Commento su Luca 6, 39-42

padre Lino Pedron

Venerdì della XXIII settimana del Tempo Ordinario (Anno I) (12 settembre 2003)

Il comandamento: "Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro" (6,36) è l'unica strada maestra per la salvezza. Chi insegna diversamente è una guida cieca (v. 39), un maestro falso (v.40); chi critica il male altrui, e non vede il proprio, è un ipocrita (vv.41-42).

Solo la misericordia può salvare l'uomo dal male perché è quell'amore che non tiene conto del male e lo volge in bene.

La cecità fondamentale è quella di non ritenersi bisognosi della misericordia di Dio. Cieco è il discepolo che non ha sperimentato la misericordia di Dio donatagli in Cristo. Per questo il suo agire è senza misericordia.

Il male che io condanno nel fratello è sempre una piccola cosa rispetto al male che commetto io arrogandomi il diritto di giudicarlo: tanta è la gravità del giudicare! Il vero male non è tanto il male che si compie, quanto la mancanza di misericordia che ne impedisce il riscatto. Il giudizio senza misericordia nei confronti di una colpa grave è sempre più grave della colpa stessa.

Chi critica se stesso invece degli altri, si scopre bisognoso di misericordia quanto e più degli altri. Questa misericordia gli toglie la cecità e lo rende capace di vedere bene per togliere la pagliuzza dall'occhio del fratello.

L'unica correzione possibile è l'occhio buono del perdono e della misericordia. La trave che il discepolo deve levarsi dall'occhio è la presunzione di essere giusto. Solo chi si sente graziato e perdonato può graziare e perdonare. E sempre senza scandalizzarsi del peccato altrui, perché è sempre una pagliuzza rispetto alla trave che è nel nostro occhio.