PERFEZIONA LA RICERCA

FestiviFeriali

Parole Nuove - Commenti al Vangelo e alla LiturgiaCommenti al Vangelo
AUTORI E ISCRIZIONE - RICERCA

Torna alla pagina precedente

Icona .doc

TESTO La carità deve essere senza finzioni

padre Raniero Cantalamessa

XXX Domenica del Tempo Ordinario (Anno A) (26/10/2008)

Vangelo: Mt 22,34-40 Clicca per vedere le Letture (Vangelo: )

Visualizza Mt 22,34-40

In quel tempo, 34i farisei, avendo udito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme 35e uno di loro, un dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: 36«Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento?». 37Gli rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. 38Questo è il grande e primo comandamento. 39Il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso. 40Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti».

"Amerai il prossimo tuo come te stesso". Aggiungendo le parole "come te stesso!", Gesù ci ha messi davanti uno specchio al quale non possiamo mentire; ci ha dato un metro infallibile per scoprire se amiamo o no il prossimo. Noi sappiamo benissimo, in ogni circostanza, cosa significa amare noi stessi e cosa vorremmo che gli altri facessero per noi. Gesù non dice, si badi bene: "Quello che l'altro fa a te, tu fallo a lui". Questo sarebbe ancora la legge del taglione: "Occhio per occhio, dente per dente". Dice: quello che tu vorresti che l'altro facesse a te, tu fallo a lui (cf. Mt 7,12), che è ben diverso.

Gesù considerava l'amore del prossimo come il "suo comandamento", quello in cui si riassume tutta la Legge. "Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi" (Gv 15, 12). Molti identificano l'intero cristianesimo con il precetto dell'amore del prossimo, e non hanno del tutto torto. Dobbiamo però cercare di andare un po' oltre la superficie delle cose. Quando si parla di amore del prossimo il pensiero va subito alle "opere" di carità, alle cose che bisogna fare per il prossimo: dargli da mangiare, da bere, visitarlo; insomma aiutare il prossimo. Ma questo è un effetto dell'amore, non è ancora l'amore. Prima della beneficenza viene la benevolenza; prima che fare il bene, viene il volere bene.

La carità deve essere "senza finzioni", cioè sincera (alla lettera, "senza ipocrisia") (Rom 12, 9); si deve amare "di vero cuore" (1 Pt 1,22). Si può infatti fare la carità e l'elemosina per molti motivi che non hanno nulla a che vedere con l'amore: per farsi belli, per passare da benefattori, per guadagnarsi il paradiso, perfino per rimorso di coscienza. Molta carità che facciamo ai paesi del terzo mondo, non è dettata da amore, ma da rimorso. Ci rendiamo infatti conto della differenza scandalosa che esiste tra noi e loro e ci sentiamo in parte responsabili della loro miseria. Si può mancare di carità, anche nel "fare la carità"!

È chiaro che sarebbe un errore fatale contrapporre tra di loro l'amore del cuore e la carità dei fatti, o rifugiarsi nelle buone disposizioni interiori verso gli altri, per trovare in ciò una scusa alla propria mancanza di carità fattiva e concreta. Se tu incontri un povero affamato e intirizzito dal freddo, diceva san Giacomo, a che gli giova se gli dici: "Poveretto, va', scaldati, mangia qualcosa!", ma non gli dai nulla di ciò di cui ha bisogno? "Figlioli, aggiunge l'evangelista Giovanni, non amiamo a parole né con la lingua, ma coi fatti e nella verità" (1 Gv 3,18). Non si tratta dunque di svalutare le opere esteriori di carità, ma di far sì che esse abbiamo il loro fondamento in un genuino sentimento di amore e benevolenza.

Questa carità del cuore o interiore è la carità che tutti e sempre possiamo esercitare, è universale. Non è una carità che alcuni -i ricchi e i sani- possono solo dare e gli altri -i poveri e i malati- solo ricevere. Tutti possono farla e riceverla. Inoltre è concretissima. Si tratta di cominciare a guardare con occhio nuovo le situazioni e le persone con cui ci troviamo a vivere. Quale occhio? Ma è semplice: l'occhio con cui vorremmo che Dio guardasse noi! Occhio di scusa, di benevolenza, di comprensione, di perdono...

Quando questo avviene, tutti i rapporti cambiano. Cadono, come per miracolo, tutti i motivi di prevenzione e di ostilità che impedivano di amare una certa persona e questa comincia ad apparirci per quello che è nella realtà: una povera creatura umana che soffre per le sue debolezze e i suoi limiti, come te, come tutti. È come se la maschera che gli uomini e le cose hanno posto sul suo volto venisse a cadere e la persona ci apparisse per quello che è veramente.

Padre Raniero Cantalamessa

 

Ricerca avanzata  (54001 commenti presenti)
Omelie Rituali per: Battesimi - Matrimoni - Esequie
brano evangelico
(es.: Mt 25,31 - 46):
festa liturgica:
autore:
ordina per:
parole: