Commento su Marco 12,28-34

padre Paul Devreux

XXXI Domenica del Tempo Ordinario (Anno B) (31 ottobre 2021)

In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?

Per primo s'intende il più importante. Per me è difficile ragionare in termini di comandamenti; non è la mia cultura. Ma se trasformo la domanda dicendo: Qual' è la cosa più importante per me? Qual' è la cosa più importante per voi? Come rispondo? Io rispondo semplicemente l'importante è stare bene, essere felici. E per stare bene, oltre a non avere problemi di salute e economici, di cosa ho bisogno? Ho bisogno di relazioni e di sentirmi accolto e amato. Per ottenere questo anche io devo accogliere, servire e amare. Chi può darmi la forza per cominciare, per amare per primo? La scoperta dell'amore gratuito di Dio.

A questo punto il Vangelo si fa interessante.

Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele!

La prima Parola è Ascolta! Che cosa? Il mio bisogno e quello degli altri, per riuscire ad avere delle priorità, delle linee guida per la mia giornata.

Il Signore nostro Dio è l'unico Signore;

Questo è un concetto intellettuale, una convinzione, una fede o un vissuto? Il Signore è il mio Signore, o è uno dei tanti? Per capirsi, è come dire: Mia moglie è mia moglie o è una delle tante?

Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c'è altro comandamento più grande di questi».

Il fatto di amare Dio non è la condizione perché lui mi ami; Il Signore è la fonte dell'amore e ci ama comunque. Ma provare ad amarlo mi aiuta a relazionarmi con lui e di conseguenza a scoprire il suo amore.

Se Gesù si fosse fermato al primo comandamento, avrei potuto pensare che per provare ad amarlo devo applicarmi in qualche devozione di preghiera e nelle pratiche religiose tipo frequentare la messa. Ma Gesù parla anche di amare i fratelli. Due comandamenti indissociabili. Quindi, come non posso avere un amico e dirgli che non amo i suoi figli, così non possa amare Dio e non sopportare le sue creature. Per Gesù amare il prossimo è il segno che amo Dio, più delle pratiche religiose. Vedi il buon samaritano messo a confronto con il sacerdote che passa e non si cura del bisognoso.

Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all'infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l'intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici».

Lo scriba conferma e ribadisce che amare Dio e il prossimo, vale più di tutte le pratiche religiose.

Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio».

Preghiamo che il Signore possa dirlo anche di noi. Non sei lontano significa che sono vicino, che è a portata di mano, raggiungibile. Per riuscirci basta passare dalla teoria alla pratica. Se mi alzo la mattina e mi domando: ”Chi posso servire e amare oggi?”, sono dentro.

E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.

Buona domenica.