Nulla è impossibile a Dio
don Luca Garbinetto
IV Domenica di Avvento (Anno B) (20 dicembre 2020)
Ha provato in ogni modo, l'uomo,
a salire le vette dell'olimpo
attingendo vane speranze dagli astri,
dall'estasi e dall'intelletto.
Ha esplorato sentieri svariati
pur buoni, non sempre sbagliati,
ma sempre aspirando a divenire
lui Dio, e senza Dio vivere.
Secoli, confini, intensità inesauribili
alla ricerca di vie per realizzarsi,
da soli, insieme, a tentoni
con un unico e costante svarione:
pensare che il Cielo sia servo
delle umane ambizioni di eterno
e che l'intimo atroce desiderio
si plachi a partire dal mio sforzo.
Impossibile plasmarsi perfetto
per chi non si è plasmato nel grembo,
anzi, di ogni proprio respiro
a qualcun altro deve rendere merito.
Impossibile stracciare quel limite
che rende creatura l'umano:
chi rifiuta di essere creato
pensa infine di esser vissuto invano.
Ma “nulla è impossibile a Dio”,
rivela la vicenda di una donna
piccola figlia di Sion, Miriam,
che soltanto viveva fedele.
Se l'uomo non può giungere in Alto,
l'Alto, sì, può invece scendere sotto
quel manto di umana debolezza
che fa prezioso il tesoro in Adamo.
Dio ha varcato la siepe
che delimita due mondi da sempre
pensati lontani, nemici, accostati,
e ora intrecciati di legami.
Dio si è fatto embrione,
feto che cresce e si nutre
del latte di un seno materno
per rendere il piccolo infinito.
Dell'uomo, di ognuno e di tutti,
il mistero dell'Incarnazione
compie le attese di grandezza
colmando il vuoto dell'argilla.
In Gesù, che nasce ed è umano
la nostra naturale pretesa
di conquistare da soli il divino
diviene umile e feconda attesa.