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RACCONTO

81. Una banconota da 50 euro   1

Giorgio, con la faccia triste e abbattuta, si ritrova con la sua amica Linda in un bar per prendere un caffè. Depresso, scarica su di lei tutte le sue preoccupazioni... e il lavoro... e i soldi... e i rapporti con la ragazza... e la vocazione!...

Tutto sembra andar male nella sua vita. Linda introduce la mano nella borsa, prende un banconota da 50 euro e gli dice: "Vuoi questo biglietto?". Giorgio, all'inizio un po' confuso, gli rispondi: "Certo Linda... sono 50 euro, chi non li vorrebbe?".

Allora Linda prende il biglietto in una mano e lo stringe forte fino a farlo diventare una piccola pallina. Mostrando, poi, la pallina accartocciata a Giorgio, gli chiede di nuovo: "E adesso, lo vuoi ancora?". "Linda, che vuoi dire, continuano ad essere 50 euro. Certo che lo prendo, se me lo dai".

Linda spiegò il biglietto, lo gettò a terra e lo stropicciò ulteriormente con il piede, lo sporcò, lo segnò e riprendendolo chiese ancora: "Continui a volerlo?".

"Ascolta Linda, dove vuoi arrivare? Un biglietto da 50 euro resta tale e finché non lo rompi, conserva il suo valore".

"Caro Giorgio, devi sapere che anche se a volte qualcosa non riesce come vuoi, anche se la vita ti piega o ti accartoccia, continui a essere tanto importante come lo sei sempre stato. Ciò che devi chiederti è quanto vali in realtà e non quanto puoi essere abbattuto in un particolare momento."

Giorgio guardò Linda senza dire una parola. Linda mise il biglietto spiegazzato vicino a Giorgio, sul tavolo, e con un sorriso disse: "Prendilo, così da ricordare questo momento... però mi devi un biglietto nuovo da 50 euro che forse dovrò usarlo con il prossimo amico che ne abbia bisogno". Gli diede un bacio e si allontanò.
Giorgio guardò il biglietto, sorrise, lo guardò ancora, chiamò il cameriere per pagare il conto.

Quante volte dubitiamo del nostro valore? Certo non basta il solo proposito... Si richiede azione ed esistono molte strade da seguire.

Rispondi a queste domande:
1 - Nomina le 5 persone più ricche del mondo.
2 - Nomina le 5 ultime vincitrici del concorso Miss Universo.
3 - Nomina 10 vincitori del premio Nobel.
4 - Nomina i 5 ultimi vincitori del premio Oscar come miglior attore o attrice.
Come va? Male? Non preoccuparti. Nessuno di noi ricorda i migliori di ieri. E gli applausi se ne vanno! E i trofei s'impolverano! E i vincitori si dimenticano!

Adesso rispondi a queste:
1 - Nomina 3 professori che ti hanno aiutato nella tua formazione.
2 - Nomina 3 amici che ti hanno aiutato in tempi difficili.
3 - Pensa ad alcune persone che ti hanno fatto sentire speciale.
4 - Nomina 5 persone con cui passi il tuo tempo.
Come va? Meglio? Le persone che segnano la differenza nella tua vita non sono quelle con le migliori credenziali, con molti soldi o i migliori premi... Sono quelle che si preoccupano per te, che si prendono cura di te, quelle che ad ogni modo stanno con te.



vitafuturosperanzaottimismofiducia in se stessiesterioritàinterioritàvalorescopertaaccettazione

5.0/5 (1 voto)

inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 29/08/2002

TESTO

82. La risposta cristiana all'odio

Thomas Merton, Nuovi semi di contemplazione

L'inizio della lotta contro l'odio, la fondamentale risposta cristiana all'odio, non è il comandamento di amare, ma quello che necessariamente lo precede per renderlo sopportabile e comprensibile, cioè quello di credere. La radice dell'amore cristiano non è la volontà di amare, ma il credere che si è amati. Credere che Dio ci ama. Credere che Dio ci ama anche se siamo indegni - o meglio, che Egli ci ama indipendentemente dai nostri meriti!

In una visione meramente cristiana dell'amore di Dio, il concetto di degnità perde ogni significato. La rivelazione della misericordia di Dio riduce tutto il problema della degnità a qualcosa di quasi irrisorio: la scoperta che la degnità è di poca importanza (perché nessuno potrebbe mai, di per se stesso, essere degno di essere amato di un simile amore) è una vera liberazione di spirito. E, fintanto che non si giunge a questa scoperta, fintanto che questa liberazione non è stata operata dalla misericordia divina, l'uomo rimane prigioniero dell'odio.

amoreodiofederapporto con Dioaccettazione di sé

inviato da Stefania Raspo, inserito il 29/08/2002

TESTO

83. Accontentatevi di non essere santi   2

Thomas Merton, Nuovi semi di contemplazione

Accontentatevi di non essere santi, anche se vi rendete conto che la sola cosa per cui vale la pena di vivere è la santità. Allora sarete soddisfatti di lasciare che Dio vi conduca alla santità per vie che non potete comprendere.

santitàaccettazione di sérapporto con Dio

inviato da Stefania Raspo, inserito il 29/08/2002

PREGHIERA

84. Mi hai fatto proprio bene!   2

Card. Anastasio Ballestrero

Signore, nel realizzare il tuo disegno eterno, mi hai chiamato all'esistenza in quel contesto di dati che sono la mia storia.
Perché così e non in altro modo?
Ti sei forse sbagliato? No.
Tu non mi hai creato per sbaglio, né per distrazione, né per contrattempo. Al momento giusto, all'ora tua, secondo il tuo disegno e la tua volontà, secondo la tua scelta, tu mi hai formato.
Sono fatto bene per essere santo.
Se dicessi di no mi parrebbe di mancarti di riguardo, di dire che neppure a te riescono le cose come le vuoi, che anche a te capitano gli infortuni.
Signore, sono fatto bene per te.
Alle volte perdonami se te lo dico, mi trovo fatto un po' meno bene per me.
Ma confesso, sia pure con un po' di fatica, che è più importante essere fatto bene per te che per me.
I miei limiti non devono essere motivo di cruccio per la mia superbia, né motivo di malumore quando gli altri li vedono.
Signore, ti benedico e ti ringrazio che mi hai fatto come mi hai fatto.
Gli altri possono dire quello che vogliono. Io ho solo da dirti: grazie.
Ho solo da benedirti, ho solo da sentire una riconoscenza eterna perché mi hai fatto come mi hai fatto.
E quando gli altri trovano che sono uno sgorbio, più che una cosa buona, io, Signore, credo a te.
Alle volte mi prende la voglia di vedere come te la caverai con questa povera creatura che io sono.
E penso che la vita eterna sarà beata anche per questo: perché là capirò quello che adesso non capisco e mi spiegherò ciò che adesso è un mistero.

vocazioneprogetto di Diorapporto con Diostima di séaccettazione di sé

5.0/5 (1 voto)

inviato da Stefania Raspo, inserito il 14/06/2002

TESTO

85. La felicità   1

Epitteto

Esiste solo una via alla felicità, e consiste nel cessare di preoccuparsi per cose che non è in nostro potere cambiare.

accettazionegioiafelicità

inviato da Nadia, inserito il 04/06/2002

TESTO

86. Devi andare d'accordo con te stesso   1

Jerry Lewis, dal film: Le folli notti del dottor Jerryl

Non devi essere quello che non sei, qualcun altro. Devi andare d'accordo con te stesso. Pensa a tutto il tempo che devi trascorrere con te stesso... Se non hai stima di te stesso, come puoi pretendere che l'abbiano gli altri?

accettazione di sépace interiore

inviato da Mariangela Molari, inserito il 28/05/2002

TESTO

87. Il povero che è in noi

Carl Jung, Lettera ad una donna cristiana

Vi ammiro, voi cristiani, perché identificate Cristo con il povero e il povero con Cristo, e quando date del pane ad un povero sapete di darlo a Gesù. Ciò che mi è più difficile comprendere è la difficoltà che avete di riconoscere Gesù nel povero che è in voi. Quando avete fame di guarigione o di affetto, perché non lo volete riconoscere? Quando vi scoprite nudi, quando vi scoprite stranieri a voi stessi, quando vi ritrovate in prigione e malati, perché non sapete vedere questa fragilità come la persona di Gesù in voi?

Accettare se stessi sembra molto semplice, ma le cose semplici sono sempre più difficili... L'arte di essere semplici è la più elevata, così come accettare se stessi è l'essenza del problema morale e il nocciolo di un'intera visione del mondo... Ospitando un mendicante, perdonando chi mi ha offeso, arrivando perfino ad amare un mio nemico nel nome di Cristo, do prova senza alcun dubbio di grande virtù... quel che faccio al più piccolo dei miei fratello l'ho fatto a Cristo!

Ma se io dovessi scoprire che il più piccolo di tutti, il più povero di tutti i mendicanti, il più sfacciato degli offensori, il nemico stesso è in me; che sono io stesso ad aver bisogno dell'elemosina della mia bontà, che io stesso sono il nemico d'amare, allora che cosa accadrebbe?

Di solito assistiamo in questo caso al rovesciamento della verità cristiana. Allora scompaiono amore e pazienza, allora insultiamo il fratello che è in noi, allora ci condanniamo e ci adiriamo contro noi stessi, ci nascondiamo agli occhi del mondo e neghiamo di aver mai conosciuto quel miserabile che è in noi.

E se fosse stato Dio stesso a presentarsi a noi sotto quella forma spregevole lo avremmo rinnegato mille volte prima del canto del gallo.

caritàamoreaccettazione di sé

inviato da Mariangela Molari, inserito il 28/05/2002

TESTO

88. Non ero niente!

André Frossard

Una luce ha illuminato tutta la cappella, mi ha attraversato, è entrata in me, mi ha fuso in essa... Era una luce spirituale, intelligente, carica d'amore e di tenerezza infinita, che conosceva le mie scarse qualità e i miei più piccoli difetti... Mi son visto tale e qual'ero allora: un misto di niente e di peccato. Non ero niente! Ma questo niente interessava alla Luce.

accettazioneamore di Dio

inviato da Rovaris Pinuccio, inserito il 23/05/2002

TESTO

89. Amare gli uomini   1

Primo Mazzolari

Gli uomini si amano come sono e non come dovrebbero essere.
Se le nostre mamme avessero aspettato a volerci bene quando noi fossimo diventati buoni, forse sarebbero morte senza volerci bene.

amoremammagratuitàaccettazione

5.0/5 (1 voto)

inviato da Andrea Aversa, inserito il 23/05/2002

TESTO

90. Non cambiare   1

Anthony de Mello, Il canto degli uccelli

Per anni sono stato un nevrotico. Ero ansioso, depresso ed egoista. E tutti continuavano a dirmi di cambiare. E tutti continuavano a dirmi quanto fossi nevrotico.

E io mi risentivo con loro, ed ero d'accordo con loro, e volevo cambiare, ma non ci riuscivo, per quanto mi sforzassi.

Ciò che mi faceva più male era che anche il mio migliore amico continuava a dirmi quanto fossi nevrotico. Anche lui continuava a insistere che cambiassi.

E io ero d'accordo anche con lui, e non riuscivo ad avercela con lui. E mi sentivo cosi impotente e intrappolato.

Poi, un giorno, mi disse: «Non cambiare. Rimani come sei. Non importa se cambi o no. Io ti amo così come sei; non posso fare a meno di amarti».

Quelle parole suonarono come una musica per le mie orecchie: «Non cambiare. Non cambiare. Non cambiare... Ti amo».

E mi rilassai. E mi sentii vivo. E, oh meraviglia delle meraviglie, cambiai!

Ora so che non potevo cambiare davvero finché non avessi trovato qualcuno che mi avrebbe amato, che fossi cambiato o meno.

È così che mi ami, Dio?

amore di Dioaccettazione di séaccettazione

5.0/5 (1 voto)

inviato da Emilio Centomo, inserito il 08/05/2002

TESTO

91. Voi siete un miracolo   1

Leo Buscaglia, Vivere amare capirsi

Abbiamo paura di vivere la vita, e perciò non facciamo esperienze, non vediamo. Non sentiamo. Non rischiamo! Non prendiamo a cuore nulla! Non viviamo... perché la vita significa essere coinvolti attivamente. Vivere significa sporcarvi le mani. Vivere significa buttarvi con coraggio. Vivere significa cadere e sbattere il muso. Vivere significa andare al di là di voi stessi... tra le stelle!

Ma dovete decidere voi, per voi stessi. "Cosa significa per me la vita?" Sono convinto che se ogni giorno dedicassimo a pensare alla vita e a vivere e ad amare lo stesso tempo... no, un quarto del tempo che dedichiamo a preparare i pasti, saremmo incredibili!

Ma la vita ha un modo meraviglioso per risolvere questo problema. Per me è sempre affascinante perché, quando la vita non viene vissuta, esplode in noi. E' come cercare di bloccare il coperchio di una pentola che bolle. Succederà qualcosa, ne sono convinto. Finirete per piombare nella paura, nella sofferenza, nella solitudine, nella paranoia o nell'apatia. Tutti segni del fatto che non state vivendo! Quindi, se avvertite uno di questi sintomi, rimboccatevi le maniche e dite: "Ora devo vivere". Nell'attimo in cui incominciate a lasciarvi coinvolgere nella vita, il vapore fuoriesce, e siete salvi. Non è facile: ma la vita ci fa sapere che deve essere vissuta. Meraviglioso!

Perché c'è la morte? Io non so perché c'è la morte. Perché c'è la sofferenza? Vorrei che non ci fosse, ma non so perché c'è. Se passassi la vita a cercare le risposte a questi interrogativi, non vivrei mai.

Però a quelli che vengono da me dico che so qualcosa della vita. C'è una cosa chiamata gioia, perché io l'ho provata. E c'è una cosa chiamata follia meravigliosa, perché l'ho vissuta. E so che c'è una cosa chiamata amore perché ho amato. E so che c'è una cosa chiamata estasi perché ho conosciuto l'estasi. E so anche - perché ho conosciuto gente che ne ha fatto l'esperienza - che c'è una cosa chiamata rapimento. Oh, mi piace questa parola, "rapimento"! Cercate il rapimento! Mi rifiuto di morire fino a quando non avrò imparato che cos'è!

Perché uno si comporti così, bisogna che faccia molte scelte. Una delle più importanti è "scegliere se stesso".
Scegliete voi stessi.

Finitela di odiarvi. Finitela di buttarvi giù. Abbracciatevi e dite: "Sai, va bene così! Starai perdendo i capelli, ma sei tutto ciò che ho!".

Quando vi riconciliate con le vostre debolezze, ce l'avete fatta! Non sono enormi, sono soltanto una piccola parte di voi.

Dovete scegliere voi stessi. Sono sicuro che coloro che si tolgono la vita, che non vivono, sono soprattutto coloro che non hanno rispetto per se stessi. Non so quando è stata l'ultima volta che qualcuno ha detto questo, ma voglio sottolinearlo: Voi siete un miracolo.

senso della vitaricerca di sensosuicidiomortevitaprogettostuporeaccettazione di séottimismosperanza

inviato da Emilio Centomo, inserito il 05/05/2002

RACCONTO

92. La grotta azzurra   1

Bruno Ferrero, Il canto del grillo

Era un uomo povero e semplice. La sera, dopo una giornata di duro lavoro, rientrava a casa spossato e pieno di malumore. Guardava con astio la gente che passava in automobile o quelli seduti ai tavolini del bar.

"Quelli sì che stanno bene", brontolava l'uomo, pigiato nel tram, come un grappolo d'uva nel torchio. "Non sanno cosa vuol dire tribolare... Tutte rose e fiori, per loro. Avessero la mia croce da portare!".

Il Signore aveva sempre ascoltato con molta pazienza i lamenti dell'uomo. E, una sera, lo aspettò sulla porta di casa.

"Ah, sei tu, Signore?" disse l'uomo, quando lo vide. "Non provare a rabbonirmi. Lo sai bene quant'è pesante la croce che mi hai imposto". L'uomo era più imbronciato che mai.

Il Signore gli sorrise bonariamente."Vieni con me. Ti darò la possibilità di fare un'altra scelta", disse.

L'uomo si trovò all'improvviso dentro una enorme grotta azzurra. L'architettura era divina. Ed era tempestata di croci: piccole, grandi, tempestate di gemme, lisce, contorte.

"Sono le croci degli uomini", disse il Signore,"scegline una". L'uomo buttò con malagrazia la sua croce in un angolo e, fregandosi le mani, cominciò la cernita.

Provò una croce leggerina. ma era lunga e ingombrante. Si mise al collo una croce da vescovo, ma era incredibilmente pesante di responsabilità e sacrificio.

Un'altra, liscia e graziosa in apparenza, appena fu sulle spalle dell'uomo cominciò a pungere come se fosse piena di chiodi.

Afferrò una croce d'argento, che mandava bagliori, ma si sentì invadere da una straziante sensazione di solitudine e abbandono. La posò subito. Provò e riprovò, ma ogni croce aveva qualche difetto.

Finalmente, in un angolo semibuio, scovò una piccola croce, un po' logorata dall'uso. Non era troppo pesante, né troppo ingombrante. Sembrava fatta apposta per lui. L'uomo se la mise sulle spalle con aria trionfante. "Prendo questa!", esclamò. Ed uscì dalla grotta.

Il Signore gli rivolse il suo sguardo dolce dolce. E in quell'istante l'uomo si accorse che aveva ripreso proprio la sua vecchia croce: quella che aveva buttato via entrando nella grotta. E che portava da tutta la vita.

"Come in un sogno mattutino, la vita si fa sempre più luminosa a mano a mano che la viviamo, e la ragione di ogni cosa appare finalmente chiara" (Ricther).

accettazione di sésofferenzacrocedolore

5.0/5 (2 voti)

inviato da Luca Mazzocco, inserito il 03/05/2002

RACCONTO

93. Il dromedario e il cammello   1

Gianni Rodari

Una volta un dromedario,
incontrando un cammello,
gli disse: - Ti compiango,
carissimo fratello;
saresti un dromedario
magnifico anche tu
se solo non avessi quella brutta gobba in più.

Il cammello gli rispose:
- Mi hai rubato la parola.
E' una sfortuna per te
avere una gobba sola.
Ti manca poco ad essere
un cammello perfetto:
con te la natura
ha sbagliato per difetto.

La bizzarra querela
durò tutto una mattina.
In un canto ad ascoltare
stava un vecchio beduino
e tra sé, intanto, pensava:
"Poveretti tutti e due,
ognun trova belle
soltanto le gobbe sue.
Così spesso ragiona
al mondo tanta gente
che trova sbagliato
ciò che è solo differente!"

Vedi altra versione di Gianni Rodari

diversitàmulticulturalitàaccettazione dell'altrocomunionenon giudicaregiudiziodifferenze

5.0/5 (1 voto)

inviato da Giuliana Babini, inserito il 02/05/2002

TESTO

94. Amami come sei (versione lunga)   2

Mons. Lebrun

Conosco la tua miseria, le lotte e le tribolazioni della tua anima, le deficienze e le infermità del tuo corpo; so la tua viltà, i tuoi peccati, e ti dico lo stesso: Dammi il tuo cuore, amami come sei...

Se aspetti di essere un angelo per abbandonarti all'amore, non amerai mai. Anche se sei vile nella pratica della virtù e del dovere, se ricadi spesso in quelle colpe che vorresti non commettere più, non ti permetto di non amarmi. Amami come sei.

In ogni istante e in qualunque situazione tu sia, nel fervore o nell'aridità, nella fedeltà o nell'infedeltà, amami... come sei... voglio l'amore del tuo povero cuore; se aspetti di essere perfetto, non mi amerai mai.

Non potrei forse fare di ogni granello di sabbia un serafino radioso di purezza, di nobiltà e di amore? Non sono io l'Onnipotente? E se mi piace lasciare nel nulla quegli esseri meravigliosi e preferire il povero amore del tuo cuore, non sono io padrone del mio amore?

Figlio mio, lascia che ti ami, voglio il tuo cuore. Certo voglio col tempo trasformarti, ma per ora ti amo come sei... e desidero che tu faccia lo stesso; io voglio vedere dai bassifondi della miseria salire l'amore. Amo in te anche la tua debolezza, amo l'amore dei poveri e dei miserabili; voglio che dai cenci salga continuamente un gran grido: Gesù ti amo.

Voglio unicamente il canto del tuo cuore, non ho bisogno né della tua scienza, né del tuo talento. Una cosa sola mi importa, di vederti lavorare con amore.

Non sono le tue virtù che desidero; se te ne dessi, sei così debole che alimenterebbero il tuo amor proprio; non ti preoccupare di questo. Avrei potuto destinarti a grandi cose; no, sarai il servo inutile; ti prenderò persino il poco che hai... perché ti ho creato soltanto per l'amore.

Oggi sto alla porta del tuo cuore come un mendicante, io il Re dei Re! Busso e aspetto; affrettati ad aprirmi. Non allargare la tua miseria; se tu conoscessi perfettamente la tua indigenza, moriresti di dolore. Ciò che mi ferirebbe il cuore sarebbe di vederti dubitare di me e mancare di fiducia.

Voglio che tu pensi a me ogni ora del giorno e della notte; voglio che tu faccia anche l'azione più insignificante soltanto per amore. Conto su di te per darmi gioia...

Non ti preoccupare di non possedere virtù; ti darò le mie. Quando dovrai soffrire, ti darò la forza. Mi hai dato l'amore, ti darò di poter amare al di là di quanto puoi sognare...
Ma ricordati... Amami come sei...

Ti ho dato mia Madre: fa passare, fa passare tutto dal suo Cuore così puro.

Qualunque cosa accade, non aspettare di essere santo per abbandonarti all'amore, non mi ameresti mai... Va...

Clicca qui per la versione breve.

accettazione di séamare Dioamore di Dio

4.0/5 (2 voti)

inviato da Sara D'Erasmo, inserito il 26/04/2002

TESTO

95. Fragilità   3

Kahlil Gibran, Il Profeta

Vi è stato detto
che, come una catena, siete fragili
quanto il vostro anello più debole.
Questa è soltanto mezza verità.
Siete anche forti
come il vostro anello più saldo.
Misurarvi dall'azione più modesta
sarebbe come misurare la potenza dell'oceano
dalla fragilità della schiuma.
Giudicarvi dai vostri fallimenti
è come accusare le stagioni
per la loro incostanza.
E voi siete come le stagioni,
e anche se durante il vostro inverno
negate la vostra primavera,
la primavera, che in voi riposa,
sorride nel sonno e non si offende.

fragilitàaccettazione di sétalentistima di sé

5.0/5 (1 voto)

inviato da Alessandra Manfredi, inserito il 17/04/2002

TESTO

96. Amami come sei (versione breve)   1

Mons. Lebrun

Figlio mio, dice il Signore
conosco la tua miseria, le lotte
e le tribolazioni della tua anima,
so la tua debolezza e le tue infermità,
i tuoi cedimenti e i tuoi peccati,
ma ti dico ugualmente:
dammi il tuo cuore,
amami così come sei!
Se aspetti di essere Santo
per abbandonarti all'amore,
non mi amerai mai.
E' il canto del tuo cuore
che mi interessa
perché ti ho creato per amare.
In tutto ciò che vivi,
nel fervore o nell'aridità,
nella fedeltà o nell'abbandono
amami così come sei.
E allora ti concederò di amare
più di quanto possa immaginare.

Clicca qui per la versione lunga.

accettazione di séamare Dioamore di Dio

inviato da Don Giovanni Benvenuto, inserito il 10/04/2002

Pagina 5 di 5