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TESTO Va' a lavarti a Siloe

don Romeo Maggioni  

IV domenica di Quaresima (anno C) (14/03/2010)

Vangelo: Gv 9,1-38b Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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1Passando, vide un uomo cieco dalla nascita 2e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». 3Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. 4Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. 5Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo». 6Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco 7e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe» – che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.

8Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». 9Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». 10Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». 11Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, mi ha spalmato gli occhi e mi ha detto: “Va’ a Sìloe e làvati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». 12Gli dissero: «Dov’è costui?». Rispose: «Non lo so».

13Condussero dai farisei quello che era stato cieco: 14era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. 15Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». 16Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. 17Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!».

18Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. 19E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». 20I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; 21ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé». 22Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. 23Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l’età: chiedetelo a lui!».

24Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». 25Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». 26Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». 27Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». 28Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! 29Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». 30Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. 31Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. 32Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. 33Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». 34Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.

35Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». 36Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». 37Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». 38Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.

"Voi, fratelli, non siete nelle tenebre; infatti siete figli della luce" (Epist.). E' la nostra fortuna, dal giorno del battesimo, di essere "illuminati", come in antico si chiamavano i nuovi battezzati.

Gesù apre gli occhi al cieco nato. Il prefazio dice: "Nel mendicante guarito è raffigurato il genere umano, prima nella cecità della sua origine e poi nella splendida illuminazione che nel fonte battesimale gli viene donata".

Dal battesimo viene a noi la luce di Cristo e la nuova vita in lui. Purché siamo di quelli che credono, come il cieco, nonostante l'incredulità e forse la paura di fronte ad una cultura che con tanta supponenza ci invade.

1) L'ILLUMINAZIONE

Il fatto narrato è un gesto ben concreto: un cieco dalla nascita è guarito. Costui viene inviato a lavarsi alla piscina di Siloe, "che significa: Inviato", cioè Messia. Il fatto allora è un segno: di Gesù che è luce del mondo: "la luce vera, quella che illumina ogni uomo" (Gv 1,9). Luce come rivelazione piena di Dio: "Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito .. è lui che lo ha rivelato" (Gv 1,18). Luce che è la vita divina: "A quanti lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome" (Gv 1,12). Luce che è indirizzo sicuro di vita pienamente umana: "Chi segue me non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita" (Gv 9,12). Luce che è anche per l'oggi guarigione, consolazione e speranza dentro tante miserie della vita quotidiana. Accogliere Gesù - via per la quale Dio giunge a noi - è arrivare alla verità e alla vita: "Io sono la via, la verità e la vita" (Gv 14,6).

Quel segno si attualizza per noi nel battesimo. L'umanità, nata cieca per l'eredità di peccato ricevuta da Adamo, è resa priva della vita divina, ferita nelle più autentiche capacità umane e destinata alla morte, sull'immagine del malcapitato della parabola del Buon Samaritano, bisognoso che Dio si chini su di lui per salvarlo. Gesù ripete anche a noi: "Va' a lavarti alla piscina di Siloe". Va' a lavarti nella piscina del tuo battesimo e ne uscirai illuminato dalla mia grazia, riconciliato con Dio, partecipe ancora della vita divina, rafforzato dallo Spirito santo che ti rende capace di "resistere al male che non vuoi e fare il bene che vuoi" (Rm 7,18-19). Ce lo ripete oggi Paolo: "Dio ci ha destinati a ottenere la salvezza per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo" (Epist.). "Voi, fratelli, siete tutti figli della luce e figli del giorno; noi non apparteniamo alla notte, né alle tenebre" (Epist.).

Da qui la consapevolezza della nostra nuova dignità e, conseguentemente, la coerenza di una qualità di vita diversa. "Non dormiamo dunque come gli altri, ma vegliamo e siamo sobri" (Epist.). E con la sobrietà, cioè la padronanza di sé, ecco la fede, la carità e la speranza, quasi armi che ci difendono dal mondo: "Noi siamo sobri, vestiti della corazza della fede e della carità, e avendo come elmo la speranza della salvezza" (Epist.). La fede che dice il nostro riferimento unico a Cristo; la carità come verifica della nostra professione cristiana; la speranza di un destino eterno che è la grande forza di noi credenti entro le lotte della vita.

2) LA SCELTA

Al gesto - al dono di Dio - deve corrispondere la nostra apertura, la nostra scelta. Il cieco nato, uomo sincero e realista s'arrende all'evidenza del fatto e cammina verso il riconoscimento del segno, passando dalla luce degli occhi alla luce della fede. Il suo ragionamento è semplice: "Da che mondo è mondo, non s'è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla". Passa gradualmente da saperlo "un uomo che si chiama Gesù", a riconoscerlo "un profeta", cioè "uno che viene da Dio". Alla fine lo proclama "Signore", il Figlio dell'uomo che è il Dio venuto tra noi e che è risorto. A tale riconoscimento della divinità di Gesù approda appunto la fede battesimale.

All'opposto sta l'indurimento del cuore dei farisei di fronte a Gesù che non vogliono accettare il fatto per pregiudizio contro il segno, perché non vogliono riconoscere il divino che c'è in Gesù, riconoscerlo cioè Messia. Accanto ai farisei ci sta la folla che si perde in chiacchiere, si ferma alla pura curiosità: è lui il mendicante cieco, .. non è lui? Non prende posizione, non gli interessa più di tanto quel che è capitato...: come avviene per chi del fatto religioso si informa solo alla tv. Per i genitori del cieco poi è questione di paura: è troppo compromettente e rischioso credere in Cristo! E noi? Quale posizione prendiamo di fronte a Gesù? Quella aperta e leale del cieco? O quella supponente dei farisei "che sanno"? O quella indifferente della folla? O quella minimalista dei genitori che non vogliono compromettersi con Cristo?

La vita ha le sue prove, e l‘adesione di fede non è così sempre facile. Come per l‘antico popolo di Dio, nel deserto della vita viene a mancare l‘acqua, o c‘è da affrontare il nemico, viene quindi facilmente da dubitare di Dio, delle sue promesse e del suo aiuto: "Il Signore è in mezzo a noi sì o no" (Lett.). C‘è bisogno ancora allora del bastone di Mosè e delle sue mani alzate a invocare l‘intervento salvifico di Dio (cf. Lett.). La fede è dono di Dio; ma anche la perseveranza nella fede è dono di Dio. Gesù ha tanto raccomandato la preghiera nei momenti della prova: "Pregate pert non entrare in tentazione" (Lc 22,40). "Senza di me non potete far nulla" (Gv 15,5). Le mani alzate anche della Chiesa, alla quale vogliamo essere inseriti per un sostegno e una sicurezza nelle scelte anticorrenti che siamo chiamati spesso a fare nel clima culturale di oggi.

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Un gesto di salvezza, compiuto da Gesù, suscita discussione e divisione. "Non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti.." (Lc 16,31), aveva detto Gesù a riguardo di chi non è disposto a riconoscere i suoi segni. Anche davanti alla risurrezione di Lazzaro ci fu chi non è rimasto convinto, anzi l‘ha vista come occasione per ucciderlo. Come i Giudei di oggi che dicono di "sapere". La fede è un dono, ma che richiede almeno l‘umiltà e la verità interiore di non chiedersi con pregiudizio al fatto soprannaturale. Il brano di Giovanni csi conclude con una parola forte di Gesù: "Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: Noi vediamo, il vostro peccato rimane" (Gv 9,41).

 

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