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TESTO Una donna cananea si mise a gridare: pietà di me, Signore

don Romeo Maggioni  

V domenica dopo l'Epifania (Anno B) (08/02/2009)

Vangelo: Mt 15,21-28 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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21Partito di là, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidone. 22Ed ecco, una donna cananea, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». 23Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». 24Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele». 25Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami!». 26Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». 27«È vero, Signore – disse la donna –, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». 28Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita.

“Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e Sidone”. Già la la sua patria era “la Galilea delle genti” (Mt 4,15), ricca di presenza pagana. Pur “non essendo stato mandato se non alle pecore perdute della casa di Israele”, tutta la sua predicazione aveva una apertura universalistica e la sua missione di Redentore era chiaramente rivolta a tutta l’umanità: “Andate e fate discepoli tutti i popoli” (Mt 28,19). Più di una volta anche con una punta polemica, lodando questi pagani che trovava più disponibili alla fede: “Molti verranno dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli” (Mt 8,11).

I magi erano il simbolo di una umanità lontana che cercava il Salvatore. Il vecchio Simeone aveva salutato Gesù: “luce per rivelarti alle genti” (Lc 2,32); e Giovanni aveva sintetizzato l’opera di Gesù col dire: “Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo” (Gv 1,9).

Sarà l’opera e la riflessione di Paolo poi a enfatizzare questa apertura universale avendo colto il nocciolo del problema della salvezza: iniziativa gratuita di Dio per ogni uomo che si apre ad accoglierla nella fede. E anche nell’episodio di oggi è al centro il tema della fede di questa donna pagana che sa rompere ogni convenzione razziale, sociale e religiosa.

1) CHIAMATI FIGLI DEL DIO VIVENTE

“La gloria del Libano verrà a te per glorificare il luogo dove poggio i miei piedi. Ti chiameranno: città del Signore” (Lett.). Israele si sentiva privilegiato per il suo speciale rapporto con Dio; ma lo sentiva tanto decisivo per ogni uomo - potremmo dire: tanto oggettivamente vero - che non poteva pensarlo non destinato a tutti. A cominciare da Isaia 2: “Verranno molti popoli e diranno: Venite, saliamo al monte del Signore, al tempio del Dio di Giacobbe” (3), tutti i profeti dilatano la proposta salvifica di Dio a tutti i popoli. Gioele proclama: “Io effonderò il mio spirito sopra ogni uomo” (3,1). Fino a all’ultimo dei profeti, Giovanni Battista: “Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!” (Lc 3,6).

Tutti gli uomini hanno bisogno di Dio, e per tutti è disponibile la misericordia di Dio. “Per far conoscere la ricchezza della sua gloria verso gente meritevole di misericordia.. Dio ha chiamato non solo tra i Giudei ma anche tra i pagani. Esattamente come dice Osea: Chiamerò mio popolo quello che non era mio popolo, .. e saranno chiamati figli del Dio vivente” (Epist.). Qui Paolo rivendica la libertà di Dio di chiamare alla salvezza quanti sono disposti - libero come il vasaio che fare vasi come crede -, anche tra quanti - “meritevoli di collera” - Dio “ha sopportato con grande magnanimità” (Epist.). Del resto questo è esplicito disegno di Dio: “il quale vuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della verità” (1Tm 2,4).

L’unica condizione è la fede, cioè il bisogno di una salvezza che si apre a Dio e non crede troppo alle proprie opere. Questa donna cananea ha una fede così umile, senza pretese, che si paragona volentieri al “cagnolino”, cioè a chi non è ebreo e pensa ad alcuno privilegio. Gesù si commuove proprio di fronte a tale umiltà: “Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri”. Perché “chiunque si esalta sarà umiliato, chi invece si umilia sarà esaltato” (Lc 18,14). Umiltà nel senso che crede che la salvezza è solo dono gratuito, senza avanzar meriti o pretese, come un bambino che volentieri riceve con gioia tutto come dono gratuito: “Chi non accoglie il regno di Dio come l’accoglie un bambino, non entrerà in esso” (Lc 18,17).

2) UNA FEDE PERSEVERANTE

Dono gratuito, la salvezza, ma richiede una coraggiosa perseveranza nella ricerca e nella disponibilità. Tre ostacoli sono posti sulla strada della sua richiesta. Dapprima Gesù “non le rivolse neppure una parola”. Sembra ignorarla. Poi il rifiuto più esplicito: “Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele”. Infine con espressione affettuosa ma ferma: “Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini”. Sono barriere che non scoraggiano la donna, anzi fanno montare la sua fede come una diga fa crescere la potenza delle acque imbrigliate. E la donna, dapprima con umiltà: “Pietà di me, Signore”. Poi cresce nell’insistenza fino a infastidire i discepoli: “Signore, aiutami!”. Infine, con humor intelligente che sa stare al gioco ironico: “E' vero, Signore, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni”.

Nel vangelo Gesù parla spesso dell’insistenza nella preghiera, fino a divenire importuni come l’amico che viene di notte a svegliare per avere dei pani: “vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono” (Lc 11,5-8). Parla anche della perseveranza, come fa quella vedova che va a stancare il giudice perché le faccia giustizia e lo spinge a intervenire “perché non venga continuamente a importunarmi” (Lc 18,1-8). Alla fine resta valido sempre che “chiunque chiede riceve, e chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto” (Mt 7,8).

Quante volte anche noi abbiamo fatto l’esperienza amara di non sentirci esauditi da Dio! Dio sembra lontano, tacere...! Non sarà, anche per noi, per purificare la nostra fede, per provocare un atto di maggior coraggio, un'audacia maggiore, una confidenza più piena e totale in Lui che alla fine sa meglio di noi quello che ci convenga? Si richiede quindi fiducia non soltanto nella sua potenza, capace dell’impossibile; ma fiducia nel progetto che Lui ha su ciascuno di noi. La fede sta nel credere che Dio vede e vuole il mio bene più di quello che io non veda e voglia di me!

Oggi è un annuncio di salvezza universale. Dio ama la vita di tutti, purché si mostri aperto e bisognoso di lui. L’unica chiave per entrare nella salvezza non è la razza, la religione, né il merito, ma la FEDE. “Il vangelo è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede, del Giudeo, prima, come del Greco” (Rm 1,16).

Questo vuol dire che non è l’essere solo praticanti ciò che salva, ma essere credenti! Può capitare che “i pubblicani e le prostitute vi passino avanti nel regno di Dio, perché loro hanno creduto” (Mt 21,31-32). Sta appunto scritto anche che “molti dei primi saranno ultimi e molti degli ultimi saranno primi” (Mt 19,30).

 

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