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TESTO La vittoria di Giosuè

don Romeo Maggioni  

VII domenica dopo Pentecoste (Anno B) (19/07/2009)

Vangelo: Gv 16,33–17,3 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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33Vi ho detto questo perché abbiate pace in me. Nel mondo avete tribolazioni, ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo!».

1Così parlò Gesù. Poi, alzàti gli occhi al cielo, disse: «Padre, è venuta l’ora: glorifica il Figlio tuo perché il Figlio glorifichi te. 2Tu gli hai dato potere su ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato. 3Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo.

Prosegue il racconto delle vicende di Israele con la faticosa conquista della terra promessa, guidata da Giosuè. Ma è Dio che guida alla vittoria il suo popolo, come il Signore sostiene sempre ognuno di noi nelle battaglie difficili della vita. “Se Dio è per noi, chi sarà contro di noi?” (Epist.). E Gesù assicura: “Abbiate coraggio: io ho vinto il mondo”.

La Madonna nel Magnificat esalta il Signore.. perché dispiega la potenza del suo braccio, disperde i superbi, rovescia i potenti ed innalza gli umili (cf. Lc 1,51-52). Confidando nel Signore, anche noi come Paolo, possiamo dire: “In tutte queste cose noi siamo più che vincitori grazie a colui che ci ha amati” (Epist.). Sta tutta qui la forza - e la serenità - con la quale il credente affronta la vita con le sue prove... e le sue vittorie.

1) FERMATI, SOLE

E’ pagina famosa, questa. Con accento epico Giosuè vuol ricordare quella giornata di vittoria, riconoscendo che tutto fu merito di Dio: “Né prima né poi vi fu giorno come quello,.. perché il Signore combatteva per Israele”. Infatti “morirono per le pietre della grandine più di quanti ne avessero uccisi gli Israeliti con la spada” (Lett.). Riconoscere l’iniziativa di Dio anche nelle nostre imprese riuscite, è il vero tratto di fede che qualifica il credente. Ci fa dire oggi il Salmo: “Chi fa affidamento sui carri, chi sui cavalli: noi invochiamo il nome del Signore, nostro Dio”. L’orgoglio dell’uomo - soprattutto quando gli van bene le cose - fa dimenticare che “in lui viviamo, ci muoviamo ed esistiamo” (At 17,28). Tutto è dono di Dio e sua azione preveniente anche nel fare il bene: “Che cosa possiedi che tu non l’abbia ricevuto? E se l’hai ricevuto, perché te ne vanti come se non l’avessi ricevuto?” (1Cor 4,7). Infatti “è Dio che suscita in voi il volere e l’operare secondo il suo disegno d’amore” (Fil 2,13).

Il coraggio di Giosuè era fondato sulla promessa di Dio: “Non aver paura di loro, perché li consegno in mano tua”. La vita è fatta di prove, e quindi è naturale la paura. “Nel mondo avete tribolazioni, ma abbiate coraggio: io ho vinto il mondo!”. Appoggiarsi su Dio e sul suo aiuto è forse l’aspetto più spontaneo della fede. Ricorrere a lui per un aiuto è preghiera legittima. “Dacci oggi il nostro pane quotidiano.., liberaci dal male”, ci fa pregare Gesù nel ‘Padre nostro’ ogni giorno. La fiducia nella sua Provvidenza è la prima sicurezza da nutrire, anche nelle nostre necessità materiali. Tanto più in quelle spirituali. “Signore salvami!” (Mt 14,30), ha gridato Pietro mentre affondava nelle acque. E Gesù gli stende la mano. "Non è troppo corta la mano del Signore per salvare" (Is 59,1).

Il coraggio si trasforma in speranza che comunque “tutto concorre al bene per quelli che amano Dio” (Rm 8,28). Il Signore aiuta magari non sempre secondo le nostre immediate attese, ma certamente non lascia cadere la nostra invocazione e, per strade a noi ignote, guida la nostra vita alla sua piena realizzazione secondo il suo disegno. Anche dal male sa trarre un bene. Perché lui vede e vuole il mio bene più di quello che io non veda e voglia di me, cioè lui ha un progetto ben più grande d’ogni mia stessa attesa. Giungere a questa interiore certezza - che Dio comunque conduce al bene la mia vita - è la più grande conquista dell’esistenza credente, il vertice della fede. “Vi ho detto questo perché abbiate pace in me”.

2) IO HO VINTO IL MONDO

Vittoria speciale quella di Cristo sul mondo. Mondo inteso anzitutto come tentazione di vivere la sua missione coi criteri umani opposti al disegno di Dio; ne abbiamo l’esemplificazione alle tentazioni nel deserto. Mondo inteso come reazione naturale di paura di fronte alla croce, come appare nella scelta del Getsemani: “Non sia fatta la mia, ma la tua volontà” (Lc 23,42). Mondo inteso come “potere delle tenebre” (Lc 22,53), satana, principio del male, e quindi sconfitta del peccato e delle sue conseguenze, come appare chiaramente nell’atto di obbedienza al Padre - fatto a nome nostro - fino alla morte di croce. La croce è la “glorificazione” di Cristo e la “gloria del Padre” che mostra in lui tutto il dono di sé agli uomini.

“Padre, è venuta l’ora: glorifica il Figlio tuo perché il Figlio glorifichi te”. In vista di quella difficile vittoria da raggiungere - la croce -, Gesù con trepidazione e umiltà chiede l’aiuto al Padre, perché lo sostenga in quella lotta (Lc 23,44), cioè in quella battaglia tanto difficile. Luca dice che Gesù, quanto più era in angoscia, tanto più pregava. E un angelo venne a confortarlo; cioè il Padre l’ha sostenuto. La sua forza, capace di vittoria, l’ha ottenuta dal Padre, nel quale aveva posto ogni confidenza: “Offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno abbandono in lui, venne esaudito” (Eb 5,7). Da questa vittoria è scaturita per noi la salvezza.

La speranza e il coraggio del credente si fondano ora proprio su questo dono totale di Dio all’uomo, in Cristo, che costituisce il massimo segno di affidabilità e premura di Dio per ognuno di noi. “Egli, che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi, non ci donerà forse ogni cosa insieme con lui?” (Epist.). Non c’è più d’aver paura, neanche del giudizio di Dio: “Chi muoverà accuse contro coloro che Dio ha scelto? Dio è colui che giustifica”, cioè Dio perdona. “Chi condannerà? Cristo Gesù è morto, anzi è risorto, sta alla destra di Dio e intercede per noi!” (Epist.). Paolo esplode allora in un grido di entusiasmo e di sicurezza: “Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Niente potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore” (Epist.).

Sta bene oggi la preghiera del Prefazio, che facciamo nostra: “Ti sei chinato sulle nostre ferite e ci hai guarito, donandoci una medicina più forte delle nostre piaghe, una misericordia più grande della nostra colpa. Con sorprendente larghezza hai infuso nei nostri cuori lo Spirito Santo e ci hai dato di condividere con Cristo risorto l’eterna eredità della tua gloria”. Dalla miseria dell’inimicizia alla fortuna di essere figli, alla sorpresa di divenire eredi di Dio. Una vittoria, quella del cristiano, giocata tutta sulla iniziativa gratuita e l’opera potente di Dio!

 

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