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RACCONTO

1. Il parasole   1

Min-Hi era una graziosa e simpatica cinesina di dodici anni che viveva con la mamma e il papà in un villaggio al margine della foresta. Il compleanno di Min-Hi coincideva con la stagione calda, quando il sole scottava e la gente andava in cerca di ombra. Perciò, per il suo compleanno, ricevette in regalo un bel parasole.

«Posso andare a fare una passeggiata col mio nuovo parasole?», chiese alla mamma.
«Va bene, stai attenta però, e torna presto!».

Min-Hi stava camminando sul ciglio di una risaia, quando vide un enorme gorilla dondolarsi su un albero con le braccia penzoloni.

«Povera me! Non mi resta che nascondermi dietro il mio parasole e aspettare che mi acchiappi», pensò Min-Hi. E, tremando tutta, si rincantucciò dietro il parasole. Ma non accadde niente... proprio niente! Quando fece capolino, tutto era tranquillo e non c'era traccia del gorilla!

Non aveva fatto molta strada, quando intravide una grande ombra aggirarsi minacciosa fra i cespugli. Era un'enorme tigre che puntava silenziosamente verso di lei.

«Oh, povera me! Non mi resta che nascondermi dietro il mio parasole e aspettare che mi acchiappi», pensò sgomenta. E, tremando tutta, si accoccolò dietro il parasole. Ma non successe nulla... decisamente nulla. Quando fece capolino, tutto era tranquillo e non c'era traccia di tigre.

Non era andata molto più lontano quando un'ombra nera sulla sua testa la fece guardare in alto. Su di lei stava calando un grosso uccello dalle enormi ali spiegate, con un becco adunco e gli unghioni affilati.

«Oh, povera me! Non mi resta che nascondermi sotto il mio parasole e aspettare che mi acchiappi», pensò terrorizzata. E tremando tutta si fece piccola sotto il parasole. Ma non successe nulla... assolutamente nulla. Quando fece capolino, tutto era tranquillo e non c'era traccia dell'aquila.

Quando Min - Hi tornò a casa, raccontò alla mamma le sue tremende avventure.

«Ma hai guardato cosa c'è sul tuo parasole?», le chiese la mamma.
Min - Hi lo aprì e fece un salto per lo spavento.

Sopra il parasole c'era dipinto un drago coloratissimo e terrificante, con enormi artigli e narici fiammeggianti.

«Hai visto?» le chiese la mamma, «Contro il tuo potentissimo drago non c'è gorilla, tigre o rapace che tenga».

E aggiunse: «Il tuo parasole, farai bene a portarlo sempre con te».

E da quel giorno, Min - Hi non se lo fece certo dire due volte.

debolezzaforzariparodifesa

3.5/5 (2 voti)

inserito il 20/09/2013

RACCONTO

2. Il cinghiale e la formica   2

Le grida si sentivano sino al limitare della foresta. C'era pure una musica assordante che infastidiva parecchio. Martina la formica decise che ne aveva abbastanza e chiese il permesso di smettere di lavorare per andare a vedere che cosa stava succedendo.

Non fu difficile per lei capire da dove proveniva tutto quel rumore e anche indovinare chi poteva esserne il responsabile. Grugno, il cinghiale nero più arrogante del Bosco, stava festeggiando il suo compleanno con altri animali di cui, stando a quanto riferiva la Talpa Cesira - nota ai più per essere sempre la prima a sapere tutte le novità - era meglio diffidare. Spiedini, avanzi di cibo e bottiglie di bibite erano rovesciati ovunque.

"Ma come ti permetti di fare tutto questo baccano!" urlò la piccola formica con tutto il fiato che aveva in gola. Grugno, infastidito da quella brusca interruzione, alzò un sopracciglio con fare superiore e ringhiò: "Piccolo, insignificante animale che non sei altro! Come osi interrompere la MIA festa! Non vedi che ho ospiti? Io non ho bisogno del permesso di nessuno per divertirmi", e così dicendo scagliò con una zampa una lattina vuota verso Martina. La formichina la scansò per un pelo e rispose "Tu non hai rispetto per niente e nessuno ma ricorda che un po' di umiltà sta bene anche in casa degli animali più grossi!" e così dicendo se ne andò imprecando a bassa voce.

Passò il tempo, Martina continuò a lavorare incessantemente con le sue colleghe per garantirsi un inverno abbondante di cibo. Un giorno venne a sapere (sempre dalla solita Cesira la Talpa) che Grugno, durante una delle sue scorribande, si era rotto una zampa. Il cinghiale si diceva fosse a letto, solo e impossibilitato a procurarsi il cibo, e data la scarsa simpatia che nutriva tra gli animali del Bosco, non c'era da meravigliarsi che nessuno fosse andato a trovarlo.

Martina pensò e ripensò, e infine decise di preparare una bella teglia di maccheroni e di portarla  a Grugno. Lo trovò mesto, dimesso e nei suoi occhi tutta la superbia era sparita. Non appena si accorse della formichina una lacrima scese silenziosa sulle sue ispide guance: "Io - cominciò - non sono cattivo. Volevo dimostrare a tutti di essere il più forte e il più importante fra gli animali del Bosco. Ho mancato di rispetto a te, Martina, e a tutti gli altri e ti chiedo scusa".

"Non solo ci hai deriso e trattato male - replicò la formica - ma durante tutte quelle feste che hai fatto hai sprecato un sacco di cibo che ti sarebbe potuto tornare utile in questo momento. Ora mangia, rimettiti in forma e spero che questa lezione ti sia servita a qualcosa". E così dicendo pensò di averlo redarguito abbastanza e con un mezzo sorriso gli porse la teglia, certa che a volte la vita insegna più di mille discorsi.

rispettoperdonoarroganzadebolezza

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inviato da Qumran2, inserito il 24/06/2012