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TESTO In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete

don Romeo Maggioni  

V domenica T. Avvento (Anno B) (14/12/2008)

Vangelo: Gv 1,19-27a.15c.27b-28 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

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19Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e leviti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». 20Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». 21Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. 22Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». 23Rispose:

«Io sono voce di uno che grida nel deserto:

Rendete diritta la via del Signore,

come disse il profeta Isaia».

24Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. 25Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?». 26Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, 27colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo».

15Giovanni gli dà testimonianza e proclama:

«Era di lui che io dissi:

Colui che viene dopo di me

è avanti a me,

perché era prima di me».

27colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo». 28Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.

Non è vero che l’uomo non cerchi. Siamo sì in una cultura sazia di consumismo; ma proprio questo ci annoia e ci fa desiderare altro. Tempo di crisi, e quindi di paure, hanno sgonfiato tanti miti, ideologie e messianismi, fino a ridurci ad aver perso ogni speranza; e si cercano nuove forme di esperienze religiose. Dicono, queste, un bisogno interiore di più sicurezza, anche se non sempre, purtroppo, di altrettanto rigore razionale. C’è nostalgia del Mistero.

Capita oggi come era capitato al tempo di Giovanni Battista. Bastò che quella voce gridasse nel deserto che subito tutti accorressero a chiedere: “Chi sei tu? Sei Elia? Sei tu il profeta? Cosa dici di te stesso?”. E quello a rispondere: “In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete”. Cercate tanto dappertutto, ma c’è già qui Chi porta la novità, la verità e la speranza vera!

Ogni anno la Chiesa rilancia questa testimonianza del Battista per indirizzare al punto giusto l’attesa che il clima natalizio suscita sempre anche nel cuore dell’uomo più distratto.

1) UNA “UTOPIA” POSSIBILE

La parola profetica, la Bibbia in genere, suscita un bisogno e va sempre a rispondere ad un anelito profondo dell’uomo. Dio stesso accende nel nostro cuore l’immagine viva di un ideale - di una “utopia” - alla quale la routine e la pesantezza della vita spesso ci costringono a guardare con scetticismo e rassegnazione. E’ la Parola di Dio ad aprire alla speranza. E’ ancora possibile un mondo solidale, entro tante guerre? Sì. “Il lupo dimorerà insieme all’agnello... Non agiranno più iniquamente..” (I lett.). E’ ancora possibile una giustizia in mezzo a tante violenze e menzogne? Sì. “Non giudicherà secondo le apparenze, ma giudicherà con giustizia. Percuoterà il violento con la verga della sua bocca..”. E’ possibile almeno un po’ di saggezza entro tanti ideologismi che continuamente sfondano i confini del più ovvio buon senso? Sì. “Su di lui si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e d’intelligenza..”.

“Un germoglio spunterà..”. Spunta una cosa nuova, anzi una Persona nuova, inviata da Dio a capovolgere la nostra tragica situazione per fare un mondo rinnovato. E’ quel Bambino che nasce a Betlemme per il quale si canta: “sulla terra pace agli uomini, che egli ama” (Lc 2,14). E’ quel Gesù, “diventato garante di una alleanza migliore” tra l’uomo e Dio, Colui “che può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si avvicinano a Dio”, il nuovo e definitivo sacerdote tutto dedito alla salvezza degli uomini, “sempre vivo per intercedere a loro favore” (II lett.). E proprio colui che Giovanni Battista annuncia ormai giunto tra noi: “Colui che viene dopo di me, ed era prima di me; a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo”.

Il Salvatore è già venuto, il mondo nuovo è già iniziato, la risorsa di capovolgimento è già all’opera nei cuori degli uomini che vi si aprono con fede: bisogna saperlo, bisogna riconoscerlo! Invece, “In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete”. Forse non l’avete mai conosciuto, o forse lo avete dimenticato, o peggio lo avete snobbato per andare alla ricerca di altre fasulle salvezze. Si lamentava già il Signore in Geremia: “Il mio popolo ha abbandonato me, sorgente di acqua viva, e si è scavato cisterne, cisterne piene di crepe, che non trattengono l’acqua” (Ger 2,13). Quale vergogna per tanta nostra gente che si dice cristiana e s’affolla a interrogare maghi e indovini, a spendervi dietro un patrimonio di soldi come boccaloni pronti a credere a tutto. E’ proprio vero che chi non crede in Dio non è che non creda a niente, ma crede a tutto! Capita anche a noi, in mezzo a tante luccicanti proposte natalizie, di non saper più riconoscere il Salvatore giusto, l’unico inviato di Dio.

2) UNA SPERANZA DA SEGNALARE

Come il Battista, tocca a noi oggi segnalare il Cristo presente, far incontrare ogni uomo con Lui, essere la “voce che grida nel deserto”. La salvezza è una storia - la vicenda personale di Gesù e la sua opera che si prolunga nella Chiesa - di cui noi cristiani dobbiamo fare memoria in tutto il mondo. La salvezza è anche un incontro attuale - nei sacramenti e nei riti della Chiesa in questo prossimo Natale - che noi cristiani siamo chiamati a celebrare per incanalarne fino all’uomo di oggi l’efficacia e il frutto. E’ la nostra missione di cristiani. Non c’è altro motivo se tu sei cristiano invece del tuo amico, o del tuo fratello. Non è un privilegio, ma una responsabilità e un impegno. “Di me sarete testimoni fino ai confini della terra” (At 1,8). “Voi siete la luce del mondo, voi siete la città posta su di un monte..: non può restare nascosta” (Mt 5,14), punto di riferimento per chi cammina alla ricerca di una verità e di una salvezza.

Testimoni però di qualcosa di preciso, che sia veramente la risposta di Dio al bisogno profondo dell’uomo. Giovanni continuamente ripete: “Non sono io il Cristo”. Non è qualcosa di nostro che dobbiamo portare alla gente, non le nostre intuizioni od esperienze religiose soggettive. Dobbiamo essere testimoni di una “memoria” che abbiamo ricevuto, alla quale noi per primi abbiamo agganciato la nostra identità e il nostro destino, e che, ritenendola unica formula di riuscita, non possiamo tenerla per noi. “Noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato..” (At 4,20), dicevano gli apostoli entusiasti dell’incontro con Cristo risorto. Oggi si respira aria di anonimato generico, di mimetizzazione, di omologazione con la cultura secolarizzata, ossia un tipo di cristianesimo annacquato, fatto di puri valori etici naturali, senza il robusto vino dello specifico cristiano.

“Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo...”. Può capitare di essere contestati nel nostro servizio di testimoniare il Cristo. Sicuramente sempre per la nostra inadeguatezza. Ma questo non ci sconforta. Siamo degli inviati da uno “che sta prima di noi”. Forse oggi anche perché non si accetta più la mediazione della Chiesa. “Credo a Cristo ma non alla Chiesa”. E’ problema di sempre, o scusa: è scelta di Gesù stesso l’aver avuto bisogno degli uomini! Si tratta allora di rendersi meno indegni del nostro servizio. “Rendete diritta la via del Signore”. C’è ancora qualcosa da ripulire nelle nostre comunità perché si presentino credibili., se si pensa che Gesù ha detto: “Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri” (Gv 13,35), non dalle feste parrocchiali o dalle processioni che farete!

Si apre la Novena del Santo Natale. La Liturgia Ambrosiana ha un suo itinerario pedagogico molto ricco nelle “ferie dell’Accolto”. In particolare i vangeli ci accompagnano passo passo a rivivere il momento storico della nascita di Gesù attraverso la fede dei personaggi che lo circondano, a cominciare da Maria, cui dedicheremo la prossima domenica contemplando la sua dignità e la sua missione di Madre di Dio.

 

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