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TESTO Il seme caduto sulla terra buona

Riccardo Ripoli  

Sabato della XXIV settimana del Tempo Ordinario (Anno II) (22/09/2012)

Vangelo: Lc 8,4-15 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Quanti ragazzi abbiamo fatto crescere. Più di cinquecento bambini hanno usato il nostro cuore per attraversare il confine con un altro mondo, un mondo a loro sconosciuto. Quante cose abbiamo insegnato loro, chi ha imparato a cucinare ed oggi è cuoco in qualche albergo, altri si sono avvicinati ai cavalli ed oggi sono maniscalchi, domatori, guide nei trekking, taluni imparando a potare le piante sono diventati giardinieri. Ma non sono queste le cose che contano. Abbiamo cercato soprattutto di insegnare loro valori e principi che possano farli camminare con rettitudine nelle strade della vita, l'amore per un figlio, la solidarietà con chi soffre, il perdono, la perseveranza.

Abbiamo messo cuore, anima e tutta la nostra vita per i ragazzi, ma portiamo sulle spalle il peso di vedere che alcuni hanno sbandato, si sono imbattuti in mille tentazioni barattando i principi con i piaceri effimeri. Viene da piangere talvolta perché abbiamo messo il cuore, abbiamo lottato con le unghie e con i denti per farli crescere sani e robusti nell'anima prima ancora che nel fisico, e ci troviamo spesso dinanzi a situazioni che ci fanno cascare le braccia e domandarci "ma dove abbiamo sbagliato?". Parlare con alcuni di loro e accorgersi che hanno barattato l'anima per un po' di soldi, per il gusto di avere di più di quello che possa servire loro per vivere.

Ma è il Signore stesso a consolarci dicendoci che chi semina ha il dovere di spargere il seme, se poi crescerà o meno dipenderà dal terreno che troverà. I nostri insegnamenti sono sempre stati gli stessi da ventisei anni ad oggi, detti e ripetuti in mille salse, magari con il tempo affinando le capacità di comunicazione, ma sempre quegli stessi valori abbiamo insegnato ai ragazzi che abbiamo avuto la gioia di accogliere, che fossero in diurno, in affidamento o per brevi vacanze. Come dice Gesù nel Vangelo il seme può cadere sulla strada e venire mangiato dagli uccelli o calpestato, nel nostro caso il seme sono gli insegnamenti dati a quei ragazzi che ascoltano con le orecchie e non con il cuore, ed alla prima occasione ricercano i piaceri della vita perché non hanno una guida costante. Il seme può cadere sulla roccia, germoglia, ma in mancanza di radici la pianta muore quasi subito, e questi sono i ragazzi che ascoltano anche i "non principi" di amici e genitori ed in essi non c'è posto per mettere radici profonde e alla prima tribolazione si disperano e si allontanano dai valori importanti. Il seme può cadere in mezzo ai rovi, e questi sono i ragazzi che ascoltano con gioia i buoni insegnamenti, ma nel mondo esterno si lasciano sopraffare dalle preoccupazioni terrene e si mettono ad inseguire le cose materiali per districarsi dalle spine. Il seme può anche cadere nella terra buona e far crescer la piantina fino a diventare un albero che da frutti, ognuno in quantità diverse.

Ecco, ora si che sorridiamo. Adesso possiamo capire che i nostri sforzi devono essere al massimo livello per seminare, potare, sostenere, ma solo una percentuale dei nostri ragazzi arriverà a maturazione. E' una sconfitta? Se lo pensassimo avremmo lasciato già dopo pochi mesi, crediamo invece nel potere della preghiera, nel dialogo, nella sofferenza vissuta abbracciandosi, nella solidarietà, nel miglioramento delle nostre capacità di contadini e genitori. Pensiamo che siamo chiamati ad accudire i bambini che il Signore vuole donarci, farlo con tutto l'amore e tutte le capacità di cui disponiamo, farsi aiutare da chi può darci una mano, ma alla fine bisogna solo pregare che il terreno nei ragazzi sia fertile.

Quanto genitori danno la stessa educazione ai loro figli, ma qualcuno si perde per la strada, mentre altri incamerano i loro insegnamenti e fanno un bel cammino di vita. Non dovremmo più fare figli per qualche sconfitta? Il terreno dipende anche dalla società in cui viviamo, possiamo dissodarne una parte, ma per un buon raccolto il campo deve essere arato in profondità, dissodato, fresato anche più volte. Un lavoro duro dove ognuno è chiamato a fare un pezzetto, ed è per questo che mi batto tanto per l'affidamento, affinché si possano creare uomini e donne che in futuro saranno importante forza lavoro per dissodare il terreno della nostra società, pietre tolte dai nostri campi e trasformate in terra buona e concimata. Se in un campo avessimo un milione di pietre, come potrebbe un manipolo di poche persone toglierle tutte? Ma se ognuno di noi raccogliesse una pietra, una sola pietra alla volta, se ogni nostra famiglia accogliesse un solo bambino in affido, il terreno sarebbe dissodato in un batter d'occhio. Purtroppo il pubblico frena questo entusiasmo e chi si avvicina all'affido spesso trova ostacoli proprio da parte delle istituzioni, ma anche quelle sono pietre da scalzare, da togliere dal campo. Non è difficile, basta una leva ed un po' di persone unite per sensibilizzare l'opinione pubblica, ed allora potremo cambiare o modificare una legge che non tutela a sufficienza i bambini, stimolare i politici che se vogliono il nostro voto devono rimboccarsi le maniche e trovare le risorse per gli affidi prima ancora che per le piazze. Da parte nostra però dobbiamo fare un ulteriore sforzo ed accogliere in casa nostra anche i ragazzi più grandi, anche quelli con un quoziente intellettivo sotto la media, anche coloro con qualche malformazione fisica. Certo, sono pietre un po' più ruvide e pesanti, ma se non le togliamo noi nessuno lo farà al posto nostro e, sempre che i comuni li tutelino mettendoli in qualche lugubre struttura, arrivati a diciotto anni saranno liberi di creare altre centinaia di pietre che impediranno la crescita della nostra società impedendo a tanti bambini di crescere nel modo migliore.

Noi qualche pietra dal campo l'abbiamo tolta e continueremo a farlo, venite a darci una mano ed aiutateci a raccogliere qualche sasso da quel campo nel quale anche voi seminate.

 

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