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TESTO

21. Il povero, giocattolo da accudire?   1

Ernesto Olivero, Per una Chiesa Scalza, pag. 37

Nella nostra fantasia malata, il povero è un giocattolo da accudire di tanto in tanto; in qualche momento emotivo diciamo di voler spendere la vita per lui, perché pensiamo che non è giusto essere poveri. Ma quando tu lo conosci nella realtà, t'accorgi che a volte il povero ti disturba, è scostante, puzza, è maleducato...; ti accorgi che, anche lui come te, pretende di mangiare ogni giorno, di dormire la notte in un letto, di vestire come te, di mandare i suoi figli a scuola... Vuole essere proprio una persona come te, come noi... E questo povero è diverso da quello dei nostri sogni!

povertàpoverocondivisionesolidarietà

inviato da Flavio Baldi, inserito il 20/01/2011

RACCONTO

22. Il pacchetto dei biscotti   5

Una ragazza stava aspettando il suo volo in una sala d'attesa di un grande aeroporto. Siccome avrebbe dovuto aspettare per molto tempo, decise di comprare un libro per ammazzare il tempo. Comprò anche un pacchetto di biscotti. Si sedette nella sala VIP per stare più tranquilla.

Accanto a lei c'era la sedia con i biscotti e dall'altro lato un signore che stava leggendo il giornale. Quando lei cominciò a prendere il primo biscotto, anche l'uomo ne prese uno; lei si sentì indignata ma non disse nulla e continuò a leggere il suo libro. Tra sé pensò: "Ma tu guarda, se solo avessi un po' più di coraggio gli avrei già dato un pugno...".

Così ogni volta che lei prendeva un biscotto, l'uomo accanto a lei, senza fare un minimo cenno ne prendeva uno anche lui. Continuarono fino a che non rimase solo un biscotto e la donna pensò: "Ah, adesso voglio proprio vedere cosa mi dice quando saranno finiti tutti!".

L'uomo prese l'ultimo biscotto e lo divise a metà! "Ah!, questo è troppo"; pensò e cominciò a sbuffare indignata, si prese le sue cose, il libro, la sua borsa e si incamminò verso l'uscita della sala d'attesa.

Quando si sentì un po' meglio e la rabbia era passata, si sedette in una sedia lungo il corridoio per non attirare troppo l'attenzione ed evitare altri dispiaceri.

Chiuse il libro e aprì la borsa per infilarlo dentro quando nell'aprire la borsa vide che il pacchetto di biscotti era ancora tutto intero nel suo interno.

Sentì tanta vergogna e capì solo allora che il pacchetto di biscotti uguale al suo era di quel uomo seduto accanto a lei che però aveva diviso i suoi biscotti con lei senza sentirsi indignato, nervoso o superiore, al contrario di lei che aveva sbuffato e addirittura si sentiva ferita nell'orgoglio.

Quante volte nella nostra vita mangeremo o avremo mangiato i biscotti di un altro senza saperlo? Prima di arrivare ad una conclusione affrettata e prima di pensare male delle persone, guarda attentamente le cose, molto spesso non sono come sembrano!

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5.0/5 (5 voti)

inviato da Qumran2, inserito il 18/01/2011

TESTO

23. Pane bianco, pane nero   1

Cardinale Kim

Attorno a te il pane non manca. Non si tratta solo del pane di farina.
Tu stesso hai bisogno di altro pane per vivere una vita veramente umana: il pane bianco dell'amicizia, dell'accoglienza, del rispetto, dell'aiuto reciproco, dell'amore fraterno, della giustizia e della libertà, quello dei diritti e delle responsabilità, quello della salute e della cultura.
Tutto questo condividilo: sarai fratello con tutti gli uomini.
Ma c'è anche il pane nero: quello della povertà, della sofferenza, della solitudine, della disperazione, della malattia, dell'ignoranza. Se non saprai condividere anche questo, non sei discepolo del Signore.
Supera ogni barriera: di nazionalità, di razza, di colore e di classe, e allarga la tua comunione a livello universale: solo così sarai testimone del Risorto.
Se non condividerai il pane, quello bianco e quello nero, resterai nella situazione dei due discepoli di Emmaus: erano vicinissimi al Cristo camminavano accanto a Lui, ma non potevano riconoscerlo.
Lo riconobbero solo allo spezzare del pane.

condivisionefraternitàfratellanzaemmaus

inviato da Nadia Todaro, inserito il 15/01/2011

TESTO

24. Non si può amare a distanza   2

Don Luigi Di Liegro

Non si può amare a distanza, restando fuori dalla mischia, senza sporcarsi le mani, ma soprattutto non si può amare senza condividere.

amorecondivisionecarità

4.7/5 (3 voti)

inviato da Ines Giuliani, inserito il 09/01/2011

TESTO

25. Farsi pane   2

R. Prieto

Può essere bello, ma non è certo facile farsi pane.
Significa che non puoi più vivere per te, ma per gli altri.
Significa che devi essere disponibile, a tempo pieno.
Significa che devi avere pazienza e mitezza, come il pane
che si lascia impastare, cucere e spezzare.
Significa che devi essere umile, come il pane,
che non figura nella lista delle specialità;
ma è sempre lì per accompagnare.
Significa che devi coltivare la tenerezza e la bontà,
perché così è il pane, tenero e buono.

panecondivisionebontàeucaristiagiovedì santoultima cenadisponibilitàumiltàpani

3.0/5 (2 voti)

inviato da Milena Pavan, inserito il 07/01/2011

TESTO

26. Dolcezza e gentilezza

Gerald Jampolsky, Scorciatoie verso Dio

Quando scopriamo di non essere dolci e gentili nelle nostre relazioni significa che abbiamo smarrito la strada e ci siamo allontanati dalla nostra sorgente.

Lo stato naturale dei nostri cuori è caratterizzato da dolcezza e gentilezza, quindi quando ci rendiamo conto di essere aggressivi, severi, inclementi, insensibili e irritabili con gli altri, stiamo avendo paura e ascoltando la voce dell'io e non quella dell'Amore.

Ricordiamo, in ogni pensiero che nutriamo e in ogni cosa che facciamo, che la dolcezza e la gentilezza vanno di pari passo, in quanto espressioni della purezza dell'Amore divino che abitano sempre in noi.

Ricordiamo che quando dolcezza e gentilezza camminano mano nella mano, stiamo percorrendo una scorciatoia verso Dio.

gentilezzaamore di Diocomprensionecondivisione

inviato da Sr Lucia Brasca FMA, inserito il 03/09/2010

TESTO

27. Realizziamo un sogno

Dio sogna che tutti possano possedere e vivere senza che qualcuno sia nella privazione o altri sprechino. Dio sogna in grande e chiede di soccorrere, incontrare, aiutare e pregare per quelli che ti hanno fatto del male, ignorato o neppure preso in considerazione. Il sogno di Dio arriva a chiedere di perdonare quando si ha la certezza di essere nella ragione, di dare la propria vita anche per i nemici, perché, li stà il massimo dell'amore che uno può realizzare. Il sogno personale e intimo di Dio è stato nascondersi per nove mesi nel ventre di sua Madre e cercarsi un padre per far capire al mondo quanto sia brutta la solitudine, quanto sia triste rimanere orfani.

E' talmente grande il sogno di Dio, da non poter fare a meno di ognuno di noi: diversi, unici, irripetibili, e insostituibili. Il sogno di Dio è il bene dell'uomo, ovunque egli sia, viva, lavori, si batta e soffra sotto le bandiere più diverse. Dio sogna l'uomo libero, perché lui lo ha creato così. E' quello di un Padre, il sogno di Dio, che vuole incontrare ogni suo figlio ma, soprattutto gli smarriti, gli emarginati, gli abbandonati, gli ultimi.

Che ogni uomo possa vivere da uomo per sempre, questo è il sogno di Dio e tu solo puoi aiutarlo a realizzare questo sogno.

sognosognareultimipovertàcondivisionedisponibilitàapertura verso gli altriegoismoaltruismo

5.0/5 (1 voto)

inviato da Forner Fortunato, inserito il 11/08/2010

TESTO

28. Amare   2

Amy Carmichael

Puoi dare senza amare, ma non puoi amare senza dare.

amoredonodonarecondivisione

inviato da Maria Coppola, inserito il 11/08/2010

TESTO

29. Lo specchio di chi ama   1

Carlo De Ambrogio

Chi è buono dona un poco,
chi ama vive per donare.
Chi è buono sopporta l'offesa,
chi ama dimentica.
Chi è buono ha compassione,
chi ama aiuta.
Chi è buono sorride,
chi ama fa sorridere.
Chi è buono comincia e finisce,
chi ama comincia per non finire mai.
Chi è buono fa quel che può,
chi ama fa l'impossibile.
Chi è buono aiuta chi sta vicino,
chi ama sempre sta vicino per aiutare.
Chi è buono misura il suo aiuto,
chi ama aiuta senza misura.

amoredonodonarecondivisionegratuità

5.0/5 (2 voti)

inviato da Vanna Lo Re, inserito il 11/08/2010

TESTO

30. Poesia del pane   1

Gianni Rodari

Se io facessi il fornaio vorrei cuocere un pane così grande da sfamare tutta la gente che non ha da mangiare. Un pane più grande del sole, dorato, profumato come le viole.
Un pane così verrebbero a mangiarlo dal Brasile, dall'India, dall'Africa, da tutto il mondo, i poveri, i bambini, i vecchietti, gli uccellini.
Sarà una data da studiare a memoria: un giorno senza fame, il più bello della storia.

amorecondivisionepanegenerositàdonodonare

inviato da Forner Fortunato, inserito il 10/12/2009

TESTO

31. La famiglia   1

Chiara Lubich

Natale è la festa della famiglia.

Ma dov'è nata la più straordinaria famiglia se non nella grotta di Betlemme? E' lì, con la nascita del Bambino, che essa ha avuto origine. E' lì che si è sprigionato per la prima volta nel cuore di Maria e di Giuseppe l'amore per un terzo membro: il Dio fatto bambino.

La famiglia: ecco una parola che contiene un immenso significato, ricco, profondo, sublime e semplice, soprattutto reale. La famiglia o c'è o non c'è.

Atmosfera di famiglia è atmosfera di comprensione, di distensione serena; atmosfera di sicurezza, di unità, di amore reciproco, di pace che prende i suoi membri in tutto il loro essere.

Vorrei che questo Natale incidesse a caratteri di fuoco nei nostri animi questa parola: famiglia.

Una famiglia i cui membri, partendo dalla visione soprannaturale, e cioè vedendo Gesù gli uni negli altri, arrivano fino alle espressioni più concrete e semplici, caratteristiche di una famiglia. Una famiglia i cui fratelli non hanno un cuore di pietra ma di carne, come Gesù, come Maria, come Giuseppe.

Vi sono fra essi coloro che soffrono per prove spirituali? Occorre comprenderli come e più di una madre. Illuminarli con la parola o con l'esempio. Non lasciar mancare, anzi accrescere attorno a loro il calore della famiglia.

Vi sono tra essi coloro che soffrono fisicamente? Siano i fratelli prediletti. Bisogna patire con loro. Cercare di comprendere fino in fondo i loro dolori.

Vi sono coloro che muoiono? Immaginate di essere al loro posto e fate quanto desiderereste fosse fatto a voi fino all'ultimo istante.

C'è qualcuno che gode per una conquista o per un qualsiasi motivo? Godete con lui, perché la sua consolazione non sia contristata e l'animo non si chiuda, ma la gioia sia di tutti.

C'è qualcuno che parte? Non lasciarlo andare senza avergli riempito il cuore di una sola eredità: il senso della famiglia, perché lo porti con sé.

E dove si va per portare l'Ideale di Cristo, nulla si potrà fare di meglio che cercare di creare con discrezione, con prudenza, ma con decisione, lo spirito di famiglia.

Esso è uno spirito umile, vuole il bene degli altri, non si gonfia....è la carità vera, completa.

Insomma, se io dovessi partire da voi, lascerei che Gesù in me vi ripetesse: "Amatevi a vicenda... affinché tutti siano uno".

famiglianataleGesùMariaGiuseppegenitorifiglicondivisionesanta famiglia

5.0/5 (1 voto)

inviato da Franco Canzian, inserito il 24/11/2009

RACCONTO

32. L'elemosina   6

Bruno Ferrero, Cerchi nell'acqua

Un giorno di molto tempo fa, in Inghilterra, una donnetta infagottata in un vestito lacero percorreva le stradine di un villaggio, bussando alle porte delle case e chiedendo l'elemosina. Molti le rivolgevano parole offensive, altri incitavano il cane a farla scappare. Qualcuno le versò in grembo tozzi di pane ammuffito e patate marce. Solo due vecchietti fecero entrare in casa la povera donna.

«Siediti un po' e scaldati», disse il vecchietto, mentre la moglie preparava una scodella di latte caldo e una grossa fetta di pane. Mentre la donna mangiava, i due vecchietti le regalarono qualche parola e un po' di conforto.

Il giorno dopo, in quel villaggio, si verificò un evento straordinario. Un messo reale portò in tutte le case un cartoncino che invitava tutte le famiglie al castello del re. L'invito provocò un gran trambusto nel villaggio, e nel pomeriggio tutte le famiglie, agghindate con gli abiti della festa, arrivarono al castello. Furono introdotti in una imponente sala da pranzo e ad ognuno fu assegnato un posto.

Quando tutti furono seduti, i camerieri cominciarono a servire le portate. Immediatamente si alzarono dei borbottii di disappunto e di collera. I solerti camerieri infatti rovesciavano nei piatti bucce di patata, pietre, tozzi di pane ammuffito. Solo nei piatti dei due vecchietti, seduti in un angolino, venivano deposti con garbo cibi raffinati e pietanze squisite. Improvvisamente entrò nella sala la donnetta dai vestiti stracciati. Tutti ammutolirono. «Oggi - disse la donna - avete trovato esattamente ciò che mi avete offerto ieri».

Si tolse gli abiti malandati. Sotto indossava un vestito dorato. Era la Regina.

Un riccone arrivò in Paradiso. Per prima cosa fece un giro per il mercato e con sorpresa vide che le merci erano vendute a prezzi molto bassi. Immediatamente mise mano al portafoglio e cominciò a ordinare le cose più belle che vedeva.
Al momento di pagare porse all'angelo, che faceva da commesso, una manciata di banconote di grosso taglio. L'angelo sorrise e disse: "Mi dispiace, ma questo denaro non ha alcun valore".
"Come?", si stupì il riccone.
"Qui vale soltanto il denaro che sulla terra è stato donato", rispose l'angelo.

Oggi, non dimenticare il tuo capitale per il Paradiso.

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3.7/5 (3 voti)

inviato da Davide Bonadeo, inserito il 18/07/2009

TESTO

33. Lasciagli il tuo sorriso   1

Proverbio cinese

Quando incontri un uomo troppo stanco per offrirti il suo sorriso, lasciagli il tuo. Nessuno ha tanto bisogno di un sorriso quanto colui che non lo sa più donare.

donarefelicitàcondivisionesorrisogioiaapertura verso gli altri

inviato da Forner Fortunato, inserito il 17/06/2009

ESPERIENZA

34. Quattro diviso cinque

Suor Germana, Missionaria in Madagascar

Stavo aspettando che aprissero un ufficio in centro città.
Ho visto una mamma che cercava di preparare il suo "posto per vendere". Aveva con sé 5 bimbi!
Le ho chiesto di far loro una foto. Poi ho trovato nella mia borsa 4 caramelle e ho detto alla mamma che mi spiaceva, ma non ne avevo per tutti!
Lei mi ha risposto che non era importante e che era felice lo stesso.
Ho dato le caramelle ai quattro più grandi, al piccolo, ho pensato che non era grave se non ne davo!
Il più grande ha ringraziato, ha tolto la carta, con i dentini ha rotto la caramella e ne ha dato metà al fratellino più piccolo!
Ti assicuro che mi ha toccato il cuore e, ancora oggi, dopo qualche mese, mi viene un nodo di commozione quando ci penso!

condivisioneamore

inviato da Linda Pocher, inserito il 17/06/2009

TESTO

35. L'uomo   1

Maurice Zundel, Vita, morte e resurrezione, Isg edizioni

Se non si salva l'uomo, non si salverà niente, perché è l'uomo stesso che è chiamato a divenire il regno di Dio.

dignitàumanitàcaritàcondivisioneregno di Dio

inviato da Luca, inserito il 05/06/2009

TESTO

36. Il matrimonio

Il vero amore è condividere ogni cosa con tuo marito per l'eternità ed essere gioiosi come il primo giorno!

amorecondivisione

inviato da Erika Bullo, inserito il 05/06/2009

TESTO

37. Pancia piena o vuota?

Nicolas de Chamfort

La società si compone di due grandi classi: quelli che hanno più pranzi che appetito, e quelli che hanno più appetito che pranzi.

giustiziacaritàmangiarevitacondivisionefraternitàfame

inviato da Luca Peyron, inserito il 29/05/2009

RACCONTO

38. Storia di un pezzo di pane   1

don Angelo Saporiti

Quando l'anziano dottore morì, arrivarono i suoi tre figli per sistemare l'eredità: i pesanti vecchi mobili, i preziosi quadri e i molti libri. In una finissima vetrinetta il padre aveva conservato i pezzi delle sua memoria: bicchieri delicati, antiche porcellane, pensieri di viaggio e tante altre cose ancora. Nel ripiano più basso, in fondo all'angolo, venne trovato un oggetto strano: sembrava una zolletta dura e grigia. Come venne portata alla luce, si bloccarono tutti: era un antichissimo pezzo di pane rinsecchito dal tempo. Come era finito in mezzo a tutte quelle cose preziose? La donna che si occupava della casa raccontò:

Negli anni della fame, alla fine della grande guerra, il dottore si era ammalato gravemente e per lo sfinimento le energie lo stavano lasciando. Un suo collega medico aveva borbottato che sarebbe stato necessario procurare del cibo. Ma dove poterlo trovare in quel tempo?

Un amico del dottore portò un pezzo di pane sostanzioso cucinato in casa, che lui aveva ricevuto in dono. Nel tenerlo tra le mani, al dottore ammalato vennero le lacrime agli occhi. E quando l'amico se ne fu andato, non volle mangiarlo, bensì donarlo alla famiglia della casa vicina, la cui figlia era ammalata. "La giovane vita ha più bisogno di guarire, di questo vecchio uomo", pensò il dottore.

La mamma della ragazza ammalata portò il pezzo di pane donatole dal dottore alla donna profuga di guerra che alloggiava in soffitta e che era totalmente una straniera nel paese. Questa donna straniera portò il pezzo di pane a sua figlia, che viveva nascosta con due bambini in uno scantinato per la paura di essere arrestata.

La figlia si ricordò del dottore che aveva curato gratis i suoi due figli e che adesso giaceva ammalato e sfinito. Il dottore ricevette il pezzo di pane e subito lo riconobbe e si commosse moltissimo. "Se questo pane c'è ancora, se gli uomini hanno saputo condividere tra di loro l'ultimo pezzo di pane, non mi devo preoccupare per la sorte di tutti noi", disse il dottore. "Questo pezzo di pane ha saziato molta gente, senza che venisse mangiato. È un pane santo!".

Chi lo sa quante volte l'anziano dottore avrà più tardi guardato quel pezzo di pane, contemplandolo e ricevendo da esso forza e speranza specialmente nei giorni più duri e difficili!.

I figli del dottore sentirono che in quel vecchio pezzo di pane il loro papà era come più vicino, più presente, che in tutti i costosi mobili e i tesori ammucchiati in quella casa. Tennero quel pezzo di pane, quella vera preziosa eredità tra le mani come il mistero più pieno della forza della vita. Lo condivisero come memoria del loro padre e dono di colui che una volta, per primo, lo aveva spezzato per amore.

paneeucaristiacomunionedonocondivisionesolidarietà

3.3/5 (3 voti)

inviato da Don Angelo Saporiti, inserito il 17/05/2009

TESTO

39. Correvano insieme   3

C'è una corsa nella vita
che non è possibile eliminare
perché ti avvicina
al senso delle cose.
Non è una corsa solitaria
perché altri, insieme con te,
corrono per la stessa ragione:
arrivare dove anche tu stai andando.

E' più bello correre insieme
perché è bello non sentirsi soli!

Sentire che la corsa
si popola di volti
che non hanno paura di cercare,
che desiderano,
che si pongono domande,
volti partiti forse troppo scettici
ma che restano attratti e conquistati
dalla freschezza e dalla passione
dei tanti che incontrano,
e che li invitano
a non amare troppo le "soste".

Al mattino di Pasqua
è tutta una corsa:
si corre per cercare i segni della Vita,
per trovare il luogo dove abita la Vita,
perché la vita è proprio così...

E allora corriamo insieme
incontro a Gesù,
al mistero della sua Pasqua,
centro della fede dell'uomo.

Chi corre insieme
diventa attento al cammino dell'altro,
impara a riconoscerne i passi,
a gioire del cammino
di chi gli sta intorno,
ad imitarne l'audacia e il coraggio.

Chi sceglie di correre insieme
potrà condividere le fatiche
e moltiplicare la gioia
di aver trovato la vera Vita.

pasquacondivisionecamminoricercavita

5.0/5 (2 voti)

inviato da Cesarina, inserito il 29/03/2009

RACCONTO

40. Il pozzo e la pozzanghera   1

Stefano Lovecchio

Un giorno una pozzanghera disse al pozzo vicino a sé: "Che vita insignificante la mia! Nessuno si accorge di me se non che qualche uccellino ogni tanto, per bere un po' d'acqua. Tu invece sei ben conosciuto e vengono a te da lontano, ti hanno dato persino un nome".

Il pozzo le rispose: "Cara amica mia, è vero che vengono da lontano e che mi hanno dato un nome, ma non vengono per me, vengono tutti a prendere l'acqua che la terra mi dona e se ne vanno felici per l'acqua che possono prendere. Ma a me va bene così, perché in ogni caso li vedo andar via contenti. Ma anche tu non devi lamentarti, perché è vero che non hai un nome ma quando la tua acqua è calma, riflette lo stupendo azzurro del cielo sulla terra, mentre la mia acqua non ha che buio attorno a sé. Pensaci amica mia, ciò che conta sia per me che per te è permettere all'acqua che ci viene donata di dissetare chi ne ha bisogno. Tu cara amica, disseti chi non sa più guardare il cielo".

gratuitàcondivisioneinterioritàtestimonianza

4.5/5 (2 voti)

inviato da Stefano Lovecchio, inserito il 15/04/2008

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