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PREGHIERA

1. Preghiera dei malati con Gesù durante la Passione   1

Vittorio Varca

Gesù, nostro Salvatore,
veniamo con te al monte dell'agonia,
saliamo con te verso il Calvario,
cadiamo e ci rialziamo,
troviamo tua madre e stiamo vicini a lei,
ci uniamo a Veronica,
aiutiamo il Cireneo,
piangiamo con le donne.

Quando ti spogliano e ti piantano i chiodi,
pensiamo ai nostri dolori, alle nostre malattie
e ci uniamo al tuo martirio;
veniamo con te sulla croce,
ci mettiamo con te sulle ginocchia di Maria
e con lei attendiamo la nostra guarigione
nell'anima e nel corpo.
Gesù, donaci la forza del tuo martirio.
Amen!

malatimalattiasofferenzapassione

inviato da Don Vittorio Varca, inserito il 20/03/2017

PREGHIERA

2. Attesa di vita nuova

Alessandro Bianco

Signore Gesù, ci hai donato il tuo pane di vita l'ultima sera,
prima di prostrarti in preghiera nel Getsemani:
siamo stati con te questa notte
ti abbiamo offerto le nostre sofferenze,
le nostre solitudini, i nostri momenti di buio.
Ora, in questo venerdì santo,
uguale ma diverso ogni anno,
siamo ancora con te.
Nel silenzio, nella preghiera.
Ti siamo accanto, ti sentiamo vicino.
Vogliamo essere sempre apostoli e discepoli
che non ti rinnegano,
che non ti tradiscono con trenta denari,
che lasciano le spade nei foderi
e ti seguono sulla via della croce,
condividendone il peso insieme a Simone di Cirene,
ti asciughiamo il volto come Veronica.
Donaci di vivere con te oggi
quando con passi sempre più incerti
cammini sulle strade polverose della nostra esistenza.
Vogliamo rimanere con te.
Non desideriamo altro che vegliare e pregare,
per non essere distratti al richiamo della tua voce
che ci chiede una goccia d'acqua
quando sulla croce stai per emettere l'ultimo sospiro.
Donaci di riconoscerti presente,
come il buon ladrone, nell'ultimo momento utile.
Con te non è mai tardi,
con te il nostro cuore è al sicuro.
Donaci di essere come Giovanni e Maria ai piedi della croce,
che non ti hanno lasciato solo sul Golgota
e sono rimasti accanto a te nel dolore più profondo.
Donaci di essere come Giuseppe d'Arimatea,
che ti ha deposto nel sepolcro nuovo,
in attesa fiduciosa della tua risurrezione.
Donaci di lasciare entrare la luce che all'alba della Pasqua
irrompe dal giardino dove la pietra rotolata
fece vivere sentimenti di incredulità e di fede nuova agli apostoli.

settimana santavenerdì santosperanzarisurrezionepasquatriduo pasqualemortevita

inviato da Alessandro Bianco, inserito il 25/08/2016

TESTO

3. L'anima di noi giovani

Suor Veronica Monica Novizia, Voce di Padre Pio, n. 3, marzo 2006

L'anima di noi giovani è come un'anfora fragile, basta un colpo di una piccola pietra perché l'anfora si frantumi come un sogno interrotto. Ma è solo il passare del tempo e delle tempeste che dà consistenza all'anima. Dio fa sempre irruzione tra le macerie dei nostri castelli in rovina e ci fa assaporare la sua presenza, ci fa gustare e intravedere che per la nostra vita c'è un altro destino che coincide con il suo progetto e la sua chiamata di infinito amore e tenerezza.

vitacamminogiovanigiovinezzacrescitaprogetto di Dio

5.0/5 (1 voto)

inserito il 15/01/2011

TESTO

4. Donne e uomini

Maurizio di Gesù Bambino, L'ostrica perlacea. Diario di una malattia, Mimep-Docete, Pessano con Bornago, 1998

Chi ho trovato sulla Via Crucis? Semplicemente uomini sempre in atto di condannare e di percuotere, ma donne sempre pronte a compatire e consolare. È stupefacente, ma è così. Infatti le donne sembrano fare da contrappunto all'atteggiamento degli uomini! Basti osservare l'ordine di comparsa. La Madonna, la Veronica, le pie donne, Maria e le donne sotto la Croce, nella deposizione, presso il sepolcro, nella resurrezione. Con la loro presenza sembrano controbilanciare l'opera di distruzione voluta ed eseguita dagli uomini. Perfino la moglie di Pilato agisce con maggior sapienza e prudenza degli uomini! Gli uomini giudicano, condannano, impongono la croce, colpiscono… Nel mio piccolo soffrire, ho potuto godere di cure che, senza esagerazione, posso dire materne, da parte di alcune donne, che pure con me non hanno alcun legame di parentela. Allora è proprio una questione di cuore!

amoreuomodonnavia crucispassione

5.0/5 (1 voto)

inviato da Luca Peyron, inserito il 14/08/2010

TESTO

5. C'ero anch'io...   3

Mariangela Forabosco

C'ero anch'io, Signore Gesù, quella notte, nel giardino del Getsemani!
Ero lì, con i tuoi Apostoli ancora sconvolti per tutto quello che ti avevano sentito dire, quella sera; per quei piedi lavati proprio da te, il Maestro; per quel incomprensibile, straziante annuncio della tua imminente morte!

Ero lì, e ti ho visto piangere lacrime e sudare sangue, ti ho sentito implorare il Padre tuo di allontanare l'amaro calice della passione che sentivi vicino...io non capivo!

Avrei voluto inginocchiarmi accanto a te, sulle pietre aguzze, asciugare il tuo sudore di sangue, accarezzare il tuo volto sconvolto, implorarti di fuggire lontano, di metterti in salvo dalla crudeltà degli uomini, ma ti ho sentito dire:" Non sia fatta la mia, ma la tua volontà, Padre"!
Il peso di queste parole è stato troppo grande, per me: ti ho lasciato solo, mi sono allontanata e ho dormito, insieme ai tuoi apostoli.
Ti ho lasciato solo!

C'ero anch'io, Signore Gesù, quel mattino, nel pretorio di Pilato!
Ero lì, e sentivo la folla rumoreggiare, fuori; erano come impazziti, tanto da scegliere, urlando, la liberazione di Barabba e la tua condanna.

Ero lì, quando i soldati ti legavano alla colonna; ero lì, quando i flagelli incidevano la tua carne, quando la tua schiena si inarcava per il dolore atroce. Avrei voluto strappare di mano ai soldati quelle fruste che si accanivano sulla tua carne innocente, avrei voluto liberare quelle tue mani che avevano portato sollievo a tante persone, avrei voluto gridare la mia rabbia per tanto strazio, ma non ho saputo fare altro che rintanarmi in un cantuccio nascosto: ho avuto paura di svelare apertamente il mio amore per te, avevo paura di essere riconosciuta come tua sorella, tua amica e mi sono nascosta.
Ti ho lasciato solo!

C'ero anch'io, Signore Gesù, quel mattino, nel cortile del pretorio, quando Pilato ti consegnò ai soldati per la crocifissione!

Ero lì, quando l'intera coorte iniziò a torturare il tuo corpo martoriato dalla flagellazione. Ti rivestirono di porpora e, intrecciata una corona con pungentissime spine, te la conficcarono nel capo, profondamente; si inginocchiavano davanti a te, uomo dei dolori, dicendoti:"Salve, re dei Giudei!", e ti sputavano addosso e continuavano a percuotere il tuo corpo straziato.

Avrei voluto strappare spina per spina dal tuo capo, avrei voluto liberare il tuo santo corpo da tanta crudeltà, avrei voluto gridare a tutti che si ricordassero quante parole sananti avevi pronunciato, quanti peccati avevi perdonato, con quelle labbra ora tumefatte e sanguinanti. Invece, ancora una volta mi sono nascosta dietro le mie paure, la mia voglia di quieto vivere, la tentazione di non impicciarmi, di non rischiare, e sono fuggita.
Ti ho lasciato solo!

C'ero anch'io, Signore Gesù, quando, carico della croce, percorrevi la via che portava al luogo del supplizio. Tanta gente urlava, ai lati, e ti scherniva: erano gli stessi che la domenica delle Palme stendevano i loro mantelli sotto i tuoi passi e ti chiamavano "Figlio di Davide".

Ero lì, quando cadevi sotto il peso di quel legno! Avrei voluto togliertelo di dosso, asciugarti il volto come ha fatto la Veronica, offrirti dell'acqua, gridarti il mio dolore e la rabbia che provavo nel vederti sopportare così passivamente tanta crudeltà. Invece, non ho trovato il coraggio di farmi riconoscere; ho preferito assistere al tuo martirio senza compromettermi troppo.
Ti ho lasciato solo!

C'ero anch'io, Signore Gesù, quando i colpi del martello risuonavano nell'universo e il Figlio di Dio veniva inchiodato ad una croce, tra due malfattori. Ero lì, quando, ormai allo stremo, trovavi la forza di perdonare i tuoi carnefici "perché non sanno quello che fanno": così hai detto!

Ero lì, quando hai consegnato tua Madre a Giovanni e Giovanni a tua Madre; c'ero anch'io, in quella consegna; c'ero anch'io, in quel perdono; c'era anche la mia salvezza, in quel "tutto è compiuto"! Avrei voluto abbracciare quella croce, che tratteneva il tuo corpo ormai senza vita; avrei voluto strappare di mano la spada che ti ha trafitto il costato; avrei voluto dare la mia vita per la tua, ma, ormai, era troppo tardi, tutto era irrimediabilmente finito!

C'ero anch'io, Signore Gesù, davanti al sepolcro vuoto, quel mattino del primo giorno della settimana! Ero lì, con le altre donne, con Pietro, con Giovanni, con la Maddalena, a guardare stupita la pietra rimossa, le bende piegate, a chiedermi dove fosse il mio Signore.

Ero lì, e non capivo, perché la mia fede era provata duramente dalla tua morte, ma anche perché sapevo di averti lasciato solo, e il mio cuore mi suggeriva rimorso e rimpianto.

Ero lì, e piangevo e avrei voluto ancora una volta fuggire lontano, nascondermi al mio stesso dolore, consapevole che avevo cercato tanto il mio Signore, ma che la mia paura me l'aveva fatto perdere per sempre! Ed ecco che, improvvisamente, quando stavo per andarmene, sconsolata, ho sentito una voce dolcissima chiamarmi per nome: era la tua voce, Signore Gesù!

Eri tornato, eri vivo, eri lì, davanti a me; eri venuto a cercarmi e mi avevi trovata. I miei abbandoni, i miei tradimenti li hai presto dimenticati; hai voluto dirmi che tu sei il vivente, che non mi lascerai mai, che la morte è vinta per sempre ed io sto partecipando, insieme a tutta la creazione, alla tua risurrezione.

Cristo è risorto, alleluia!

crocepassionerisurrezionepasquaresurrezionepauratradimentogetsemanitestimonianzavergogna

5.0/5 (2 voti)

inviato da Mariangela Forabosco, inserito il 21/03/2008

RACCONTO

6. La missione di Angiolino

Miriam Soter

Angiolino era preoccupato. L'Eterno Padre gli aveva assegnato la missione di consolare il suo Figlio agonizzante. "Di che cosa potrà mai aver bisogno il Signore?", pensava tra sé.

In un baleno lasciò la Gloria del Paradiso, raggiunse la Palestina, si diresse verso Gerusalemme e deviò sul Getsemani. Là si arrestò pieno di stupore: lo stesso Dio che aveva contemplato sfolgorante d'infinita gloria, quello stesso Dio davanti al quale stava sempre in adorazione, ora era lì, al buio, prostrato a terra, tutto tremante e angosciato.

«Devo assolutamente trovare qualcuno che lo possa consolare!», si disse dirigendosi verso gli Apostoli. «Sicuramente loro sono disposti ad aiutarmi: hanno ricevuto tanti insegnamenti e hanno visto tanti miracoli!». Ma i discepoli dormivano.

«Che delusione! Forse tra i miracolati troverò qualcuno disposto a consolarlo!». Il povero Angiolino girò tutta la Giudea: visitò ciechi che vedevano, storpi che camminavano, sordi che sentivano, ma tutti erano intenti a festeggiare la Pasqua.

«Tutti pensano a festeggiare e non c'è nessuno che pensi al Signore! Vorrà dire che andrò avanti e indietro nel tempo radunando le anime sante del passato e del futuro!».

Angiolino non ci mise molto: con una velocità supersonica portò un esercito di anime. Tra quelle del passato si distingueva il Re Davide, il profeta Isaia, Mosè, Geremia e tutti gli altri profeti. Brillavano con una luce tutta speciale san Giuseppe e san Giovanni Battista. Tra le anime del futuro c'erano gli Apostoli ormai diventati coraggiosi, schiere sterminate di martiri, di vergini e di confessori. Si vedeva santa Chiara che commossa sussurrava: «Era tutta la vita che chiedevo questa grazia...», accanto a lei c'era san Francesco, sant'Antonio, santa Veronica, poi san Domenico, santa Caterina da Siena, santa Gemma, san Giovanni Bosco, san Massimiliano Maria Kolbe... e San Pio che confuso e profondamente commosso assumeva su di sé la pesantissima Croce, condividendo con Cristo le atroci sofferenze della Passione.

Gesù ne ebbe un gran sollievo, ma la visione delle numerosissime anime che avrebbero disprezzato il suo Sacrificio lo prostrava e addolorava ancora profondamente.

Allora Angiolino come un lampo si diresse verso la casa dell'immacolata. La Signora stava offrendo tutto con Gesù. «Mia dolce Regina, non volevo disturbarti perché so che stai soffrendo molto e avresti bisogno di essere consolata tu stessa, ma sei l'unica che può aiutarmi!».

«Angiolino caro, in questo momento l'unica mia consolazione è proprio quella di poter consolare Gesù! Su, presto! Torna nell'Orto degli Ulivi e portagli il mio Cuore!».

Angiolino tutto tremante prese quel preziosissimo Cuore nelle sue mani di luce e lo portò subito a Gesù.

venerdì santogetsemanidoloreagoniaconsolazionesperanza

4.5/5 (2 voti)

inviato da Marcello Rosa, inserito il 04/03/2008