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TESTO Chiamo a sè i dodici

don Romeo Maggioni  

XI Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (12/06/2005)

Vangelo: Mt 9,36-10,8 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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In quel tempo, Gesù, 36vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. 37Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! 38Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!».

1Chiamati a sé i suoi dodici discepoli, diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità.

2I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello; Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello; 3Filippo e Bartolomeo; Tommaso e Matteo il pubblicano; Giacomo, figlio di Alfeo, e Taddeo; 4Simone il Cananeo e Giuda l’Iscariota, colui che poi lo tradì.

5Questi sono i Dodici che Gesù inviò, ordinando loro: «Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; 6rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d’Israele. 7Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. 8Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date.

Dopo l'annuncio del Regno, dopo i primi segni che attestano la premura di Dio verso anche i più lontani, ecco ora il primo strutturarsi di questo Regno, con la scelta dei Dodici e la loro missione.

Non è un inizio, ma una ripresa. Il popolo di Dio era nato al Sinai, dove il Signore aveva sognato di fare di Israele "un regno di sacerdoti, una nazione santa, una sua proprietà tra tutti i popoli".

Ma questo era venuto meno, e ora Gesù si trova davanti un popolo disperso: "Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore", senza Dio.

"Allora disse: la messe è molta, ma gli operai sono pochi". Perciò costituisce il nuovo Israele su dodici nuovi fondamenti: i dodici apostoli con a capo Pietro; continuazione e superamento del popolo delle dodici antiche tribù. Fonda la sua Chiesa.

1) L'INIZIATIVA DI DIO

Nell'antico Israele si dice che l'iniziativa è tutta di Dio: "Voi stessi avete visto ciò che io ho fatto all'Egitto e come ho sollevato voi su ali di aquile e vi ho fatto venire fino a me" (I lett.). Nel nuovo Israele è "il padrone della messe che manda operai nella sua vigna". Gesù ora chiama e dà ai Dodici "il potere di scacciare gli spiriti immondi e di guarire ogni sorta di malattie e d'infermità". Comunica loro gli stessi suoi poteri messianici e ne fa come il suo prolungamento: "Predicate che il Regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demoni". Agiscono non per loro capacità, ma per dono e delega divina: "Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date".

Del resto, san Paolo afferma che la salvezza ci è data nel segno di una gratuità che sorpassa ogni nostro merito e persino attesa. "Fratelli, mentre noi eravamo ancora peccatori, Cristo morì per gli empi". Se è fuori della nostra logica voler bene a dei nemici, "Dio dimostra il suo amore verso di noi perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi"; "quando eravamo nemici, siamo stati riconciliati con Dio per mezzo della morte del Figlio suo". La Chiesa, la comunità dei salvati, si fonda proprio su quel gesto di Cristo che, attualizzato nel segno sacramentale dell'Eucaristia, viene rinnovato dagli Apostoli: "Fate questo in memoria di me".

É il contenuto e la forza della missione apostolica.

Il risultato sarà di poter realizzare finalmente quel popolo di Dio sognato da lontano (appunto fin dal tempo di Mosè). Dopo un po' di anni di ministero, Pietro potrà dire dei suoi: "Voi siete la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di lui che vi ha chiamati dalle tenebre alla sua mirabile luce; voi, che un tempo eravate non popolo, ora invece siete il popolo di Dio; voi, un tempo esclusi dalla misericordia, ora invece avete ottenuto misericordia". (1Pt 2,9-10). Tra loro c'erano già dei pagani venuti alla fede, ma anche molti di quei primi ai quali i Dodici erano stati inviati come primizia: "alle pecore perdute della casa di Israele".

2) LA MEDIAZIONE APOSTOLICA

All'iniziativa di Dio, attuata da Cristo, segue oggi la mediazione degli Apostoli. La Chiesa è questo edificio che ci raccoglie tutti come famiglia di Dio: "Voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, e avendo come pietra angolare lo stesso Cristo Gesù" (Ef 2,19-20). Nel "Credo" professiamo la Chiesa "apostolica", perché per tramite loro e dei loro successori (il Papa e i Vescovi), noi abbiamo accesso diretto al fondamento che è Cristo. E per mezzo suo abbiamo accesso al Padre: "Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato" (Mt 10,40). Dirà san Cipriano: "Nessuno può avere Dio per Padre se non ha la Chiesa per madre".

Agli apostoli, è stato detto: "Predicate...". A loro è stato conferito il dono dello Spirito, per il quale vengono rimessi i peccati. A Pietro e a tutti i Dodici è stato dato il potere delle chiavi per guidare e difendere la Chiesa contro ogni assalto nemico. A loro Gesù disse: "Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (Mt 28,20). Il pacchetto del "Sacro" che santifica gli uomini, è stato affidato alle loro mani. Tramite il loro servizio s'incarna e si prolunga nel tempo l'opera di Cristo. "Chi ascolta voi, ascolta me, chi disprezza voi disprezza me" (Lc 10,16). Non c'è soggettivismo religioso che tenga di fronte ad una storicizzazione e oggettivazione dell'opera di Cristo che passa attraverso uomini e istituzioni. Non è serio e illogico dire: "Cristo sì, la Chiesa no"!

Scelta, quella di Gesù, anche discutibile. "I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone,...". In quest'elenco non c'è gente che brilli per prestigio umano, anzi. La loro origine è modesta, modestissima anche moralmente per alcuni, se Matteo era un pubblicano, cioè uno strozzino delle tasse; Simone uno zelota, cioè un 'terroristà politico. Modesti anche per fedeltà ed esemplarità: Pietro lo rinnegò, Giuda lo tradì, gli altri fuggirono al momento della prova. "Ma Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti, Dio ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono" (1Cor 1,27-29). Non per creare ostacoli, ma perché nella debolezza di questi si riveli la potenza di Dio, perché si comprenda che la Chiesa e la salvezza sono solo opera di Dio.

Ritorniamo a Gesù che si gettò nella sua missione perché "vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore".

La situazione dell'uomo di oggi non suscita minor compassione. Chi sa guardare con l'occhio dell'eterno, ha compassione del trionfo dell'effimero. Chi esige la verità, non sopporta più lo stordimento delle opinioni. Chi crede alla libertà, ha orrore dell'impero della manipolazione televisiva. L'uomo più attento invoca un aiuto e una salvezza. Attorno alla Chiesa si va raccogliendo più udienza e attesa; oggi forse soltanto di valori umani (che sono però già parte del vangelo!), e domani certamente anche dello specifico soprannaturale, quando gli uomini maturano di più in umanità.

Le prospettive del futuro sono ottimistiche. La messe è molta. Preghiamo il padrone della messe che mandi sempre più operai nella sua messe!

 

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