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TESTO Commento su Giovanni 1,1-14

don Walter Magni  

Domenica nell'Ottava del Natale (29/12/2019)

Vangelo: Gv 1,1-14 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1In principio era il Verbo,

e il Verbo era presso Dio

e il Verbo era Dio.

2Egli era, in principio, presso Dio:

3tutto è stato fatto per mezzo di lui

e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.

4In lui era la vita

e la vita era la luce degli uomini;

5la luce splende nelle tenebre

e le tenebre non l’hanno vinta.

6Venne un uomo mandato da Dio:

il suo nome era Giovanni.

7Egli venne come testimone

per dare testimonianza alla luce,

perché tutti credessero per mezzo di lui.

8Non era lui la luce,

ma doveva dare testimonianza alla luce.

9Veniva nel mondo la luce vera,

quella che illumina ogni uomo.

10Era nel mondo

e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;

eppure il mondo non lo ha riconosciuto.

11Venne fra i suoi,

e i suoi non lo hanno accolto.

12A quanti però lo hanno accolto

ha dato potere di diventare figli di Dio:

a quelli che credono nel suo nome,

13i quali, non da sangue

né da volere di carne

né da volere di uomo,

ma da Dio sono stati generati.

14E il Verbo si fece carne

e venne ad abitare in mezzo a noi;

e noi abbiamo contemplato la sua gloria,

gloria come del Figlio unigenito

che viene dal Padre,

pieno di grazia e di verità.

Mentre la Parola si è fatta carne, uomo in Gesù, Verbo di Dio, i credenti lungo la storia hanno rischiato talvolta di dimenticare questo processo del divino nell'umano, disincarnandolo. Predicando una immagine di Gesù, Figlio di Dio, che non c'entra coi Vangeli. Va pertanto riascoltata la ricchezza del Prologo di Giovanni, proposto in questa domenica, Ottava del Natale del Signore.

Gesù In principio
Giovanni scrive il Prologo del suo Vangelo come fosse la melodia di un canto così armonioso che ti avvolge e subito ti conduce in una dimensione misteriosa. Come venissi trasportato da un'aquila, che volando alto sopra la storia del mondo, riporta gli inizi di Gesù bambino a Betlemme, il Suo Natale tra noi, a Dio che sta in principio. E, mentre stupito contempli queste Sue radici divine, cominci ad intuire che nulla di quanto esiste è estraneo a questo orizzonte divino primordiale. Come se tutto venisse compreso e riposto nella stessa prospettiva dell'origine divina di Gesù. Sono le prime parole di questo Vangelo a svelarci che tutto, proprio tutto, sta inscritto nell'orizzonte di un Dio che è amore sin da principio: “in principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio”. E tutto ciò che da questo principio divino deriva è come segnato, marchiato della sua impronta. Come una nuova misura delle cose, di ogni uomo e di ogni donna, di ogni evento e di ogni situazione. Come se tutto fosse generato da un amore capace di affermare che in principio non sta il caos; e persino il male più inquietante e le povertà più profonde, trovano pace. Anche tutto ciò che ancora in modo caparbio e presuntuoso vorrebbe distanziarsi da questo fiume d'amore divino che scorre da principio. Proprio il termine greco logos - che precede il Verbo latino e l'italiano Parola -, attesta che in principio non solo c'è un senso, ma come un grande disegno, una divina strategia, che innestandosi nella storia del mondo le conferisce quanto le nostre parole - quelle delle scienze e di ogni sapere - non saprebbero mai ridire.

“Tutto è stato fatto per mezzo di lui”
Certo, l'intelligenza vorrebbe capire di più, capire meglio, ma resta che il senso obiettivo dei limiti della ricerca e del sapere sono iscritti nel nostro DNA. Un senso compiuto del mondo ci sfuggirà continuamente e nessun sistema, per quanto ardito, potrà mai pretendere di raggiungere una pienezza del senso del mondo che abitiamo. Quante novità ancora ci attendono. Tuttavia, il dinamismo profondo inscritto nei primi versetti del Vangelo di Giovanni è così illuminante che rigenerano l'intelligenza se si ha il coraggio di rileggerli lentamente. Come ti venisse donata la grazia di intravvedere il disegno divino inscritto ovunque, in ogni cosa. E questo è così consolante che anche alle nostre solitudini più penose è data l'opportunità di gioire di una straordinaria vicinanza da parte di Dio. Come avesse voluto starci accanto così, sin dal principio della storia. Proclama, infatti, il Prologo, che “tutto è stato fatto per mezzo di lui. E senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste”. Ci viene così regalata una visione del cosmo che da sempre non può prescindere da Lui. Come se tutto e ogni cosa c'entrasse con Lui e neppure potrebbe esistere se da Lui e in Lui non fosse principiato. E noi, dimenticando troppo spesso questa buona notizia, questo evangelo già inscritto nella storia, abbiamo talvolta preteso, di voler imporre Gesù a un mondo che invece il Verbo stesso di Dio già se Lo portava inciso sulla pelle. Vivo e operante sin dai Suoi inizi divini. Come anche direbbe Paolo: “Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di tutte le cose e tutte in lui sussistono” (Col 1,15-17).

“E il Verbo si fece carne...”
E questo amore divino che sta in principio e poi pervade l'universo, non finirà mai di stupirci. Se è vero, infatti, che l'amore ha le sue leggi, le sue parole, avviene che a un certo punto della storia tutto tace e un fatto s'impone, un'azione divina che non ammette più domande. Dice infatti ancora, in modo diretto e preciso, il Prologo di Giovanni: “il verbo - proprio quella Parola che sta in principio, abitando divinamente il mondo -si è fatto carne e venne ad abitare in mezzo a noi”. Questo è certamente un fatto inaudito, eppure già votato a una svolta, a un cambio di scena. Noi avremmo immaginato che quella Luce che riempiva i cieli e che a Natale s'è racchiusa nella carne di un uomo, Colui che danzava anzitutto nel cuore di Dio è poi finito nel grembo di una donna, entrando nel mondo trovasse accoglienza. No, per quanto fosse “nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non l'ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto”. Proprio questo disconoscimento, che poi sarà annientamento sino alla morte di croce, ancora potrebbe confonderci. Confusi soprattutto quando ci accorgiamo di quanto questo Suo amore sia stato incompreso, travisato, proprio mentre Si offriva per renderci figli della Sua stessa figliolanza divina. Tuttavia, “a quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome (.,..)”. Ci accompagni, dunque, sul finire ormai di questo anno, e di un altro che sta per cominciare, la bellezza insondabile, la ricchezza inesauribile di questa Parola che sta e starà in principio, per sempre.

 

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