i volgari miscredenti, ben lontani dalla vera fede del popolo d'Israele, spregevole categoria di uomini destinati alla perdizione e al presente considerati impuri e abominevoli.

Possibile che Gesù si mostri così refrattario e distaccato nei confronti di una donna che come tante altre persone si rivolge a lui, anche se non appartenente al suo popolo, proprio lui che altrove accetta che anche chi non gli appartiene possa praticare gli esorcismi (Mc 9, 38 - 40)? Possibile che si conceda tanto e tale deprezzamento nei confronti di una donna?

E' vero che il popolo d'Israele vantava di essere l'unico depositario della verità e della salvezza, tuttavia il profeta Isaia, nel brano che ci viene ora proposto, afferma che “gli stranieri che hanno aderito al Signore per servirlo e per amare il nome del Signore... li condurrò al monte santo e li colmerò di gioia nella mia casa di preghiera per tutti i popoli”. Quindi Dio promette di realizzare la comunione fra tutte le nazioni, di coinvolgere nel suo piano di salvezza anche coloro che sono lontani e di favorire anche chi non appartiene al popolo d'Israele. E non è l'unico passo biblico in cui si descrive la salvezza universale e l'attenzione verso lo straniero. Tutti i popoli saranno radunati nel monte Sion e tutti sono invitati a rendere lode al Signore (Is 60; Sal 117, 1), per non parlare di Rut, la Moabita accolta benevolmente nel popolo prediletto da Dio.

La salvezza insomma è universale e Dio viene a redimere e a salvare tutti i popoli, ponendo tutte le condizioni che tutti siano uno, che la comunità umana diventi una sola famiglia, auspicando che tutte le genti adorino l'unico Dio e Signore per ottenere la salvezza.

“Non cercate più i sacerdoti cattolici missionari qui da noi, perché li abbiamo sgozzati”. Questa frase mi impressionò negli anni '90, quando la cronaca riferì della morte truculenta di alcuni missionari che esercitavano il loro ministero di annuncio in un paese africano, rimasti vittime della spietata intolleranza religiosa. Come loro, anche tanti altri sacerdoti, religiosi, suore vengono costantemente perseguitate nei paesi in cui, pur senza far violenza alla credenza di nessuno, annunciano il vangelo nei paesi ad alta densità estremistica in fatto di religione, a rischio della loro vita. Numerosi missionari partono per altri liti lontani e sconosciuti senza sapere se faranno ritorno alla loro terra di origine, ben consapevoli che l'annuncio della parola di Gesù comporta la persecuzione, la vessazione, non di rado le torture, le sevizie e la morte crudele eppure molti sacerdoti, laici e missionari continuano con entusiasmo a perseverare nelle zone difficili di missione. Impressionante la triste fine a cui sono stati costretti non pochi cristiani uccisi dai movimenti terroristici estremisti. Se parecchia gente muore per la causa del Vangelo, se tantissimi santi da noi venerati come martiri, in ogni epoca, hanno offerto con coraggio la propria vita pur di diffondere il messaggio di Cristo in tutto il mondo, la risposta all'enigma di cui sopra non può essere che una: la salvezza è rivolta a tutti i popoli perché tutti sono oggetto della redenzione e della comunione con Dio in Cristo ed è necessario raggiungere altri popoli perché conoscano “l'unico nome nel quale è stabilito che possiamo essere salvati”(At 4, 12).

Per questo motivo, seppure è nostro dovere riconoscere la ricchezza edificante di carismi e di elementi salvifici anche presso altre culture e religioni e sebbene è giusto e necessario valorizzare i contenuti e le ricchezze spirituali che provengono da altre confessioni religiose, convinti che l'amore di Dio può raggiungere gli uomini anche per altre vie, non possiamo smentire la verità che solo Cristo è la “via, la verità e la vita” per tutti e che fuori dalla Chiesa non c'è salvezza (Cipriano). Affermare il contrario sarebbe quindi anche vanificare i sacrifici e i rischi di tante persone che annunciano Cristo in tutto il mondo e comporterebbe anche smentire l'amore stesso del Signore nei confronti di ogni uomo, visto che Cristo è appunto il dono più grande e necessario per tutti. Il dialogo ecumenico non deve pregiudicare la necessità dell'unica Chiesa e per ciò stesso non deve smentire le parole categoriche di Gesù: “Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato”(Mc 16, 15 - 16)

Proprio queste ultime parole sciolgono ogni dubbio sull'atteggiamento di Gesù nei confronti della Cananea: la salvezza è rivolta a tutti gli uomini gratuitamente e senza condizioni, occorre tuttavia che gli uomini l'accolgano consapevolmente e vi aderiscano con il “credere”. Appunto la fede convince finalmente Gesù che questa donna pagana merita di essere esaudita. La sua risposta pronta e risoluta infatti evince che in lei vi è una grande prerogativa di apertura nei confronti del Signore Gesù stesso, considerato come colui al quale nulla è impossibile ed è sufficiente anche una “briciola”, cioè un minimo perché si possa essere da lui salvati. L'episodio non è nuovo se si considera che anche il centurione, di provenienza pagana, ottiene per la sua fede la guarigione del suo servo (Mt 8, 5 - 11) o il lebbroso samaritano, unico riconoscente, viene elogiato da Gesù per la sua grande fede (Lc 17, 11- 19).

La salvezza ha quindi estensione universale ma i suoi frutti sono riservati a chi vuole accoglierla, facendo proprio il Cristo e il suo messaggio, disponendosi all'apertura verso il dono, all'accoglienza del mistero del Verbo incarnato, all'immedesimazione di se stesso nel vangelo come fatto vitale. La fede è insomma la risposta efficace al Dio fatto uomo che peraltro nulla ha omesso per manifestare in modo chiaro ed evidente la novità del Regno di Dio e il suo messianismo e che ha adoperato ogni mezzo perché il suo annuncio fosse comprensibile per tutti. Cristo darà la vita sulla croce per riscattare l'umanità intera e le sue opere d'amore palesano l'attenzione del Padre affinché tutti quanti siano salvi e non c'è uomo che non sia sotto la predilezione di Dio. Ma come poter usufruire del dono della salvezza se ad essa ostinataemnte ci si oppone, se si rifiuta il dono dello Spirito secondo atteggiamenti meritori della condanna di Sodoma e di Gomorra? Coloro che si precludono a Gesù Cristo si autoescludono dai benefici universali di salvezza firmando la propria condanna perché il loro recalcitrare comporterà mancare all'appuntamento con l'Amore.

Ciò che salva è quindi la fede, non l'appartenenza a un determinato popolo. Ciò che condanna è il diniego ostinato la chiusura refrattaria dell'uomo, non la volontà di Dio di abbandonare l'uomo a se stesso. San Francesco di Paola: “Chi non ha fede, neppure può aver grazia.”

 

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